Di Marilù Mastrogiovanni
Premetto che sono di parte. E siccome l’onestà, con se stessi e con “i lettori, gli unici padroni che un giornalista deve avere”, viene prima di tutto – è questo che mi ha insegnato Adolfo Maffei, uno dei miei cattivi maestri in questa professione – allora lo dico subito.
Sono di parte per tre motivi: uno l’ho già detto. Adolfo è uno dei miei maestri, ancorché il più ingombrante. Diventato l’amatissimo nonno dei miei figli, sulla professione ci stuzzichiamo in punta di fioretto ma è sempre lui ad avere l’ultima parola. Perché la sua storia personale e professionale gli hanno dato ragione: né è sempre uscito da vincitore, anche quando sembrava non fosse così.
Il secondo: Gabriele è stato il primo, dell’affollata generazione di giovani colleghi di pochi anni successiva alla mia, che ha preso il cellulare per chiamarmi e poi darsi da fare per chiedersi che cosa stesse accadendo “fuori dalle mura” di quella matrona dai fianchi un po’ molli che è Lecce. E poi s’è dato da fare per metter su un movimento di riflessione sul senso e sul ruolo di questa professione, prima ancora che di solidarietà alla sottoscritta.
Terzo: la cooperativa di giornalisti Idea Dinamica, che è l’editrice del libro “Lecce fuori onda”, è la stessa del Tacco d’Italia, fondata da me e da Mario Maffei, nonché padre degli amatissimi nipoti di Adolfo, ormai 14 anni fa.Con all’attivo un vasto catalogo di libri d’inchiesta e attualità.E siccome, nonostante sia una casa editrice fatta da e di giornalisti, rimane pur sempre un editore, deve sottostare alla regola numero uno: l’editore fuori dalla redazione. So che a Lecce, soprattutto nelle tv, non usa, ma qui, tra “poppiti” si fa così. E poi sullo sfondo, c’è sempre quell’ingombrante maestro e il suo aneddoto di quando cacciò l’editore di una tv appena fondata, e già incline alla prostituzione, fuori dalla redazione.
Quindi il libro non l’ho ancora letto.
Ho incontrato Gabriele in un bar, perché mi voleva intervistare sulle mie ultime inchieste su Casarano e mafia e mi fa: “Tra l’altro ho saputo che il libro che sto scrivendo con Adolfo lo editerai tu”.
“Beh, non io, la cooperativa di cui sono socia. Tra l’altro, non so nulla di questo libro”.
“E che cosa vuoi sapere”?
“Almeno il titolo”.
“Il titolo è: Lecce fuori onda”.
“Ok mi basta così. Le premesse perché sia un successo ci sono tutte”.
Non vedo l’ora di leggerlo. Mi aspetto un condensato di aneddoti, idee, spunti per un dibattito anche aspro sul futuro del capoluogo, al di là di ogni barocchismo. Nello stile dei due autori. Spero che sia il primo mattoncino di una bella collana di pamphlet su ciò che accade a Sud. Off the record e fuori onda.