Brindisi-Taranto. La strategia di Vitali per rilanciarle

Roma. Nella proposta dell’onorevole del Pdl, interventi per i porti di Taranto e Brindisi, salvaguardia dei livelli occupazionali nel rispetto dell’ambiente

ROMA – Da anni le province di Taranto, Brindisi e Lecce si caratterizzano per molti record negativi, in vari settori: l’occupazione, le tematiche ambientali, il gap infrastrutturale. Questioni che le Istituzioni e la politica dimenticano ormai sistematicamente, per poi ricordarsene quando si è nell’imminenza di una campagna elettorale. È bastato, ad esempio, l’ennesimo rapporto, redatto questa volta dai periti chimici del Tribunale di Taranto, sull’inquinamento prodotto dall’Ilva, per scatenare una nuova ondata di comunicati stampa da parte dei nostri rappresentanti istituzionali. La relazione degli esperti del Tribunale del capoluogo jonico, diffusa alcuni giorni fa, ha infatti evidenziato l’esistenza di una possibile connessione tra le malattie, le morti causate da tumori e l’inquinamento prodotto dalle emissioni degli impianti industriali dell’Ilva. Ma non c’è solo l’ex stabilimento Italsider ad inquinare il Salento. C’è anche la centrale a carbone di Cerano e le innumerevoli discariche attraverso le quali si è gestito per decenni il sistema di smaltimento dei rifiuti. C’è quindi l’esigenza di tutelare il territorio e la sua immagine ma anche quella di rilanciarlo economicamente, attraverso un utilizzo più efficiente delle infrastrutture esistenti, in particolar modo dei porti pugliesi. In una sua proposta di legge, la n.533, l’onorevole del Popolo della Libertà Luigi Vitali propone l’adozione di interventi massicci per i porti di Taranto e Brindisi, rispettivamente sui terminal container e sui terminal passeggeri. E su Apulian Ports, l’Associazione delle Autorità Portuali Pugliesi (Bari – Taranto – Brindisi) inaugurata due settimane fa dal governatore Nichi Vendola, dice : “Sarà il tempo a dirci se avrà avuto la capacità di mettere in rete i porti pugliesi o se sarà stata solo una vetrina”. Nella sua proposta di legge per le Province di Taranto e Brindisi propone l’istituzione di zone franche e l’adozione di interventi infrastrutturali per i porti dei due capoluoghi pugliesi. Può chiarirci meglio questo aspetto? E soprattutto cosa pensa di Apulian Ports, l’associazione delle autorità portuali pugliesi inaugurata dal governatore Vendola? Potrà produrre maggiore occupazione e competitività per la Puglia? “Nel pensare la proposta di legge per il rilancio economico ed occupazionale delle province di Brindisi e Taranto sono partito dalla considerazione che nelle due città capoluogo trovano insediamento attività industriali con altissimo impatto ambientale (centrali a carbone a Brindisi, Ilva ed idrocarburi a Taranto) che probabilmente hanno contribuito a fare di questi territori le aree con la maggiore incidenza di tumori dovuti a fattori ambientali. A ciò si aggiunga il più alto tasso di disoccupazione e gli ultimi posti nella classifica relativa alla vivibilità. Bisogna porsi il problema di avviare una serie di interventi finalizzati a facilitare il rilancio economico, consentendo di migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle popolazioni interessate. Pertanto, gli interventi proposti, mirano a coinvolgere realtà produttive locali nella gestione aeroportuale, ad incoraggiare ed incrementare i traffici portuali ed aeroportuali rilanciando l'agricoltura e vivacizzando le piccole e medie imprese. In concreto, si passa dalla stipulazione di un accordo di programma tra la Regione Puglia ed il Governo per la salvaguardia dei livelli occupazionali esistenti, all'istituzione di due punti franchi nei porti di Brindisi e Taranto. Sino all'autorizzazione di limiti di impiego quindicinali per 6 milioni di euro, capaci di attivare fondi per 50-60 milioni di euro. Su Apulian Ports mi riservo un giudizio definitivo. Se non è stata una vetrina fine a se stessa e se avrà la capacità di mettere in rete i porti pugliesi senza conflittualità ma in maniera complementare per aggredire il mercato, sarà stata sicuramente un'ottima cosa. Ma sarà solo il tempo a dircelo”. I territori di Taranto e Brindisi sono fortemente vessati a livello ambientale: la centrale di Cerano, l’Ilva, per la quale proprio pochi giorni fa i periti chimici del Tribunale di Taranto hanno confermato “l’emissione di sostanze di diversa natura pericolose per i lavoratori dello stabilimento e per le popolazioni limitrofe”, le numerose discariche. Si potranno mai “chiudere” queste ferite inferte al territorio? “Credo ci vorranno decenni per mitigare o risanare le ferite all'ambiente prodotte da insediamenti come la centrale di Cerano e l'Ilva. Ma non è piangendoci addosso o portando immediatamente alla chiusura di questi impianti che risolveremo il problema. E' necessario avviare una fase di riconversione, una fase che ha bisogno di idee, investimenti enormi, programmi. Nel frattempo credo che non bisogna abbassare la guardia dai controlli di carattere ambientale. Abbiamo l'esempio di Bagnoli. Dovremo seguire la stessa strada ma per tempo”. Nella relazione introduttiva della sua proposta di legge Lei fa riferimento al Governo regionale di Fitto come ad un esecutivo “capace di far confluire in Puglia tutte le possibili risorse statali e comunitarie”. Non Le sembra un po’ riduttivo legare lo sviluppo di un territorio solo ed esclusivamente all’ottenimento di risorse se poi le stesse, come molto spesso accade, vengono utilizzate molto male non producendo alcun tipo di benessere per la collettività? “Sono assolutamente d'accordo. Non è sufficiente attrarre risorse. E' necessario che siano spese bene e sopratutto in attività e progetti innovativi di ampio respiro. Io mi sono limitato, in primo luogo, a dare atto alla Giunta Fitto di avere, assieme a quella Di Staso, risanato un buco di 4.000 miliardi di vecchie lire. In secondo luogo di aver fatto della Puglia la Regione meridionale maggiormente capace di utilizzare tutti i fondi comunitari al punto da ottenere premialità. Sull'adeguata utilizzazione o meno mi limito ad osservare che la diffusione sul territorio pugliese di Resort e SPA mediante il recupero di vecchie masserie o altri agglomerati agricoli è frutto della politica lungimirante della giunta Fitto. A ciò si aggiungano decine di iniziative produttive nate con le agevolazioni di quella Giunta. E mi sia consentito un paragone: prendendo atto della situazione attuale, sopratutto nella sanità, mi sembra che ci siano più ragioni che ci facciano rimpiangere quei tempi. E forse anche i pugliesi lo hanno capito. Ma voglio concludere con una puntualizzazione. La mia proposta, come ogni iniziativa che incide sull'economia, ha bisogno di risorse per essere realizzata. Non esiste lo sviluppo a costo zero. Purtroppo più che la volontà politica credo che abbia inciso la gravissima situazione economica del Paese sul fatto che questa proposta sia rimasta ancora nei box del Parlamento. Non si è assolutamente ridotta, però, la mia speranza di poter, prima o poi e compatibilmente alla situazione economica, rilanciare questa iniziativa legislativa”.

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