Economia salentina. Uno spiraglio oltre la crisi

Lecce. Il Rapporto 2011 di Unioncamere parla chiaro: il Salento è ancora molto lontano dagli standard nazionali di crescita ma la ripresa è iniziata

LECCE – Il Salento intravede uno spiraglio di luce da un orizzonte di crescita ancora molto lontano. E’ ciò che emerge dal Rapporto 2011 di Unioncamere, presentato venerdì scorso dal presidente Alfredo Prete nel corso della Giornata dell’economia. È vero: la produzione del Pil registra una flessione, mostrando tutti i limiti di un sistema economico ancora lontano dagli standard nazionali quanto a produzione della ricchezza e dimensioni delle aziende; inoltre continua a permanere il gap infrastrutturale ed a salire il tasso di disoccupazione. In un momento di fortissima crisi, però, gli imprenditori si stanno dimostrando capaci di riorganizzarsi: si è rinnovata la vitalità imprenditoriale dopo qualche anno di flessione e l’economia salentina è tornata ad aprirsi ai mercati internazionali, recuperando parzialmente la quota di esportazioni persa per strada nell’ultimo quinquennio. Inoltre continua a crescere l’appeal turistico della provincia di Lecce, pur permanendo ancora tanta strada da percorrere per migliorare i servizi offerti agli ospiti. “Tutto ciò – ha commentato Prete – è sintomo di una lenta ma progressiva guarigione. A patto però di accettare nuove sfide e cogliere nuove opportunità: bisogna lavorare affinché la ripresa sia solida e con ricadute soprattutto sul piano dell’occupazione; è necessario superare i nostri limiti – ha detto -, su tutti quello relativo alle dimensioni delle imprese, e gli steccati culturali che impediscono di guardare al di là del proprio orticello di potere. Uno strumento come quello delle Reti di imprese per esempio, che la Camera di Commercio sta cercando di diffondere insieme alla Provincia di Lecce, può diventare un formidabile traino per lo sviluppo del nostro territorio”. // La produzione di ricchezza Il Pil a prezzi correnti dell’economia salentina registra una flessione dello 0,6%. Una performance decisamente deludente se si considera che in Puglia e in Italia riprende a crescere. Nel 2009 la perdita fu sensibilmente superiore (-1,9% a fronte del -3,3 regionale), nel 2010 invece l’economia provinciale non riesce a beneficiare degli effetti della ripresa. Prima della crisi, tra il 2000 ed il 2008, la crescita del Pil provinciale è stata molto sostenuta, con punte del 6,9% nel 2006. Nella graduatoria nazionale in base al Pil pro-capite, Lecce si piazza al 94esimo posto con 16.527 euro annui (-0,7% rispetto al 2009). In Puglia nello stesso periodo il reddito cresce dello 0,6% (16mila 818 euro), mentre la media nazionale è per noi imbarazzante: 25.615 euro (+1,4%). Differenze che testimoniano il ritardo della provincia di Lecce: 9mila euro di Pil pro-capite in meno rispetto alla media nazionale. Quanto a produzione di valore aggiunto, il terziario fa la parte del leone: aumenta il proprio contributo alla ricchezza creata nel Salento, toccando il 76,3% su un totale di 12 miliardi di euro. L’industria si ferma all’11%; poi seguono costruzioni (10,4%) e agricoltura (2,4%). Nel medio periodo (2003-09) il valore aggiunto provinciale cresce a ritmi più elevati rispetto a Puglia e Italia: del 3,3% rispetto all’1,6% regionale e al 2,2% nazionale. // Le dinamiche demografiche di impresa Nel 2010 il tessuto imprenditoriale salentino ha ricominciato a crescere. Al 31 dicembre le imprese registrate risultano essere 72.475, che diventano 82.637 unità produttive comprese le localizzazioni. Il settore dei servizi risulta il comparto più dinamico, mentre agricoltura e manifatturiero registrano ancora qualche perdita. Guardando alla natimortalità registrata in provincia al 31 marzo 2011 emergono dati che non sono positivi come quelli registrati nel 2010, ma che registrano una nuova crescita nel tessuto imprenditoriale nel comparto delle costruzioni (0,77% in più). Eppure l’attività produttiva del settore edile è rimasta in Italia pressoché invariata rispetto all’anno precedente (per effetto del calo dell’edilizia privata). Continuano ad aumentare le società di capitale: nel 1998 erano appena il 7,33% dell’intero stock, ora sono l’16%. Si riducono sensibilmente le ditte individuali: ora costituiscono il 68% del tessuto imprenditoriale, nel 1998 erano l’80%. // Occupazione e reddito I segnali di ripresa dell’attività produttiva non si traducono in un miglioramento dei livelli occupazionali. Il numero di occupati è passato da 243.300 persone del 2009 a 240mila nel 2010, con una riduzione pari a 3.285 unità (-1,3%). Trend negativo in linea con quelli nazionale (-0,7%) e regionale (-1,2%). Il tasso di occupazione leccese è in linea con il livello regionale (44,4%), ma è distante 12,5 punti percentuali dal tasso nazionale (56,9%): il risultato più basso degli ultimi dieci anni. Il tasso di disoccupazione è scoraggiante: 17,7%, contro l’8,4%. In un anno i disoccupati sono aumentati di 4.545 unità. Il calo del numero di occupati ha determinato un’impennata del tasso di disoccupazione; risulta, infatti, evidente il forte incremento della disoccupazione in provincia, tra il 2007 ed il 2010, cresciuto in tale periodo di oltre 3 punti percentuali (dal 14,5% del 2007 al 17,7% del 2010). Un altro segnale del fatto che la crisi esercita ancora i suoi effetti negativi deriva dall’osservazione dei dati della Cassa Integrazione Guadagni (Cig): le ore erano 9 milioni nel 2009, sono quasi 10 milioni nel 2010 (+10,6%). // L’apertura internazionale Anche in provincia di Lecce, in linea con il trend nazionale, tornano a crescere le esportazioni: +10,7%. Fatto positivo soprattutto se confrontato con la drastica riduzione del 2008-2009 (-44,8%). Lo “slancio” delle esportazioni ha interessato anche la dinamica nazionale, con una variazione positiva del 16,4%, ma con livelli ancora lontani rispetto a quelli raggiunti nel 2008. Sulla base di un orizzonte temporale più ampio. È utile notare che il volume delle esportazioni provinciali dal 2006 al 2010 si è ridotto del 37,4%: dato che mette in luce una difficoltà strutturale delle imprese leccesi ad imporsi sui mercati internazionali. I partner commerciali del Salento sono principalmente europei (circa il 75% delle destinazioni). Rispetto al 2009, la domanda mondiale di beni e servizi prodotti in provincia di Lecce è aumentata in tutte le aree geografiche, tranne in Oceania e in America (che però messi insieme non raggiungono il 10% del volume complessivo delle esportazioni salentine). Da segnalare nel 2010 la ripresa del Tac: +17%, comunque molto lontano dai livelli degli anni scorsi. Basti pensare che nel 2006 a tale comparto si doveva circa il 60% del totale delle esportazioni della provincia, mentre oggi la sua quota si è quasi dimezzata (ora ha un’incidenza ferma al 35,6%). 26 maggio 2011 Domani è la giornata dell'economia Apertura ai mercati internazionali, produzione della ricchezza, valore aggiunto, dinamiche demografiche delle imprese salentine, occupazione, credito, infrastrutture: sono solo alcuni degli indicatori socio-economici relativi al 2010 che il presidente della Camera di Commercio di Lecce, Alfredo Prete presenterà domani venerdì 27 maggio alle ore 10,30 presso la sala consiliare dell’Ente Camerale salentino. Nell’occasione verrà consegnato ai giornalisti presenti il Rapporto Economico 2011, redatto dal Servizio Studi e Statistiche della Camera di Commercio di Lecce su dati elaborati dall’Istituto Tagliacarne per la nona Giornata dell’Economia. Un’occasione per tracciare un bilancio e analizzare tendenze, criticità e positività dell’economia salentina, partendo dal punto di osservazione privilegiato della Camera di Commercio.

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