Burocrazia italiana: segnali di karma

La mia ricerca della bellezza questa settimana ha avuto un inconsueto scenario: l’ufficio all’Agenzia delle Entrate.

 

Prima però è doveroso fare una premessa.

Io sono una donna forte e coraggiosa, ma non sono il tipo di persona capace di imporsi in situazioni pubbliche (almeno che non si tratti di spettacolo o di difendere qualcun’altro).

Io sono il tipo di persona che aspetta il suo turno diligentemente, che non oserebbe mai chiamare l’infermiera per non disturbare, né andrebbe mai al pronto soccorso per un disturbo che non sia un codice rosso; una che si fida di chi è seduto allo sportello informazioni, perché se è lì ne saprà sicuramente più di lei!

Non uso controbattere se mi dicono qualcosa, in generale mi fido del prossimo e, come se non bastasse, odio i conflitti e tendo ad evitarli, sicuramente non è mia abitudine crearli!

Più passa il tempo più prendo consapevolezza di non essere affatto dotata delle capacità di cui bisogna disporre per sopravvivere al sud (e con sud intendo sud Europa). Insomma, come si dice da queste parti, sono ‘una ciuccia fessa’ e la maggior parte delle volte, questo mio eccesso di fiducia, misto a una formazione che mi spinge a seguire le regole e a una timidezza cronica, mi hanno messo nelle condizioni di pagarne le conseguenze. Ne sono consapevole, ma non posso cambiare.

Ed è così che ultimamente, vittima di un errore, mi sono ritrovata a frequentare l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate molto spesso, rimbalzata da una parte all’altra come la pallina di un flipper.

E bene, stavolta ho avuto una piacevole sorpresa. Ho trovato delle persone gentilissime e disponibili, pronte a prendersi carico del mio problema. Alla fine mi hanno davvero salvata da una grossa bega, ma ci sono volute 3 ore e mezzo per riuscirci. In tutto questo tempo io e Frida siamo sempre state lì, in piedi, nello stretto corridoio privo di sedie, ad attendere in silenzio, pazienti e fiduciose.

Alla fine la responsabile del reparto si è anche resa disponibile ad aiutarmi ulteriormente (cosa che non era tenuta a fare) e quando il suo collega glielo ha fatto notare ha risposto: ‘guarda, qui passo così tanto tempo a prendermi urla e insulti in faccia da persone maleducate e aggressive, che quando incontro una persona educata, gentile e sorridente faccio con piacere anche più del dovuto’.

Questa volta la “ciucciafessa” ha ottenuto gentilezza in cambio di gentilezza.

Per cui, per un sentito doveroso obbligo verso il mio karma positivo, prima di andare via ho chiesto a mia figlia di pazientare ancora e ho a mia volta speso un bel po’ di tempo aiutando una studentessa iraniana a farsi capire in un ufficio dove nessuno parla inglese.

Perché la gentilezza chiama altra gentilezza.

E’ semplice e vero.

Ed è una cosa bellissima, no?

 

3 Thoughts to “Burocrazia italiana: segnali di karma”

  1. Valentina

    Grande Barbara! Gentilezza generosità pazienza in una volta …. la meravigliosa legge del karma e l’effetto di tre delle sei perfezioni trascendenti

  2. Giorgio

    La signora Valentina ha un animo gentile e rispetta le persone con le quali si trova in contatto. Una virtù che le appartiene e che certamente ha potuto sviluppare anche grazie ad una corretta educazione che oggi si è un po’ persa.
    Sbaglia però nel credere di aver trovato la mosca bianca e in quanto al karma con le sue perfezioni trascendenti lo lascerei a chi beve di tutto.

  3. Giorgio

    La signora Barbara è come tantissime persone per le quali gentilezza e rispetto sono strumenti di approccio con gli altri. Non si tratta di perfezioni trascendenti, è solo questione di sensibilità, di umiltà, di educazione.

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