Brindisi. Il patrimonio apparteneva al pluripregiudicato, Florenzo Borselli, di Cisternino, considerato dagli inquirenti soggetto orbitante la consorteria mafiosa. Il suo nome comparve nell'inchiesta “Berat Dia” condotta anni fa dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Lecce e Bari
Aggressione ai beni indebitamente acquisiti per mettere in ginocchio gli esponenti delle organizzazioni criminali locali. Rientra in quest’ottica l'operazione svolta dal personale della Divisione Anticrimine, sezione Misure di Prevenzione, guidata dal Vice Questore Aggiunto Alberto Somma, in collaborazione con le forze Interpol, per la confisca del patrimonio del pluripregiudicato Florenzo Natale Borselli, 55 anni, di Cisternino, personaggio orbitante nella consorteria mafiosa Sacra Corona Unita. A seguito del giudizio di 1° grado, il Tribunale di Brindisi, accogliendo in pieno la tesi accusatoria, sostenuta dal pm della Procura di Brindisi, Adele Ferraro, ha disposto l'applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno a carico di Borselli e, come detto, la confisca di tutti i beni già sottoposti a sequestro anticipato. Si tratta di un immobile con annesso terreno agricolo per un valore stimato in 800 mila euro, di una Ferrari del valore di oltre 150 mila euro, di una Porsce del valore di 30 mila euro, di una somma di denaro depositata presso un istituto di credito estero per un valore di 317 mila euro e quote pari al 95% di una società a responsabilità limitata (la Bo.Ra). A carico di Borselli pende tutt'ora un procedimento penale imperniato sulla imputazione di turbativa d’asta gestita da una organizzazione operante nel comprensorio di Brindisi, Ostuni e Ceglie Messapica nell’ambito dell’operazione “Incanto”. Il nome di Borselli, gioielliere di professione, nato a Cisternino, ma residente a Carovigno, emerse in un'importante indagine del Centro Operativo Dia di Bari e della Sezione Operativa Dia di Lecce su attività illecite poste in essere da un’organizzazione criminale dedita all’importazione dall’Albania di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti. E' l'operazione “Berat Dia” che, il 9 ottobre del 2007, porta in carcere 12 persone (di cui due albanesi) ritenuti responsabili di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, danneggiamento, incendio doloso e detenzione di armi comuni da sparo e da guerra. I nomi: Giuseppe Raffaele Brandi, Francesco Giovanni Brandi, Giuseppe Gerardi, Florenzo Borselli, Mario Andriola, Enrico Colucci, Cosimo Gerardi, Antonio Lococciolo, Andrea Zingarello, Arben Lekli, Viktor Lekli, Gianfranco Contestabile. Le investigazioni erano iniziate due anni prima e vertevano da un lato sul sodalizio criminale dei fratelli Brandi di Brindisi che taglieggiava gli imprenditori locali e, dall'altro, su un gruppo capeggiato dai cosiddetti “fratelli semaforo” Arben e Viktor Lekli, albanesi, attivi nel traffico di sostanze stupefacenti. Durante la fase esecutiva dell’operazione, la stessa Dia sequestrò preventivamente i beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre un milione di euro. “Le indagini – come si legge nella relazione Dia del 2° semestre del 2007 – hanno acclarato tentativi di infiltrazione del sodalizio all’interno dell’amministrazione comunale di Brindisi, nonché la simulazione di vincite al Casinò, quale strumento di riciclaggio per giustificare illecite possidenze”. Reato, quest'ultimo, del quale fu accusato proprio Borselli, considerato un fiancheggiatore dell'organizzazione al pari del consigliere comunale di Alleanza Nazionale Massimiliano Oggiano, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale che si dichiarò estraneo ai fatti. L’ex consigliere fu rinviato a giudizio “per aver concorso, in qualità di soggetto non organicamente affiliato, all’attività e alle condotte dell’associazione mafiosa diretta dai fratelli Brandi”, come contestato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, alla fine dell’inchiesta. Oggiano, con un passato da calciatore, è attualmente il presidente dell'Ads Mesagne 1929.
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