Svendesi lavoro

//ARTICOLO UNO. Hanno passato una settimana a cercare di mantenere condizioni ragionevoli al loro posto di lavoro, gli ex Lsu della scuola lottano contro un dimezzamento salariale

Di Carla Falcone //ARTICOLO UNO. E’ stata una settimana campale quella dei lavoratori ex Lsu delle scuole. Alla fine ieri in regione sono riusciti a strappare il blocco della gara d’appalto, un primo passo per scongiurare il decurta mento dello stipendio, da 800 euro mensili a 400. “Una miseria” lamentano i lavoratori. Giovedì, dopo giorni di protesta, le parti sindacali hanno incontrato i vertici della regione, in particolare l’assessore al lavoro Leo Caroli, il quale ha capito le ragioni dei lavoratori, condividendo la presa di posizione: “lo stipendio non deve essere decurtato”. La vicenda parte da lontano, riguarda il Salento con circa 800 addetti alle pulizia, ma non solo, il rischi endemico è quello di arrivare a 24000 lavoratori su tutto il territorio nazionale e 3500 in Puglia. Il taglio salariale del 60 percento annunciato dall’azienda Dussman vincitrice della gara d’appalto nazionale (gara nettamente al ribasso) rischia di portare sotto la soglia di povertà centinaia di famiglie. “Molti lavoratori salentini, commenta Valentina Fragassi di Cgil, hanno alle spalle situazioni pesanti, famiglia e mutuo”. L’ipotesi di arrivare a percepire circa 400 euro al mese ha portato sul piede di guerra molti lavoratori, lavoratori che in questi giorni hanno occupato il provveditorato agli studi, scuole e hanno fatto irruzione nel comune di Lecce durante il consiglio comunale, ottenendo la solidarietà dell’assise. Decisamente non sono rimasti con le mani in mano, affiancati dai sindacati hanno portato avanti una battaglia per la sopravvivenza. La loro protesta, dicevamo, è arrivata al “Galilei – Costa” di Lecce, i lavoratori hanno impedito l’ingresso degli studenti ed il regolare svolgimento delle lezioni, nel secondo giorno di occupazione la dirigente della scuola, Addolorata Mazzotta, ha proposto ai manifestanti un accordo che potesse trasformare un disagio in opportunità, ossia i lavoratori avrebbero permesso lo svolgimento regolare delle prime due ore di lezione, riconoscendo l’importanza del servizio educativo della scuola, e, successivamente, gli studenti sarebbero scesi nel cortile dell’istituto per ascoltare e comprendere i motivi della protesta per poi pubblicare in rete gli interventi dei manifestanti. Così è stato, la scuola ha accolto i lavoratori pacificamente. “Il rischio che si corre, continua Valentina Fragassi, è che vi sia una vera emergenza sanitaria nelle scuole, vista la ristrettezza dei fondi”. I fondi che non ci sono per la scuola ormai è un mantra che da anni si ripete, non è leggenda metropolitana quella degli alunni costretti a portarsi da casa praticamente tutto. Ora sotto attacco anche le pulizie nelle scuole. Nei corridoi della Regione qualcuno vociferava che l’accordo firmato dallo stato con l’azienda è incostituzionale, ossia lo Stato –paradossalmente – incentiva il lavoro sottopagato grazie a questa formula al ribasso, l’ipotesi che i lavoratori avanzano è che l’obbiettivo è di portare all’auto licenziamento, dato che lo stipendio è basso molti potrebbero cedere mollando il lavoro, una sorta di selezione naturale portata agli eccessi. La partita è ancora aperta.

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