Bellanova: ‘Ottimista con cognizione di causa’

La sottosegretaria illustra il Piano Garanzia Giovani e le sfide in tema di Lavoro con cui il Governo si trova a fare i conti

“In questi ultimi anni, un ragazzo o una ragazza cui viene chiesto ‘Che cosa fai?’, rispondono molto spesso ‘Niente’. L’ho detto appena nominata sottosegretaria e lo ribadisco: a furia di dire niente ci si sente niente. E’ una sensazione devastante, che cancella ogni ipotesi di futuro. Questo Programma prova a ribaltare le cose, a invertire quel senso di niente, a mettere sul tavolo ipotesi concretamente realizzabili”. Non ha dubbi la sottosegretaria al Lavoro Teresa Bellanova sugli effetti positivi che potrà produrre il piano “Garanzia Giovani” appena lanciato dal Governo Renzi. Un programma – prosegue – che “mette in campo risorse notevoli: 1 miliardo e 513 milioni per l’intero Paese e, per la Puglia, 128 milioni 976mila euro. In questa intervista l’esponente del Partito Democratico, ci parla anche della riforma degli ammortizzatori sociali, dell’insufficienza dei fondi destinati alla cassa integrazione in deroga e della dialettica all’interno del Pd. Il neo premier Renzi, appena insediatosi, aveva promesso un incisivo provvedimento del Governo sui temi del lavoro. Si è invece deciso di percorrere la strada della “Legge Delega”, molto più lenta e complessa. Una delega che dovrebbe riguardare anche la tanto attesa riforma degli ammortizzatori sociali con la creazione di un sistema di tutele universalistico e l’abolizione della cassa integrazione in deroga. Non pensa che “cambiare verso” debba significare anche perseguire una politica fatta di minori annunci e maggiore concretezza e verità? “Sì, lo penso. Ma io non porrei in conflitto quel che aveva affermato, e continua ad affermare, il presidente del Consiglio e quel che accade nella dialettica tra Governo e parti sociali, Governo e Parlamento. Modificare radicalmente lo stato delle cose non può essere nel nostro Paese l’atto decisionale di uno solo, ma è l’esito di uno spazio articolato di discussione e confronto, nel Governo e con il Governo, quello spazio che chiamiamo democrazia. Lo dimostra ad esempio il modo in cui, a proposito di lavoro e di contratti a termine, il punto di vista del Governo si è modificato nel dibattito parlamentare. L’urgenza radicale di modificare lo stato delle cose, in moltissimi segmenti non solo economici e del lavoro, ha senso se contemporaneamente si nutre di un tempo e di una qualità del confronto necessari a definire le strategie ottimali e mirate agli obiettivi che si vogliono raggiungere. Il Governo Renzi ha alle spalle ‘solo’ due mesi di lavoro. Mi sembra che le opzioni messe in campo, quelle su cui si sta lavorando, Jobs Act incluso con tutto ciò che comporta, siano di tutto rispetto, ad iniziare dagli ormai famosi 80 euro in più in busta paga. Nella consapevolezza che metà della partita vera noi la giochiamo in Europa e nella capacità di rinegoziare alcune condizioni capestro”. Il 1° maggio avete lanciato l’iniziativa del “Piano Nazionale Garanzia Giovani”, da Lei presentata come la “Giornata della Svolta” per tutti quei giovani che non hanno un’occupazione. La proposta consiste nel riconoscere un ruolo di primo piano ai Centri per l’impiego nell’individuazione di idonei percorsi lavorativi e formativi per i giovani. Forse converrà sul fatto che fino ad ora i Centri per l’impiego si sono segnalati più per gli sprechi e l’inefficienza che per i risultati raggiunti. Partendo da questi presupposti su quali motivazioni si basa tanto ottimismo? “Sono stata, il 23 aprile scorso, a Bruxelles, e per conto del Governo ho concluso la giornata dedicata dalla Commissione Europea alla Youth Garantee. E’ un Programma estremamente interessante e articolato e mi sembra francamente un po’ riduttivo focalizzarlo solo sul ruolo dei Centri per l’impiego. Lei sa, come lo so io, che la platea dei cosiddetti neet, le ragazze e i ragazzi che non studiano più e che non lavorano, se lasciata completamente a se stessa rischia di allargarsi a dismisura. Soprattutto nelle aree depresse del nostro Paese, che sono tante e che si annidano al Sud come al Nord. Un nuovo ruolo dei Centri per l’impiego? Vivaddio, direi, e lo direi anche per la strategia complessiva del Programma, che ad esempio vede la regia in mano al Governo e al Ministero del Lavoro e poi l’attuazione in mano alle Regioni, alle parti sociali, alle associazioni datoriali, alle imprese. Dopo di che il ruolo dei Centri per l’impiego è quello di essere parte attiva di quel Patto di servizio funzionale a individuare percorsi tagliati su misura per l’utenza. Servizi competenti per percorsi personalizzati. Non appare anche a Lei un cambio di marcia importante? Oltretutto, stiamo già registrando una risposta più che confortante, il che dovrebbe peraltro spingere tutte le Regioni ad affrettarsi nel connettersi con il Programma. Ma l’ottimismo, di cui lei parlava, muove anche da altre ragioni. In questi ultimi anni, un ragazzo o una ragazza cui viene chiesto ‘Che cosa fai?’, rispondono molto spesso ‘Niente’. L’ho detto appena nominata sottosegretaria e lo ribadisco: a furia di dire niente ci si sente niente. E’ una sensazione devastante, che cancella ogni ipotesi di futuro. Questo Programma prova a ribaltare le cose, a invertire quel senso di niente, a mettere sul tavolo ipotesi concretamente realizzabili. Considero questo senso di concretezza, di possibilità, una delle migliori chance messe in campo da Garanzia Giovani. Parliamo di un Programma che mette in campo risorse notevoli: 1 miliardo e 513 milioni per l’intero Paese e, per la Puglia, 128 milioni 976mila euro”. Voi intendete abolire la cassa integrazione in deroga, ma alcune problematiche richiedono di essere affrontate e risolte il prima possibile. Tra le più importanti quella sugli stanziamenti messi a disposizione dal precedente Governo per il finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga nel 2013, che risultano non essere sufficienti alla copertura di tutte le richieste pervenute. Inoltre, anche sugli stanziamenti per il 2014 non c’è molta chiarezza. Molti lavoratori e le loro famiglie sono in grande difficoltà. Come intendete affrontare queste emergenze visto che i tempi di azione del Governo si allungano? “Il discorso è complesso, ma proprio il suo osservatorio privilegiato mi consente l’agio di poterlo fare. Partiamo dai numeri: sicuramente bisognerà lavorare per implementare le somme a disposizione degli ammortizzatori sociali. Stiamo lavorando per reperire le risorse necessarie, mentre per quanto riguarda i contratti di solidarietà, uno strumento efficace anche se purtroppo snobbato, le risorse sono state aumentate da 5 milioni e 600 mila euro a 15 milioni di euro. Poi è necessario un ragionamento più complesso, e capace di durare nel tempo. Il mio percorso politico è maturato nel Sindacato, in un sindacato molto particolare, quello delle e dei braccianti, e poi delle operaie e degli operai del tessile, oltre che dell’agroindustria. E’ un percorso che mi ha visto al lavoro proprio qui, nel Salento, e per me è stata una lezione fondamentale. Perché quell’esperienza mi consente di dire che noi dobbiamo smetterla di pensare agli ammortizzatori come l’unica exit strategy per lavoratrici e lavoratori colpiti dalla crisi irreversibile delle aziende. E dobbiamo smetterla di condannare quelle lavoratrici e quei lavoratori, formidabili portatori di sapere, di cultura tecnica, di consapevolezza produttiva e di innovazione incrementale, a un po’ di welfare risicato e a un po’ di lavoretti in nero. Continuare in questo modo, senza provare a modificare lo stato delle cose, significherebbe peraltro avallare situazioni anche molto discutibili. Voglio dire con questo che non esiste il problema della cassa integrazione in deroga? No, dico che esiste e che va affrontato con urgenza ma che non sono disposta, per quanto mi è possibile, a replicarlo all’infinito. Dico che, per quanto mi è possibile, l’obiettivo è costruire le condizioni necessarie perché lavoratori non più tanto giovani da trovare un altro lavoro, e non ancora così vecchi per la pensione, possano rimanere sul mercato del lavoro e delle competenze, sostenuti da un progetto di ricollocazione. Dico che un’urgenza costantemente reiterata non è più un’urgenza, ma uno stato di cose, funzionale anche a garantire determinate rendite di posizione. Nel Jobs Act alcune situazioni vengono affrontate. Certo, bisognerà mettere in campo nuovi strumenti, ma anche nuove consapevolezze, per smantellare pigrizie e incrostazioni. Con una premessa: non è attraverso le leggi che noi creeremo opportunità di lavoro. E’ necessario ritornare a ragionare su che cosa sia lo sviluppo. D’altra parte, ancora adesso c’è chi storce il naso dinanzi alla Legge, approvata alla Camera, contro le Dimissioni in bianco. Come vede, le resistenze sono molteplici e si nutrono di molti terreni”. Un’ultima domanda, riallacciandomi ad una dichiarazione che mi rilasciò durante un’intervista del settembre scorso, in piena campagna congressuale del PD. In quei giorni molti importanti esponenti del suo partito manifestarono l’appoggio a Renzi e lei che sosteneva Cuperlo ci confidò di vedere “una nave ormai con solo posti in piedi”, e un nocchiero (Renzi) che faceva fatica a comporre le diverse componenti. “E quando in una nave ci sono solo posti in piedi – ci disse – navigare è un problema”. Non crede che questo suo pensiero, allora riferito al PD, calzi oggi a pennello per il Governo? “Sono una militante vecchio stampo. Il Congresso è finito a dicembre, Matteo Renzi è segretario del Partito, di tutto il partito. Ed è il presidente del Consiglio. C’è una dialettica interna al Partito, a volte anche aspra, e che considero estremamente positiva perché consente una riflessione ulteriore sulle azioni messe in campo, a volte correggendole in meglio. Ridurla ad una contrapposizione tra i fronti congressuali è sbagliato, perché viceversa si tratta di un confronto serrato sulle opzioni, e sulle soluzioni. Un partito che discute in questo modo è una garanzia per tutto il paese. E c’è un confronto interno alla compagine di Governo, altrettanto importante e serio. Quando il presidente Renzi mi ha chiamata a far parte di questo esecutivo, non era certo un mistero per nessuno il fatto che nella fase congressuale io avessi sostenuto Gianni Cuperlo, un uomo politico che stimo, una persona seria e perbene. Ho accettato l’incarico a sottosegretario in forza di una esperienza maturata in questi anni, e che quotidianamente metto a disposizione nell’affrontare e risolvere le questioni, con il massimo dell’impegno, con lealtà, un sentimento che in politica ha un valore insostituibile. Lealtà anche quando il mio punto di vista differisce completamente. Per questo non credo che le metafore congressuali possano essere replicate a proposito del Governo. E sono convinta che molte delle decisioni assunte vadano nella decisione giusta. Anche se il lavoro da fare è enorme, dobbiamo farlo in tempi rapidissimi per incominciare a dare i segnali che le persone si aspettano da noi”. Articoli correlati: Garanzia Giovani, per celebrare il primo maggio Giovani senza lavoro: un miliardo e mezzo per aiutarli

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