INCHIESTA. Cerignola. Le terre confiscate al boss Giuseppe Mastrangelo diventano orti bio. Vincenzo Pugliese: ‘Ma c’è una busta che il Comune non vuole aprire'
Di Salvatore Ventruto A Cerignola, in provincia di Foggia, opera la Cooperativa Sociale Altereco. Nata nell’agosto 2008, rappresenta una delle realtà maggiormente virtuose nella programmazione e gestione di progetti ad “alta utilità sociale” nati dalla confisca di beni mafiosi. Il più importante,“Terre Aut”, nasce da un terreno agricolo, sito in Contrada Scarafone e sottratto allo storico boss di Cerignola Giuseppe Mastrangelo, sul quale attualmente si producono e raccolgono albicocche e ciliegie e si lavorano anche i vigneti. Poche settimane fa la cooperativa ha anche lanciato un nuovo progetto, “La mia libertà”, basato sulla coltivazione degli orti biologici e sociali. Un’iniziativa che vede impegnati sul campo numerosi ragazzi, recuperati dalla strada e vittime di un forte disagio sociale, e che permetterà ai cittadini di poter direttamente acquistare ad un prezzo fortemente accessibile, la frutta e le verdure prodotte. Abbiamo voluto capire di più sulle attività svolte dalla Cooperativa Altereco, ascoltando uno dei soci fondatori Vincenzo Pugliese. Signor Pugliese in cosa consiste il progetto “Terre Aut”, nato da un bene confiscato al clan Mastrangelo di Cerignola? Innanzitutto mi consenta di precisare che noi aderiamo all’associazione “Libera” e siamo i fondatori del presidio di Libera a Cerignola. Per quanto riguarda il bene confiscato debbo dire che l’assegnazione è avvenuta molto presto. Noi come cooperativa abbiamo partecipato ad un corso sulla gestione dei beni confiscati, organizzato proprio da Libera, e da lì è partito tutto il nostro interesse. Abbiamo così iniziato a rapportarci con l’amministrazione comunale di Cerignola e abbiamo spinto il Comune, sulla base del protocollo firmato con Libera nel 2008, a indire il bando per l’assegnazione del bene. Le amministrazioni comunali devono comunque sempre essere stimolate da cittadini ed associazioni per l’assegnazione dei beni confiscati, perché le situazioni legate a questi beni sono sempre situazioni scomode e le amministrazioni tendono sempre ad evitare le situazioni scomode, come ad esempio sta accadendo con un bene confiscato al boss Rosario Giordano, in contrada Toro, per il quale il Sindaco di Cerignola, dopo un anno, non procede ancora all’apertura delle buste. Quindi esiste un protocollo tra “Libera” e il Comune di Cerignola… Quando firma il protocollo con Libera, ogni Comune è obbligato ad assegnare i beni mafiosi confiscati. Mediante bando abbiamo ottenuto questo terreno agricolo con fabbricato confiscato al boss Giuseppe Mastrangelo e abbiamo creato il progetto “TerreAut” in onore di Peppino Impastato. Il giorno dell’inaugurazione è venuto Giovanni Impastato, fratello di Peppino. Attraverso l’agricoltura noi svolgiamo una serie di attività nelle quali sono coinvolti ragazzi ex tossicodipendenti o provenienti da percorsi di giustizia. Da poche settimane avete inaugurato una nuova iniziativa “La mia Libertà”. Ci può spiegare meglio in cosa consiste? E’ un’importante iniziativa che coinvolge ragazzi provenienti dalla strada, impegnati nella piantumazione dell’Orto Biologico e degli Orti Sociali. Questi ragazzi si dedicano alla coltivazione di prodotti biologici, che i cittadini possono direttamente venire ad acquistare, senza intermediazioni. E siccome vogliamo fare in modo che a visitarci siano più famiglie possibili con i loro bambini, stiamo progettando anche un’area pic-nic e un’area giochi, al fine di creare un vero e proprio luogo di aggregazione. Avete anche delle collaborazioni con le scuole per dei programmi di educazione alla legalità. Come sviluppate queste collaborazioni? State preparando nuovi progetti per il prossimo anno scolastico? Questo riguarda il settore formativo ed educativo della cooperativa. Proprio pochi giorni fa, è terminato il Pon S3 contro la dispersione scolastica. Noi da quattro anni circa collaboriamo attivamente sia come “Libera” che come cooperativa all’organizzazione di queste attività. Sono le scuole che ci contattano direttamente e ci lasciano gestire interamente i Pon, dalla selezione degli spazi esterni all’esecuzione vera e propria del Pon. Quest’anno è stato contro la dispersione scolastica. Nel 2011, ad esempio era denominato “Legaliamo Sud“ ed era incentrato sulla legalità e sulla cittadinanza attiva. In quanti siete impegnati nel portare avanti questa cooperativa? La cooperativa ha cinque soci. Io mi occupo direttamente del bene confiscato. Un mio socio viene da un percorso di recupero di tossicodipendenza. Siamo tutti volontari del presidio di Libera. Una ventina si occupano dei progetti con le scuole, mentre per quanto riguarda il lavoro sui campi siamo circa cinque o sei lavoratori stabili, ai quali si aggiungono i lavoratori stagionali impiegati, ad esempio, nella raccolta dell’uva, delle olive. Inoltre ci è stato proposto dall’Ufficio Esecuzione Penale Esterna, essendoci una piccola disponibilità di fondi, di organizzare un tirocinio formativo per uno di questi ragazzi che, avendo già scontato buona parte della pena, può accedere per buona condotta a questo tipo di attività, ossia venire a lavorare. Parte di questo tirocinio formativo viene quindi pagato dall’Ufficio Esecuzione Penale Esterna e parte dalla nostra cooperativa, garantendo così un piccolo stipendio per questa persona che lavora dal lunedì al venerdì per quattro ore giornaliere. Inoltre, organizziamo anche dibattiti e campi di formazione lavoro, con i quali ogni estate moltissimi ragazzi da ogni parte d’Italia vengono a risistemare gratuitamente i beni vandalizzati. CLICCA QUI PER LA FOTOGALLERY
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