Vietato vivere

VIETATO: andare a teatro, visitare un museo, perdersi in una biblioteca, vedere un film al cinema, ascoltare musica dal vivo, danzare, uscire la sera, fare feste, organizzare un festival di eventi dal vivo, abbracciare un amico, baciare un non congiunto, avvicinarsi troppo, socializzare, andare al luna park, visitare le bancarelle della fiera, manifestare, piangere tutti insieme a un funerale, ritrovarsi in sala d’attesa ad aspettare la nascita del bambino di un’amica, visitare qualcuno in ospedale, organizzare un pigiama party, farsi male e avere bisogno del pronto soccorso, andare a letto un po’ brille all’alba, scambiarsi giochi, toccarsi, mostrare i sorrisi, toccarsi gli occhi, entrare in un bar con altre persone, occupare il proprio tempo in attività futili, non produrre, divertirsi, fare l’amore, spostarsi in gruppo in una macchina, ammalarsi, viaggiare, progettare, vivere appieno la propria vita, smettere di vivere nel terrore.

Il mondo torna a vivere in lockdown.

Inghilterra, Francia, Germania, Olanda, Austria, Polonia, Stati Uniti d’America… e anche su di noi incombe la minaccia di nuove restrizioni e feste natalizie in isolamento totale.

Alla lunga lista di divieti se ne aggiungeranno sicuramente altri due: quello di circolare e quello di vedere amici o parenti.

Le notizie non sono certo rassicuranti: dal Regno Unito arriva voce di un nuovo ceppo del virus, più contagioso, intanto si legge sempre più spesso di persone che, mesi dopo aver contratto il COVID19 ed essere guarite, hanno avuto una ricaduta o, peggio, hanno scoperto di avere danni permanenti ai polmoni o ad altri organi vitali.

I medici parlano di abbassamento dell’età dei soggetti a rischio, io sono esattamente in quella fascia di età di cui si parla.

Come se non bastasse, Gino Strada, in un intervista rilasciata proprio in questi giorni, ha affermato che ci vorranno sicuramente altri due o tre anni prima di tornare ad una vita ‘normale’.

Nessuno nomina più i teatri, i musei e i luoghi di cultura, non esiste alcuna ipotesi di riapertura, niente a cui appigliarci per continuare a resistere. Il ministro Franceschini ha dichiarato che il Miur ha investito 20 milioni di euro nella creazione di una Netflix del teatro, Rai 3 ha mandato in onda in prima serata una trasmissione dedicata ‘alla rinascita del teatro che ha scatenato molte discussioni e ci ha dato da pensare (male) e iniziano a fioccare bandi regionali per creazioni in video o, peggio, in streaming. Della serie: lo spettacolo dal vivo non più alcuna ragion d’essere.

Mettici pure Giove e Saturno allineati ed ecco che diventa comprensibile la scelta di risparmiarci il divieto di uscire per recarsi in chiesa. Non ci resta che pregare insomma.

Anche se non ne sarei così sicura, che le notizie non sono di buon auspicio nemmeno su questo fronte: il sangue di San Gennaro quest’anno non si è sciolto!

Signori e signore è ufficiale: possiamo dirci tristi e ammetterlo senza vergogna alcuna.

Sempre più gente dà segni di cedimento. Io stessa, che fino ad ottobre ero riuscita ad affrontare il tutto egregiamente, combatto invano rassegnazione e malinconia. Vivo a fiamma bassissima, al minimo, giusto ciò che mi serve per andare avanti e non togliere serenità alle bambine.

Chiamo un’amica per farle gli auguri di compleanno e quando la sento pronunciare la frase: ‘mi sento sola, vuota, inutile, ho perso la voglia di farepenso che avrei potuto dire la stessa cosa, e siamo in tanti…

Le chat con le mie alunne sono sempre più silenziose, ma qualcuno ha lanciato nell’etere la coraggiosa domanda: ‘quando torneremo a fare lezione?

E mi torna in mente la prima volta che ci siamo riviste tutte insieme, dopo il primo lockdown, quando mi dissero:Barbara, o riprendiamo a danzare insieme oppure saremo costrette ad andare tutte in psicoterapia!.

Era luglio, da allora le volte che abbiamo danzato insieme si contano sulle dita delle mani, tre volte in sala, prima che chiudessero di nuovo tutto, e qualche altra volta in spiaggia.

Poi niente più.

Mi mancano tante cose, tutto ciò che è vietato e anche di più ma, più di tutto, mi manca il mio lavoro, il contatto con le persone, il sentirmi utile, intera, mi manco io.

Devo reagire, devo reagire, devo reagire, devo reagire!

Vogliono farci credere che più ci divertiamo e peggio è. Siamo sicuri sia tutta colpa nostra?

E poi:

ammassarsi nelle strade dello shopping non è divertente, né tantomeno necessario.

Tutto il resto lo è, ma è vietato.

E’ arrivato Natale e quest’anno, più che mai, sarebbe opportuno festeggiare in modo diverso, più sobrio, senza sprechi e consumi, concentrandoci sul suo senso più profondo e non sul consumo.

Ma è anche vero che, in tutto questo vuoto di abbracci, di baci, di divertimento e di calore, dopo 10 mesi di sacrifici e in vista di nuove restrizioni, avremmo tutti bisogno di un regalo, niente che possa essere comprato online o nei negozi, qualcosa di diverso, qualcosa di impalpabile, che possa lenire un po’ le ferite di questo tempo senza colore in cui è vietato tutto, tranne consumare.

Un po’ di poesia che scaldi il cuore.

Reagire o sopperire.

Ho preso la mia decisione: sfido la legge e i divieti e mi dedico allo spaccio!

La danza è la mia droga.

Pillole di danze illecite.

Contrabbando di ritratti danzati e piccoli sballi di danza urbana questo farò.

Per saperne di più e contribuire allo spaccio di danza potete cercarmi su Facebook.

Tra un contrabbando e l’altro tornerò sempre da voi, finiremo questo dannato 2020 insieme, è una promessa.

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