Si parano davanti agli occhi di tutti, grazie alla Tv, ai giornali e a internet, le drammatiche sollevazioni popolari esplose, e tuttora in atto, in alcuni Paesi del Nord Africa mediterraneo, dietro un generale anelito di maggiore libertà e di più umane condizioni di vita. Proprio in concomitanza con tali eventi ad altissima tensione e impatto e dagli imprevedibili esiti futuri, da noi si rievoca, in questi giorni, il ventesimo anniversario delle non meno drammatiche ondate di sbarchi, sulle coste pugliesi e del Salento in modo particolare, in cui erano coinvolte decine di migliaia di albanesi, genti di tutte le età e condizioni, reduci, anch’esse, da un lungo periodo di regime dittatoriale e dagli immediati, contraddittori postumi, catastrofici sotto l’aspetto economico e finanziario, con conseguente clima di disperazione, sparsosi a macchia d’olio in ogni strato sociale. Tanto con riferimento al corrente primo scorcio del 2011, quanto riandando al 1991, si tratta di eventi e fenomeni che, letteralmente, lasciano sconvolti e raggelano il sangue, anche rapportandoli alle sensibilità opache e alle coscienze disattente e distaccate. Del resto, il giorno d’oggi con maggiore eco, non è altro che il riverbero delle gravi, grandi differenze che esistono, su scala planetaria, sul fronte dei livelli di vita: dove, opulenza, ricchezza e agiatezza, dove, al contrario, stenti, miseria e fame. Al che, s’impone di passare a giocare una partita indubbiamente ardua, forse delicata e difficile già a concepirsi, il cui fischio d’inizio da parte dell’arbitro – che, nella circostanza, indossa semplicemente la divisa del buonsenso, della ragionevolezza e della solidarietà con l’obiettivo di una seppur minima equità esistenziale – è però sul punto di trillare. Sta, insomma, per inaugurarsi e snodarsi un campionato, nelle cui fila tutti i contendenti, indistintamente, saranno chiamati a essere protagonisti, a compiere la loro parte sul campo. Negli stessi terreni di gioco, non vi saranno, ai margini, panchine per riserve o rincalzi. E’ peraltro consolante sapere che siffatto torneo terminerà solamente con vincitori, apportando, finalmente, dignitose condizioni d’ordine sociale, civile ed economico per la stragrande maggioranza delle tifoserie che, sin qui, sono rimaste squalificate, espulse, estraniate da medaglie, bronzi e premi. Nel frattempo, in attesa del calcio d’inizio, ci si specchi, idealmente, nello scenario del Paese delle Aquile richiamato in apertura, dove, sebbene con incertezze e contraddizioni, le cose appaiano obiettivamente cambiate in verso positivo. Dal paesello natio affacciato sul Canale d’Otranto, a chi scrive, sin dai tempi ameni della fanciullezza, è sovente dato di godere della visione delle coste albanesi. Ma, ora, è come se, nel retroterra delle stesse, dietro le quinte, spiri un’aria diversa, fra contorni sereni, quasi familiari. Venerdì 4 marzo, ad esempio, giornata dal cielo cupo e mare scuro e tuttavia atmosfera tersa e pulita, del sole nemmeno l’ombra, i rilievi in sequenza sino alla rada di Valona, dalla sagoma color grigio scuro, sembravano sorridere, le sommità delle cime imbiancate suscitavano allegria. Ovviamente, è d’obbligo auspicare che, anche per le popolazioni dell’area nordafricana, abbiano fine rapidamente le legittime lotte e rivendicazioni e intervengano sviluppi positivi ai fini della loro esistenza. Lecce, 6 marzo 2011 Rocco Boccadamo e.mail: [email protected]