Progetto MAPEC. Dati integrati per capire i rischi dell'inquinamento

//SPECIALE MAPEC// Lo studio terrà conto di variabili ambientali ma anche demografici, dello stile di vita e dell’alimentazione, consentendo così l’adozione di un modello globale di calcolo del rischio

di Salvatore Ventruto Il MAPEC è uno studio lungimirante, perché i dati provenienti dalle cinque città coinvolte (Pisa, Perugia, Lecce, Torino e Brescia) saranno non solo integrati, permettendo di comprendere meglio l’incidenza degli inquinanti dispersi nell’aria sulla determinazione di effetti mutageni e genotossici nei bambini, ma soprattutto saranno utilizzati per la programmazione di eventuali interventi di sanità pubblica e per la promozione di stili di vita diversi ed innovativi, al fine di contrastare gli effetti negativi sull’ambiente e fornire spunti di riflessione per nuove politiche ambientali. Si tratterà di un concreto passo in avanti su una tematica, quella del danno biologico precoce nei bambini direttamente correlato alla concentrazione di inquinanti aerodispersi, che è ancora poco studiata, nonostante vi sia ormai una quasi totale condivisione sulla maggiore sensibilità dei bambini agli inquinanti atmosferici e sull’importanza che un danno biologico subito in giovane età può avere nell’insorgenza di patologie croniche in età adulta. L’originalità del progetto non è però attestata solo dal coraggio col quale finalmente si affronta questo delicatissimo tema, ma anche dal fatto che la ricerca non si baserà solo su variabili ambientali, ma consentirà di valutare il possibile ruolo protettivo o aggravante di altri fattori, come quelli demografici, quelli legati allo stile di vita e all’alimentazione, consentendo così l’adozione di un modello globale di calcolo del rischio. Su questo aspetto si è soffermato diffusamente Umberto Gelatti, professore di Igiene Generale ed Applicata dell’Università di Brescia e coordinatore del progetto MAPEC, durante il workshop svoltosi a Lecce il 24 giugno. Durante il suo intervento il Prof. Gelatti ha evidenziato che “la ricerca valuterà l’associazione tra la concentrazione di alcuni inquinanti atmosferici quali particolato fine, ossidi di azoto, idrocarburi policiclici aromatici ed alcuni marcatori di effetto biologico precoce, attraverso test specifici di laboratorio che rilevano la presenza di eventuali modificazioni del DNA nelle cellule della mucosa della bocca dei bambini in età scolare”. “Inoltre – ha proseguito Gelatti – in questo studio si valuteranno non solo i diversi indicatori dell’inquinamento atmosferico, ma anche altre possibili fonti di esposizione ad inquinanti aerei come quelli presenti all’interno delle abitazioni, i fattori demografici e alcuni aspetti degli stili di vita, come l'alimentazione, che potrebbero influenzare gli effetti biologici”. Lo studio non è però ambizioso solo nella sua struttura e organizzazione, ma anche rispetto all’eventuale utilizzo dei risultati raggiunti. Su questo punto il Prof. Gelatti sostiene che “se questi indicatori di effetto biologico mostreranno una buona associazione con i parametri di inquinamento atmosferico, essi potranno essere proposti quali test rapidi, di semplice esecuzione e di costo contenuto, per la valutazione e il monitoraggio di specifiche situazioni ambientali o dell'impatto prodotto da quegli interventi atti a contrastare gli effetti dell'inquinamento atmosferico sulla salute”. Per verificare quanto affermato dal prof. Gelatti, bisognerà però attendere il 2016.

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