Ciccio Prete, punto e a capo

Bari. La Regione è favorevole a vagliare i progetti di raccordo degli impianti. Ma i soggetti interessati sono “impossibilitati”

BARI – La Regione è disponibile a valutare i progetti presentati dagli enti coinvolti. Peccato che gli enti coinvolti non abbiano alcun interesse a presentare progetti. Si è conclusa con un a di fatto la riunione di ieri in Regione attorno alla possibilità di collegare tra loro gli impianti realizzati negli anni da più soggetti presso il depuratore Ciccio Prete di San Cataldo. Impianti terminati in alcuni casi, da pochi mesi, e che tuttavia non possono entrare in funzione perché risultano isolati rispetto all’intera rete. La situazione è tutt’altro che semplice. Perché nell’area di San Cataldo il Comune di Lecce ha realizzato un depuratore, la condotta di trasporto delle acque fino a San Cataldo, un impianto di sollevamento e spinta dei reflui con una condotta sottomarina ad 1,5 km dalla costa; il consorzio Asi ha costruito un altro impianto di depurazione a servizio dei reflui della zona industriale di Lecce e realizzato, nella zona industriale di Lecce e Surbo, una rete per la distribuzione ai fini del riutilizzo in industria dei reflui comprensiva di due torri di accumulo, ma che la rete, distante circa 10 km da luogo di ubicazione del depuratore, non è collegata all'impianto depurativo. Il consorzio di bonifica “Ugento e Li Foggi” ha costruito un impianto di affinamento dei reflui depurati che, però, non è mai andato in esercizio, oltre ad una condotta, interrata per circa12 km, che termina in una vasca di accumulo ed una rete di distribuzione delle acque per il riutilizzo in agricoltura. Ma ieri in Regione i soggetti interessati hanno dichiarato la impossibilità tecnica di redigere i necessari progetti per raccordare gli impianti. Il sindaco di Vernole Mario Mangione intanto si è detto intenzionato a chiedere un ristoro dei danni che la sua comunità patisce da sempre. 14 dicembre 2011 Ciccio Prete. Tutti in Regione BARI – L’inventario degli impianti è stato realizzato ed ora si passa alla fase 2. Dopo sopralluoghi, verifiche amministrative e incontri tra gli enti e i soggetti che sinora hanno realizzato autonomamente le opere infrastrutturali, sì è finalmente conclusa la fase di rilevazione della situazione per la depurazione, lo smaltimento, l'affinamento e il recapito finale dei reflui del depuratore “Ciccio Prete“. Ed oggi tutti enti ed i soggetti interessati si ritroveranno a Bari, alla riunione convocata presso l'assessorato ai lavori pubblici della Regione e alla quale sono stati invitati i Comuni di Lecce e Vernole, Ato ed Arpa Puglia, l'Aqp regionale e provinciale, il consorzio di bonifica “Ugento e Li Foggi” e il consorzio Asi. Preso atto dei sopralluoghi e delle verifiche, si darà avvio alla seconda fase, ovvero all’individuazione del modo per raccordare gli impianti esistenti ed assegnare al depuratore un recapito finale dei reflui diverso dallo sversamento nel mare di San Cataldo. La soluzione più volte proposta, in primis dal sindaco di Vernole Mario Mangione, è quella del riuso in agricoltura o nelle industrie presenti nell’area Pip di Lecce e Surbo. “Spero – ha affermato il sindaco Mario Mangione – che il territorio in ogni sua espressione rappresentativa voglia attivamente farsi carico della ormai annosa questione dei reflui di Ciccio Prete e voglia concertare, nelle sedi istituzionali preposte, la soluzione allo sversamento a mare delle acque per affrontare e risolvere definitivamente la vera questione della marina di San Cataldo”. 21 aprile 2011 Ciccio Prete ci vede doppio di Alfredo Ancora LECCE – Il depuratore di Ciccio Prete non lascia, raddoppia. Almeno quello del Comune di Lecce che è gestito dall’Acquedotto Pugliese, perché l’altro, quello del Consorzio Asi sempre a Ciccio Prete, è ancora sotto sequestro con i lavori di adeguamento in corso. Il primo, quello di Lecce, depura i liquami delle fogne della città di Lecce, mentre l’altro, com’è noto, dovrebbe depurare i liquami provenienti da Surbo e dalla zona industriale. Ebbene il depuratore della città di Lecce sarà ampliato, raddoppiato come capacità, per depurare i liquami provenienti non solo dalla città di Lecce, ma anche da Surbo (che così libererebbe il depuratore del Consorzio Asi), da Aria Sana, Borgo Piave, dal villaggio di Campo Verde, dalle Case Simini, da Casalabate, Frigole, San Cataldo, Torre Chianca, Torre Rinalda, Villa Convento, dai Villaggi Adriatico e Dario, da Castromediano, Giorgilorio, dalle Idrovore, dai Marangi e dalla Masseria Cucchiari, da Mezzagrande, da San Ligorio e dal supercarcere di Borgo San Nicola. Il depuratore passerebbe così dagli iniziali 94.000 abitanti, capacità che aveva quando fu costruito nel 1998, e dai 120.000 che ha raggiunto con i lavori di adeguamento intervenuti nel tempo, ultimo dei quali nel 2008, alla capacità di smaltire liquami prodotti da 195.000 abitanti, così come vuole il progetto di ampliamento presentato da Aqp in Comune lo scorso mese di dicembre. Il progetto di ampliamento lo ha voluto la Regione Puglia che ha anche stanziato otto milioni e 350.000 euro. Aqp ha predisposto il progetto che prevede il raddoppio dell’attuale depuratore e poi lo ha presentato in Comune chiedendo il parere di compatibilità ambientale. E l’Ufficio Ambiente di Palazzo Carafa nei giorni scorsi ha dato il via libera ponendo però una serie di condizioni da attuare sia nella fase di apertura del cantiere sia in quella della successiva gestione ordinaria del nuovo impianto. Per esempio, a cantiere aperto, il Comune ha chiesto una serie di misure per ridurre le polveri, minimizzandone le emissioni in atmosfera; è stata chiesta l’adozione di sistemi di bonifica delle gomme degli automezzi e protocolli precisi per pulire i percorsi stradali attraversati dai camion; la predisposizione di misure precise per scongiurare i pericoli “connessi con eventi piovosi che dovessero verificarsi a scavi aperti”. In fase di esercizio invece l’impianto dovrà avere vasche dei fanghi assolutamente impermeabili come i serbatoi dei reagenti; una barriera verde ed antiodore che cinga l’intero perimetro del depuratore. Il Comune ha imposto un monitoraggio periodico sui reflui in uscita, sulla qualità dell’aria e sul livello di inquinamento della falda, oltre a tutta una serie di misure che puntino alla salvaguardia dell’ambiente e della salute pubblica. Niente si dice però dello smaltimento delle acque reflue che, così dovrebbero continuare ad essere smaltite in mare. E questo non fa certo piacere al sindaco di Vernole Mario Mangione che da tempo si batte per un uso in agricoltura o nell’industria delle acque reflue depurate, utilizzando i tanti impianti appositamente costruiti nel tempo e mai utilizzati. “Dispiace che i tecnici del Comune di Lecce abbiamo dato parere positivo al raddoppio del depuratore senza prendere in considerazione la questione dello scarico dei reflui – dice il sindaco Mangione. – Questo non rispetta la vocazione turistica del nostro territorio. Il Comune di Lecce sta investendo molte risorse per il rilancio di San Cataldo ma se non si risolve la questione dello scarico a mare dei reflui sarà tutto inutile, si mortificheranno le ambizioni di crescita di questo territorio”. E una domanda resta sullo sfondo: dove hanno sversato finora i liquami di fogna i vari villaggi turistici e frazioni che ora verranno allacciati a Ciccio Prete? // I reflui? Per l’agricoltura Dopo Pasqua dovrebbe arrivare il via libera ai lavori per utilizzare le acque reflue di Ciccio Prete in agricoltura e nell’industria, come da tempo chiede tenacemente il sindaco di Vernole, Mario Mangione. Si terrà infatti nella settimana dopo Pasqua la riunione con tutti gli enti interessati ai lavori e cioè la Regione Puglia, Aqp, il Consorzio Asi, il Consorzio di Bonifica Ugento e Li Foggi, i Comuni di Vernole e Lecce, la Provincia di Lecce. Se tutto andrà bene si potranno mettere in esercizio impianti del valore di cento milioni di euro costruiti negli anni per utilizzare in agricoltura o industria le acque reflue di Ciccio Prete e rimasti finora del tutto scandalosamente inutilizzati, mentre le acque reflue, a volte depurate altre no, finiscono nel mare di San Cataldo. In una riunione a Bari del dicembre scorso il Consorzio di Ugento Li Foggi aveva assunto l’impegno di trasmettere i progetti dei suoi impianti, compreso quello di affinamento delle acque reflue di Ciccio Prete, costruito a 100 metri dai depuratori e rimasto sempre inutilizzato, alla direzione tecnica dell’Aqp per valutare la compatibilità fra quel vecchio impianto e le attuali norme di tutela ambientale. Aqp ha presentato una relazione all’Ufficio Acque dell’assessorato ai Lavori Pubblici della Regione dalla quale emerge che l’adeguamento del vecchio impianto costerebbe quasi quanto costruirne uno nuovo. “Sembra ci vogliano circa 800.000 euro – dice Mangione – per risolvere il problema dell’impianto di affinamento delle acque di Ciccio Prete. Non credo sia una cifra difficile da reperire. Con pochi soldi eviteremmo di scaricare a mare le acque reflue, come stanno facendo tutti i depuratori del Salento che stanno puntando al recupero delle acque depurate. Con l’impianto di affinamento efficiente le acque di Ciccio Prete andrebbero alla vasca di San Ligorio e da lì usate in agricoltura o alla zona industriale di Lecce”. Intanto Mangione è un po’ meno solo nella sua battaglia. Il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, gli ha scritto una lettera con la quale afferma di “condividere il tuo pensiero circa una soluzione alternativa allo sversamento in mare delle acque reflue”. Perrone indica, come già aveva fatto Mangione, il caso del depuratore di Gallipoli come “esempio di una collaborazione fruttuosa tra diverse comunità in materia di ambiente”. Il sindaco di Lecce ha affermato poi: “Condivido la necessità di sfruttare l’impiantistica esistente migliorandola e traendone i benefici che il nostro territorio merita”. Solidarietà alla battaglia fin qui solitaria di Mangione è arrivata anche dal Comune di Melendugno dove la giunta guidata da Vittorio Potì ha approvato una delibera di sostegno al Comune di Vernole. Riassunta la lunga storia degli impianti realizzati e mai utilizzati e delle acque di Ciccio Prete che finiscono in mare, gli amministratori di Melendugno scrivono di “condividere le preoccupazioni e le iniziative del Comune di Vernole riguardanti gli inconvenienti generati dagli scarichi a mare del depuratore di Ciccio Prete al servizio della città di Lecce e di sostenere nelle competenti sedi istituzionali le iniziative del sindaco di Vernole volte all’eliminazione degli inconvenienti lamentati”. Articoli correlati: 'Ciccio Prete'. Indagini concluse: due indagati Ciccio Prete. Nasce la ‘cabina regia'

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