Lavoro. Costa: ‘L’art 18 è una norma di civiltà’

 

Roma. Il commento del senatore del Pdl su alcune novità introdotte dalla riforma del lavoro del Governo Monti

ROMA – È una riforma che attendono tutti. Forse più delle altre. Sul lavoro e gli ammortizzatori sociali, più di qualsiasi altro tema, si spera che il Governo di Mario Monti dia una sterzata decisiva, rispetto ad una situazione che è, a dir poco, drammatica. Soprattutto per giovani e donne. La trattativa tra Esecutivo e Parti Sociali dovrebbe concludersi entro questa settimana ma già filtrano le prime indiscrezioni. Sarebbe prevista, una maggiore contribuzione per i contratti a progetto e di collaborazione nonché per quelli a tempo determinato. Inoltre l’apprendistato diventerebbe il canale principale di ingresso nel mondo del lavoro. Per quanto riguarda invece gli ammortizzatori sociali verrebbe introdotta una tutela universale, l’Assicurazione sociale per l’impiego che, con un importo massimo di 1.119,32 euro, andrebbe a sostituire la mobilità e le varie indennità di disoccupazione. Abbiamo voluto commentare queste prime notizie con il senatore del Popolo della Libertà Rosario Giorgio Costa, che sull’articolo 18 dice: “E’ una norma di civiltà purché venga letta come deve essere letta e non venga utilizzata per difendere lavoratori vagabondi”. La riforma del mercato del lavoro sembra in dirittura d’arrivo. L’accordo tra Governo e Parti Sociali eleverebbe il contratto di apprendistato al ruolo di canale principale di ingresso nel mondo del lavoro, prevedendo un maggior costo per i contratti a tempo determinato rispetto a quelli a tempo indeterminato, nonché l’aumento della quota contributiva Inps dei contratti co.co.pro che verrebbe avvicinata alle aliquote previste per il lavoro dipendente. La strada intrapresa è quella giusta? “Quando si introdussero i cosiddetti contratti atipici si pensò, innanzitutto, di mettere il datore di lavoro e le imprese nelle condizioni migliori possibili per creare posti di lavoro. Tuttavia, abusando negli anni di tali tipologie contrattuali (collaborazione coordinata e continuativa, a progetto, di formazione lavoro, di collaborazione occasionale le forme più diffuse) si è di fatto creata notevole povertà. Per quanto riguarda le agevolazioni per le assunzioni a tempo indeterminato è chiaro che se il costo del lavoro fosse inferiore e se il cuneo fiscale non fosse a livelli così alti, un imprenditore sarebbe maggiormente incoraggiato a dare lavoro. Allo stato attuale è fuor di dubbio che sia molto oneroso assumere, al punto che un imprenditore è maggiormente disponibile ad “accollarsi” l’onere di un figlio in più piuttosto che di un dipendente. Noi ci auguriamo che si proceda immediatamente alla adozione di provvedimenti che diano una spinta decisiva alla creazione di posti di lavoro. Attendiamo comunque il testo ufficiale della riforma per esprimerci con maggiore cognizione di causa. Solitamente i posti di lavoro sono sempre stati creati dall’edilizia ma purtroppo non ci sono più da fare tante case. Ci sarebbero da rivitalizzare i centri storici di tutti i Comuni d’Italia, sviluppando il turismo che è l’attività futura attraverso il quale sopperire al grande vuoto creatosi nell’industria manifatturiera. Il turismo e tutte le attività culturali ad esso connesse devono essere sostenute e devono essere oggetto di particolari attenzioni per il futuro”. In merito all’art.18 secondo indiscrezioni si andrebbe verso il mantenimento del diritto al reintegro solo per i licenziamenti discriminatori mentre quelli di natura economica verrebbero compensati con un indennizzo…. “Sì, dovrebbero essere riconosciuti maggiori poteri al giudice. Ma la questione qui è un’altra e riguarda principalmente coloro che non si impegnano adeguatamente nell’attività lavorativa e vogliono continuare a mantenere il posto di lavoro. Io ho avuto a che fare con gente che veramente meritava di andare all’inferno ma con la scusa dell’impossibilità di licenziarla vive da 10-15 anni senza fare alcun lavoro ma facendo solo cause”. Quindi secondo Lei l’art. 18 è il maggiore “responsabile” delle disfunzioni e dei problemi riguardanti il mercato del lavoro in Italia? “Se l’articolo 18 viene letto come deve essere letto non è responsabile di a, è una norma di civiltà. Ma se viene letto da un vagabondo diventa una violazione del diritto elementare del datore di lavoro di poter mandare via un proprio dipendente che non solo non vuole lavorare ma vuole essere anche pagato per non lavorare”. Per quanto concerne gli ammortizzatori sociali, la riforma dovrebbe prevedere l’introduzione di una Assicurazione sociale per l’impiego come strumento universale di tutela dei lavoratori, anche di quelli con minore esperienza. Dovrebbe invece essere mantenuta la cassa integrazione ordinaria e forse anche quella straordinaria, a scapito della mobilità. Possiamo dire che questa riforma contribuirebbe a far sparire l’attuale presenza di disoccupati di serie A e disoccupati di serie B? “Gli ammortizzatori sociali, qualsiasi ammortizzatore sociale va bene. Tuttavia negli ultimi tempi si è purtroppo acquisita la consapevolezza come non ci sia chi paga gli ammortizzatori e le tutele quindi ritorniamo sempre al solito punto che da anni ci portiamo dietro: bisogna creare sviluppo, creare i posti di lavoro affinché non ci si ponga più il problema di chi paga gli ammortizzatori. Bisogna però stare molto attenti, evitare che l’ammortizzatore sociale diventi un incentivo alla disoccupazione. È opportuno fissare dei termini ben precisi entro i quali il lavoratore deve risolvere la sua situazione occupazionale, perché sennò corriamo il rischio di istituzionalizzare la disoccupazione. Aspettiamo comunque, come detto prima, il testo ufficiale per trarne le dovute conclusioni”.

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