Export, bene Bari e Bat. Capone: ‘Non basta contro la crisi’

Bari. All’assemblea di Confindustria l’assessora Capone ha sottolineato l’impossibilità a cofinanziare gli incentivi europei per via del patto di stabilità

BARI – Nonostante la crisi e il calo delle esportazioni pugliesi, le province di Bari e Bat hanno dimostrato, anche nel primo trimestre del 2013, un trend di crescita delle vendite all’estero: Bari dell’11,77% (in termini assoluti 100,2 milioni in più di fatturato export) e Bat del 15,02% (in termini assoluti 13,5 milioni in più). Su questi dati ha puntato l’attenzione l’assessora allo Sviluppo economico della Regione Puglia Loredana Capone nel corso dell’assemblea generale di Confindustria Bari e Bat dal titolo “Attrattività industriale nell’era globale in una crisi prolungata”. “Non è sufficiente – ha aggiunto Capone –, bisogna fare di più. Occorre aumentare il numero degli esportatori. Per questo abbiamo attivato l’incentivo dedicato all’internazionalizzazione, mettendo a disposizione dei raggruppamenti di piccole e medie imprese 20 milioni di euro perché imparino a cogliere le sfide dell’internazionalizzazione”. “C’è però una condizione in più – ha continuato l’assessora -. Oggi il sistema delle imprese non si divide tra aziende che esportano e aziende che non esportano, ma tra imprese che innovano ed esportano e imprese che non innovano e non esportano. Se le imprese innovano, riescono anche a competere sui mercati esteri e se poi fanno rete, anche per le microimprese potrebbero aprirsi nuove opportunità. La Regione Puglia accompagna le imprese che vogliono innovare e quelle che vogliono internazionalizzare. Noi vogliamo uscire dell’idea del meridione fasonista investendo sulla ricerca e sul capitale umano”. Tuttavia secondo Capone anche gli incentivi europei, da soli, non bastano a fronteggiare la crisi: è necessario che la Regione li co-finanzi ma il patto di stabilità impedisce ogni manovra in tal senso. “Nettizzare il cofinanziamento dal patto di stabilità è la nostra più grande battaglia del momento – ha detto l’assessora -. Per questo è fondamentale l’intervento del governo, al quale chiediamo almeno tre piani nazionali: un piano per l’energia, uno per la ricerca e uno per la formazione”.

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