GUARDA IL VIDEO. Casarano. Grande partecipazione al convegno organizzato per il 9 aprile dall’Associazione scuola-lavoro Ascla a proposito della crisi economica e delle strategie per lasciarla alle spalle. Intervista al presidente Negro, sulle prospettive future
CASARANO – Ritrovare la motivazione per uscire di casa, ogni giorno. Recuperare la spinta necessaria per guardarsi allo specchio, darsi una ritoccata ed iniziare una nuova giornata. Riscoprire in se stessi, ancor prima che fuori, la forza per guardare all’oggi ed al domani senza distogliere lo sguardo. Con positività. Con quel giusto ottimismo che fa raccogliere la sfida. Sembra un’impresa da poco eppure non lo è affatto. Non lo è soprattutto oggi, che la pesante crisi economica ha coinvolto i valori, li ha resi deboli, traballanti. E l’edificio delle certezze di ognuno si è praticamente sfaldato. Per una volta non si è parlato di lavoratori come di pedine da “piazzare” a piacimento sulla scacchiera del mercato, nel convegno organizzato da Ascla, l’Associazione scuola lavoro di Casarano, lo scorso 9 aprile alla Fondazione Filograna. Non si è parlato di “un numero x di unità” alla ricerca di occupazione. Si è parlato invece di persone, di uomini e di donne con difficoltà economiche. Persone che hanno perso il lavoro e poi hanno perso la fiducia. “La crisi economica – dice Giuseppe Negro, presidente di Ascla – è soprattutto una crisi umana e pertanto va affrontata dal punto di vista umano, considerando i lavoratori come persone nel loro intreccio di emozioni e sensazioni, di vissuti e di perduta voglia di rialzarsi”. 400 presenti ed un auditorium che non riusciva più a contenere tanta partecipazione, segnale fortissimo di quanto la tematica trattata sia sentita. “Il lavoro dell’uomo”, era il titolo del convegno; già esplicito nei suoi intenti. Vi hanno preso parte “nostri amici”, continua Negro, che hanno raccontato esperienze. Dunque non hanno snocciolato dati, hanno parlato di sé. E sono stati capiti, percepiti come portatori di un messaggio reale. “Che, forse, nel modesto suo apporto può aver aiutato qualcuno a reagire”, aggiunge.

Al tavolo con Negro c’erano dunque Davide Bartesaghi, amministratore delegato “In-presa”, e Monica Poletto, presidente nazionale Cdo “Opere sociali”. “Il lavoro è veramente espressione di sé – ha detto quest’ultima nel suo intervento -; per questo un uomo che non lavora è un uomo che è più in difficoltà a cogliere la potenzialità della propria grandezza”. Secondo Bartesaghi le esperienze di stage costituiscono un concreto esempio di come i titolari dell’azienda siano “costretti” a pensare un modo nuovo di affrontare il proprio lavoro. “Perdere del tempo” insegnando il mestiere ad un ragazzo che spesso vive forme di disagio culturale e sociale, se da un lato può essere letto in chiave di incoerenza rispetto alla logica della produttività quotidiana, dall’altro stimola la presa di coscienza di svolgere un compito utile nei confronti del mondo. “Questo modo di concepire il proprio impegno nella realtà – ha spiegato – fa lavorare con gusto, facendo cadere ogni tipo di distinzione tra lavoro formale, informale o gratuito”. La sfida lanciata da Ascla è dunque presto detta: impegnarsi a fare la “rivoluzione”, divulgando l’importanza del principio di partecipazione anche dei dipendenti ai processi aziendali. Come fare? Tramite una rete di relazioni, che coinvolga imprese del territorio ed anche il Centro di solidarietà, frequentato da persone in difficoltà lavorativa. “Smuovere” la coscienze, non scoraggiarsi. “Siamo davanti – Negro ne è sicuro – ad un necessario cambiamento di mentalità”.
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