Quattro domande e un funerale

“Mafia e donne: virus e anticorpi”: l’importanza della collaborazione tra giornalisti e cittadini per controllare tutti i poteri e contrastare la mafia

Di Marilù Mastrogiovanni

L’abbraccio corale che ho ricevuto a Casarano (Le) spero sia l’inizio di un percorso di riflessione che porti la città a chiedere diritti. In primis, il diritto alla verità, che passa da un’informazione onesta e pulita. Senza informazione non c’è Democrazia. Non riconoscere il ruolo dell’informazione significa non riconoscere uno dei pilastri del nostro sistema democratico così come disegnato dalla Costituzione. Non a caso i regimi totalitari come primo atto per la loro affermazione, perseguitano i giornalisti e fanno di tutto per ostacolarli.
Il giornalista fa domande. Se le domande non danno fastidio ai potenti, sono domande a metà.

110 donne hanno messo la faccia, per dire “no” alla mafia e per rivendicare il loro diritto ad essere informate, organizzando, con 5 associazioni e un comitato civico, un incontro sull’articolo 21 della Costituzione e sulla libertà di stampa, sulla necessità di scegliere da che parte stare.
E ancora, sulla sacra corona unita, sulle infiltrazioni nelle pubbliche amministrazioni, sui colletti bianchi, sulla corruzione e mancanza di trasparenza. Sul ruolo della chiesa e sul grave danno che fanno quei preti che dimenticano che i mafiosi sono scomunicati e non hanno diritto ai sacramenti, neanche ai funerali.
A Casarano invece un mafioso di primo piano, un boss, ha ricevuto tutti gli onori religiosi e migliaia di persone lo hanno accompagnato al camposanto, in corteo.
Don Antonio Coluccia, è andato dritto al punto citando i paesi che secondo lui sono a rischio infiltrazioni mafiose: Ruffano, Supersano, Casarano.

La platea s’è agitata quando ho chiesto di rivolgere alcune domande prima che il sindaco Gianni Stefàno porgesse i suoi saluti istituzionali.
L’ho ritenuto doveroso. Sono domande che molti colleghi hanno cercato di porgli, vedendosi sempre la porta sbattuta in faccia (letteralmente).
Sono domande necessarie che ho posto prima dell’incontro proprio perché arrivassero a destinazione: un sindaco deve dare conto ai cittadini delle sue scelte, del suo operato, delle sue frequentazioni.
E deve darne conto non alla giornalista, ma ai cittadini, perché i giornalisti fanno le domande per conto deell’opinione pubblica a cui gli amministratori pubblici devono le risposte.

Il sindaco non ha risposto se non ad una domanda. Ha affermato che la scelta di attingere alle casse comunali per le querele temerarie nei miei confronti deriva dal fatto che io con le mie inchieste ho offeso l’onore della città. La risposta che ha dato meriterebbe un parere della Corte dei Conti, in quanto l’onore attiene al singolo e se il singolo amministratore pubblico ha una condotta non onorevole, poco trasparente o peggio illecita, ne risponde personalmente e non è certo chiamata in tribunale la città.
Alle altre tre domande non ha risposto, ossia, non ha risposto ai suoi concittadini.
E di questo ho parlato, nel solco del tema della serata.
Perché mettersi la mano sul cuore mentre si canta l’inno nazionale diventa un’operazione di facciata se poi non si rispetta la Costituzione che quell’inno rappresenta.

Queste le domande senza risposta:

1. Perché ha scelto di candidare nella sua lista Gigi Loris Stefano, che gli inquirenti definiscono “contiguo” e “assonante” al clan Potenza-Montedoro-Scarlino-Giannelli? Quale valore aggiunto le dava?

2. Perché paga le querele temerarie nei miei confronti con i soldi dei cittadini e non di tasca propria?

3. Ha avuto mai rapporti commerciali con Luigi Spennato, uomo di spicco del clan Potenza-Montedoro-Scarlino-Giannelli, che lavorava per Igeco, la ditta che raccoglieva i rifiuti raggiunta da interdittiva antimafia o con suoi parenti?

4. Protocollo per la legalità: quante comunicazioni ha inviato in prefettura relative ad aperture/chiusure/cambi di proprietà di esercizi commerciali e aziende?

I perché delle domande:

1. Il boss Montedoro, nell’ambito della sua collaborazione con la magistratura, ha messo a verbale che a Casarano il centro destra gli ha chiesto i voti. Stessa dichiarazione Montedoro ha fatto su Carmiano, ed è stata considerata affidabile e utilizzata, insieme ad altre prove, per motivare lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. I cittadini hanno diritto di sapere qual è l’area di riferimento e il bacino elettorale di ogni candidato eletto. I voti di ogni candidato non sono solo “personali” ma contribuiscono ad incrementare i voti di lista, in base ai quali scattano consiglieri e assessorati. Nella lista “Gianni Stefano sindaco”, nel 2012 furono eletti Gigi Loris Stefano, Ottavio De Nuzzo e Matilde Macchitella, ancora oggi vicesindaco e assessora.

2. Le responsabilità sono personali. Le inchieste per le quali sono stata querelata dal sindaco e dalla Giunta comunale riguardano fatti circostanziati relativi alle loro responsabilità politiche: non riguardano i cittadini, ma i loro amministratori, che rispondono delle loro azioni personalmente, di fronte alla cittadinanza e di fronte alla legge. Non so ancora dirvi quante volte io sia stata querelata, perché le querele arrivano man mano che vengono “digerite” dalla macchina dell’amministrazione giudiziaria. Finora ne sono state archiviate tre, e su due c’è richiesta di archiviazione.

3. Da documenti in mio possesso, che illustrerò a breve in altro articolo, risultano rapporti commerciali di compravendita tra un parente e uomo di fiducia di Luigi Spennato, esponente di spicco del clan, che lavorava per Igeco, e il sindaco. I cittadini devono sapere con chi il loro primo cittadino è in affari e perché.

4. Il protocollo della legalità ha l’obiettivo di arginare i tentativi di infiltrazioni mafiose nelle attività commerciali, di ristorazione, produttive, ecc. Per questo è necessario inviare in Prefettura le comunicazioni di ogni nuova attività aziendale, apertura, chiusura, cambi di proprietà. Sottoscritto dopo tre anni dall’impegno preso con l’ex prefetto Palomba, è necessario vigilare sulla sua reale attuazione.

IL SENSO DEL MESTIERE DEL GIORNALISTA, AL SERVIZIO DEI CITTADINI COME STRUMENTO DI CONTROLLO DEL POTERE
“A volte basta omettere una sola notizia e un impero finanziario si accresce di dieci miliardi; o un malefico personaggio che dovrebbe scomparire resta sull’onda; o uno scandalo che sta per scoppiare viene risucchiato al fondo”: Pippo Fava, direttore de “I siciliani”, ucciso dalla mafia.

LE DOMANDE E L’INTERVENTO DI GIANNI STEFANO, SINDACO DI CASARANO

IL GIORNALISMO COME VAGLIO DELLA DEMOCRAZIA: L’INTERVENTO DI MARILÙ MASTROGIOVANNI AL CONVEGNO “DONNE E MAFIA: VIRUS E ANTICORPI”

Per saperne di più:

Casarano: la mafia che non si dice ma si fa

Boss Potenza, giudizio della Commissione parlamentare antimafia: “Contiguo a componenti dell’amministrazione comunale” di Casarano

Clan Montedoro-Potenza, chi sono gli insospettabili

Omicidio Potenza, quattordici arrestati a Casarano

I tentacoli del clan Potenza sul Comune di Casarano e sul Basso Salento

Inchiesta Potenza, scu. Dopo i manifesti, il comunicato stampa, le offese su Facebook, la querela

Augustino Potenza, l’Italiano che inventò il marketing della mafia

One Thought to “Quattro domande e un funerale”

  1. Aurellio

    Il sistema malavita/governo è impossibile da eliminare con le leggi, perché quest’ultime nascono dal governo stesso ( chiuso il cerchio). L’unico sistema, che il governo tende ad impedire ( hanno eliminato la materia ”educazione civica”), è quello di plasmare sin da bambini la mente delle persone. Non bisogna fare politica nelle scuole , ma creare entusiasmo per la legalità.

Leave a Comment