IL REPORTAGE. Melpignano. Il restauro della chiesetta diventa ormai urgente, esposta com’è a continui furti che l’hanno privata del suo cuore, la tela del santo
MELPIGNANO – In griko, le persone del posto, lo chiamavano “Sidero”. Significa Isidoro. Sant’Isidoro, il santo agricoltore. A lui, in una terra che produceva olio e che da quell’olio traeva il principale sostentamento, hanno eretto una chiesetta in pietra leccese. Era il 1731. E la chiesetta era il simbolo di devozione ed anche della richiesta di favorire i raccolti e le “buone stagioni”.

La chiesetta, un grazioso edificio in mezzo alla campagna, sorge a Melpignano, a Nord della strada che conduce da Maglie a Gallipoli, nella contrada San Sidero, antico luogo medievale dei cavalieri templari. Nella Masseria San Sidero, al confine tra i feudi di Maglie e Melpignano è stato di recente riconosciuto, infatti, dallo studio di una pergamena medioevale, un antico possedimento dei Templari, uno dei più grandi tra quelli dell'ordine monastico-cavalleresco, legato alle crociate e ai viaggi dei pellegrini in Terra Santa, nel basso Salento. Era, quella, l’antica “strada dell’olio” che conduceva i mercanti verso Gallipoli dove si commercializzava gran parte dell’olio prodotto nel basso Salento.

Oggi la chiesetta di San Sideru ha bisogno di un intervento di restauro che la aiuti a sopravvivere. Le cattive condizioni in cui si trova hanno facilitato i furti, che l’hanno privata dell’altare, della grande tela raffigurante S. Isidoro l’agricoltore, con un aratro e animali domestici vicino, e della campana esterna.

Ma anche il campanile ‘a vela’ e la porta in legno, prima danneggiata e poi trafugata, hanno bisogno di un intervento. Più volte promesso dal Comune di Melpignano, che lo vorrebbe realizzare in collaborazione con i proprietari dell’antico manufatto, ma mai realizzato.

Nonostante l’appello, lanciato più volte, dai cittadini e dai comitati. Che chiedono anche che vengano rispettati e conservati il bel banco roccioso che funge da sacrato e gli antichi gradini, oltre ai tratturi con i solchi millenari del passaggio delle ruote dei carri, ed i muretti a secco, dai quali sarebbe opportuno togliere l’asfalto per ripristinare la stradina in sterrato.
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