In Emilia Romagna da decenni si trivella il sottosuolo in maniera selvaggia. Il Corriere della Sera e Report mettono in correlazione i due fenomeni. Anche il Salento e la Puglia interessati dalle trivellazioni
(nella foto: Luna A, la piattaforma reticolare ad otto gambe della Ionica Gas, distante 7 km dalla costa, e collegata alla centrale di Crotone) Il terremoto in Emilia Romagna potrebbe non essere stato una tragica casualità. Il Corriere della Sera e Report mettono in relazione la tragedia che ha colpito le popolazioni emiliane con l’intensa attività di trivellazioni cui quella Regione è stata sottoposta negli ultimi anni. Se anche le trivelle non fossero state la cause del sisma, potrebbero aver accelerato il fenomeno. Sotto esame soprattutto le tecniche di ricerca di idrocarburi più invasive come il “fracking”. L’ipotesi di una correlazione tra i fenomeni, com’è naturale, mette in allarme tutte le regioni interessate da richieste di trivellazioni da parte di multinazionali del petrolio. E tra queste anche la Puglia. Attualmente in Puglia sono stati già accordati due permessi di ricerca di idrocarburi in mare ed uno sulla terraferma; sei concessioni di coltivazione (la produzione vera e propria) in mare e 15 sulla terraferma. Le zone interessate sono quelle denominate “D” ed “F” ovvero, nel loro complesso, tutta l’area costiera della Puglia, dal Gargano al Salento (la zona “D” è quella che si estende nel Mare Adriatico a sud del 42° parallelo e nel Mare Ionio fino allo stretto di Messina;si tratta della zona più vicina alla costa; la zona “F” ricalca lo stesso percorso della “D” ma più al largo). L’area interessata da queste attività si estende in tutto per 1.407,01 km quadrati. Le domande presentate per le ispezioni in mare sono due; quelle per la ricerca in mare sono 16; sono sei le domande di ricerca idrocarburi sulla terraferma; una domanda è stata presentata per la coltivazione di idrocarburi sulla terraferma. Sfoglia qui l’inchiesta del Tacco d’Italia n.88, Trivelle e gasdotti al largo di Otranto