Prove evidenti a carico di Antonio De Marco, 21 anni, per i pm della Procura di Lecce: il giovane è in carcere dal 28 settembre scorso con l’accusa di aver accoltellato a morte Daniele De Santis, 33 anni, ed Eleonora Manta, 30, sorpresi nel loro appartamento mentre erano a cena. Contestate aggravanti della premeditazione e della crudeltà. La difesa deposita istanza per perizia psichiatrica
Di Stefania De Cristofaro
LECCE – Prove evidenti del massacro avvenuto nel nido d’amore di due fidanzati di Lecce. La Procura salentina ha chiesto il processo immediato per Antonio De Marco, 21 anni, di Casarano, studente iscritto alla facoltà di Scienze infermieristiche dell’Ateneo di Lecce, reo confesso di aver ucciso la sera del 21 settembre scorso Daniele Santis, arbitro, 33 anni, ed Emanuela Manta, 30, dipendente Inps nella sede di Brindisi.
LA RICHIESTA DI PROCESSO IMMEDIATO: PROVE EVIDENTI E AGGRAVANTI
Di fronte al materiale raccolto nei mesi di indagine e tenuto conto della confessione resa da De Marco, secondo il procuratore capo di Lecce, Leonardo Leone De Castris, gli aggiunti Elsa Valeria Mignone e Guglielmo Cataldi e la pm Maria Consolata Moschettini, non è necessario passare dall’udienza preliminare. L’accusa può essere già sostenuta in giudizio: l’imputato, fermato a distanza di una settimana e tuttora ristretto in carcere, è accusato di duplice omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà. Si trova in una cella singola della struttura di Borgno San Nicola, dopo un periodo di isolamento.
Stando alla ricostruzione contestata dalla Procura, lo studente è piombato nell’appartamento della coppia di fidanzati, in via Montello, a Lecce, usando una copia delle chiavi che aveva conservato. De Marco era stato coinquilino di quell’abitazione per un breve periodo di tempo, legato alla frequenza del tirocinio universitario. Aveva dovuto lasciarla su richiesta di Daniele De Santis che voleva iniziare a convivere con la fidanzata. Perché quel massacro? Per quale motivo ha ucciso in maniera così spietata? Qual è il movente? Sessanta coltellate inferte in sequenza nell’arco di dieci minuti.
Un’azione “spietata” e “premeditata” in un “macabra ritualità per mero compiacimento sadico”, arrivando persino a disegnare una bocca di colore nero sulla calza di nylon usata per coprirsi il volto.
IL MOVENTE DEL DUPLICE OMIDICIO: LA RABBIA PER LA FELICITA’ DEI FIDANZATI
“Erano troppo felici e mi è salita la rabbia”.
L’unica risposta di De Marco, messa agli atti. Nessun ‘altra spiegazione. Neppure sul contenuto dei cinque bigliettini, alcuni dei quali persi nel tragitto di ritorno a casa, dopo il massacro e trovati dai carabinieri del Norm.
Anche di fronte a quelle frasi messe nero su bianco, lo studente si è limitato ad ammettere. “Prima legare i ragazzi e accendere i fornelli”, ha scritto in un bigliettino. Poi “Mettere l’acqua a bollire”. E ancora: “Scrivere sul muro”, “pulizia con candeggina”, “tortura” e “caccia al tesoro”. Un flacone di candeggina è stato trovato nel corridoio dell’appartamento.
LA DIFESA CHIEDE PERIZIA PSICHIATRICA PER LO STUDENTE UNIVERSITARIO
I difensori di De Marco, Giovanni Bellisario e Andrea Starace, hanno già depositato istanza per chiedere una perizia psichiatrica per lo studente universitario, dopo aver ricevuto la relazione conclusiva degli esami svolti dagli psichiatri Elio Serra e Felice Carabellese.
La famiglia di Daniele De Santis è rappresentata dagli avvocati Mario Fazzini e Renata Minafra, mentre quella di Eleonora Manta dai penalisti Francesco Spagnolo, Stefano Miglietta e Luca Piri.
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