// ESCLUSIVO. Trepuzzi. Le origini dell’operazione “Shylock” attraverso le parole di Mario Faggiano che ebbe il coraggio di denunciare. Dando il “la” alle indagini
TREPUZZI – E’ la notte fra il 5 e il 6 luglio 2010. Sirene attraversano Lecce ed elicotteri sorvolano la zona nord della città. Con un blitz dei carabinieri del Comando Provinciale di Lecce, entra nel vivo “Operazione Shylock”. Una banda che annovera insospettabili professionisti ed esponenti della Sacra Corona Unita viene sgominata. L'accusa per i 19 arrestati è di associazione per delinquere finalizzata all'usura, all'estorsione, all'esercizio abusivo di attività finanziaria e al riciclaggio. I provvedimenti di cattura, su ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari Maurizio Saso, sono eseguiti a Trepuzzi, Surbo, Lecce, Lequile, Nardò e in provincia di Bologna. Con dovizia di particolari, la vicenda è raccontata qui. Abbiamo ripercorso le origini dell’operazione attraverso le parole di Mario Luigi Faggiano di Trepuzzi, una delle quattro vittime che ebbe il coraggio di denunciare il giro usurario. Lo incontriamo presso la sede dell’“Associazione contro la cultura socio mafiosa” di Trepuzzi, che nasce nel 2002 ed è riconosciuta dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Lecce. A dirigerla, Luigi Budano, referente di “SOS Impresa” di Confesercenti per le province di Lecce, Brindisi e Taranto. E’ proprio qui, in questo piccolo ufficio, che tutto ha inizio. Perché è qui che Mario Luigi Faggiano sceglie di recarsi in cerca di sostegno. “Sono dipendente del Comune di Trepuzzi – racconta Faggiano -. Nel 1995 divento socio di fatto di un’azienda che si occupa di infissi in alluminio e ferro, in società con Domenico Miglietta. All’inizio la nostra attività procede bene. Poi, successivamente, gli affari iniziano ad andare male e l’azienda va incontro a seri problemi di tipo economico. In quel momento di difficoltà assoluta, l’unica via d’uscita sembra quella di rivolgersi agli usurai per ottenere liquidità”. In quali anni si ritrova sotto usura? “Indicativamente a partire dal 2004” Che cosa accade? “Avevo l’acqua alla gola – ero sotto minaccia – ma era necessario restituire il denaro. Furono i miei stessi aguzzini a farmi il nome di una promotrice finanziaria. Mi dissero che sapeva fare miracoli. E così andai a incontrarla nel suo ufficio di Lecce, in via Orsini del Balzo. Si chiamava Marcella Perrone e i ‘miracoli’ li faceva veramente. Le spiegai per filo e per segno la mia situazione e nel giro di poco tempo riuscii a ottenere i finanziamenti. La Perrone falsificò firme e documenti di identità di mia moglie e di mia madre e riuscì ad accedere al prestito. Mi fece addirittura comprare una scheda telefonica in modo che, se avessero chiamato dagli Istituti di Credito, lei avrebbe risposto e, spacciandosi per mia moglie, avrebbe potuto rispondere senza problemi a tutte le richieste”. Marcella Perrone (segretaria della Finanziaria Fin.co di Nardò, l’istituto finanziario coinvolto, secondo i militari, nei traffici illeciti) sarà arrestata, nel luglio 2010, durante l’operazione “Shylock”. Alle vittime, l’organizzazione usuraia imponeva anche la risoluzione del problema facendo ottenere loro prestiti da società finanziarie, con il meccanismo della truffa, attraverso la comunicazione di dati falsi (buste paga, ecc.) e costringendole poi a versare quel denaro per pagare i tassi mediante falsificazioni documentali, messe in atto da una compiacente impiegata di una nota finanziaria del leccese. Poi, la svolta… “Nel novembre del 2009, il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Lecce, mi convoca come persona informata sui fatti rispetto a una serie di indagini su prestiti usurai. Inizia così la mia collaborazione con la giustizia. E’ la migliore scelta che abbia mai fatto. Sono orgoglioso e se tornassi indietro rifarei tutto senza alcun ripensamento, nonostante le gravi conseguenze per la mia vita”. E il suo socio in affari nell’azienda di infissi? “Era stato già convocato, ma aveva deciso di dare a me tutta la colpa dei nostri guai. In realtà le scelte erano state prese di comune accordo. Ho ammesso subito le mie responsabilità. Lui invece è stato accusato per favoreggiamento e depistaggio rispetto all’indagine della polizia giudiziaria”. Parlava di gravi conseguenze per la sua scelta di denunciare… “Ho raccontato ciò che è accaduto e ho fatto i nomi. Prima delle denuncia e durante tutta la fase delle indagini ho subìto delle ritorsioni pesanti: ho rinvenuto delle cartucce e un portachiavi a forma di bara sul cofano della mia auto, ho ricevuto una lettera intimidatoria, ho subìto vari danneggiamenti e anche mio figlio piccolo è stato avvicinato. Sono stato pedinato e mi è stato anche offerto del denaro affinché ritirassi la denuncia”. E’ stato l’unico a denunciare? “No. La prima denuncia risale al 20 febbraio del 2009. Nel totale ce ne sono state quattro”. Le denunce e le indagini di inquirenti e Forze dell’Ordine fanno scattare il blitz. 19 persone sono arrestate con l’accusa è di associazione per delinquere finalizzata all'usura, all'estorsione, all'esercizio abusivo di attività finanziaria e al riciclaggio. Saranno 24 i rinvii a giudizio. Nel processo di primo grado, il signor Faggiano è testimone. Al suo fianco, anche l’“Associazione contro la cultura socio mafiosa” di Luigi Budano si costituisce, come sempre, parte civile. Il prossimo 19 dicembre è prevista la requisitoria dell’accusa per tutti gli altri imputati, con la richiesta delle condanne. Il 6 marzo 2013 si svolgerà la Camera di Consiglio. “Il signor Faggiano – racconta Luigi Budano – ha sostenuto ore di interrogatori e per la sua scelta di denunciare ha ricevuto un encomio pubblico dal prefetto di Lecce, Giuliana Perrotta. Questo riconoscimento è fondamentale perché indica la necessità di un cambiamento di mentalità da parte di chi è vessato. I reati si combattono certamente in tribunale e con l’aiuto delle Forze dell’Ordine, ma la prevenzione e la cultura possono essere dei deterrenti straordinari per combattere questi fenomeni. E parlo con cognizione di causa perché sono stato anche io vittima di usura e ho denunciato (processo “Wall Street“). Sappiamo però che c’è ancora molto da fare: nel 2012, l’associazione ha seguito solo quattro casi”. E’ un concetto, quello della cultura della denuncia, su cui Luigi Budano insiste molto. Denunciare conviene, anche da un punto di vista economico. Nel rapporto con l’usuraio, si è sempre più deboli ed è necessario spezzare le catena della dipendenza con chi ricatta. Come lavora l’associazione? “Affianchiamo le vittime nella fase di pre – denuncia, durante tutto l’arco del processo e le aiutiamo nel reinserimento in ambito dell’economia legale. Le ritorsioni si manifestano prima della denuncia e durante la fase immediatamente successiva. E’ un modo per tenere queste persone ‘sotto scacco’ nell’estremo tentativo di farle desistere. Poi il silenzio. Qui siamo tutti volontari: ci affiancano uno psicologo e avvocati civilisti e penalisti. A differenza dell’Associazione Antiracket di Lecce (voluta da Alfredo Mantovano), che ha ottenuto 1 milione e mezzo di euro grazie al Pon Progetto Sicurezza e 10mila euro circa dalla Provincia, noi non riscuotiamo finanziamenti di alcun tipo”. Signor Faggiano, oltre alla vicinanza dell’associazione, chi l’ha sostenuta in questo percorso? “Ho ricevuto appoggio morale solo da parte degli inquirenti, degli investigatori e dell’associazione. Per il resto, sono completamente isolato. Le Istituzioni, qui a Trepuzzi, hanno solidarizzato con gli usurai. L’allora sindaco, Cosimo Valzano, ha testimoniato in favore del suo autista, Luigi Cinquepalmi, arrestato il 6 luglio 2010, durante il blitz. Anche la mia famiglia si è disintegrata. Sono entrato poi in una spirale di calunnie e diffamazione: è stato detto che ho utilizzato denaro per andare a trans ed escort (ndr: a tal proposito è sufficiente leggere il terzo commento in coda al pezzo del Tacco su 'Operazione Shylock') ma sono solo falsità. Per la cronaca, il mio stipendio di dipendente comunale non supera gli 800 euro”. Ha ottenuto risarcimenti? “Assolutamente no, eccezion fatta per una piccola donazione dalla Chiesa, grazie all’intervento dell’associazione. Non ho la partita Iva e non possono accedere al Fondo di solidarietà per le vittime di usura. E anche la legge regionale di sostegno alle famiglie non è stata mai finanziata”. Si tratta della legge n. 7 del 3 aprile del 2006. Luigi Budano la definisce “innovativa e completa” perché è la prima a prevedere il “soggetto” famiglia (e non solo le imprese) come destinataria di fondi. “Abbiamo combattuto affinché le disposizioni venissero attuate. Sarebbe uno strumento indispensabile di sostegno alle vittime”.
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