Piccoli sfasamenti tra genitori e figli in un lied di Mahler
Mamma, mamma… ho fame, dammi del pane o per me è la fine! Aspetta, piccolo mio, la mietitura è domani. Dopo la mietitura il bambino torna a implorare, ma c'è la trebbiatura, poi bisognerà ancora impastare e accendere il forno. “E quando il pane fu sfornato, il bimbo nella bara era adagiato”. Il testo, musicato da Mahler alla fine dell'800, appartiene a una raccolta di poesia popolare tedesca risalente ai primi del secolo, “Il corno magico del fanciullo”, curata da Achim von Arnim e Clemens Brentano. Poesia popolare col ritocco d'autore, tanto da suscitare un dibattito su poesia di natura e poesia di cultura. Comunque sia, il lied, al di là di una prima lettura miserabilista (la fame del povero figlio di contadini), racchiude una desolata intuizione sul rapporto genitori-figli. Nell'eterno contrasto fra l'uovo oggi e la gallina domani, tra principio di piacere e principio di realtà, il rapporto risulta sempre rimandato, sfasato, intralciato dal lavoro, dalla responsabilità, segnato da repressioni e atti mancati, abbiccì di ogni nevrosi. Arnim e Brentano l'avevano intitolato “Verspätung”, cioè ritardo. Per Mahler, che aveva conosciuto il giovane Freud, sarà né più né meno che “Das Irdische Leben”, la vita terrena, tutta.
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