Una firma per riscoprirsi figli di “Terra d’Otranto”

A qualcosa è servito tutto questo “movimento per la Regione Salento”. Ad essere bloccato e superato, nei fatti, dai presidente delle province di Lecce, Brindisi e Taranto. Antonio Gabellone, Massimo Ferrarese, Gianni Florido, hanno sottoscritto un accordo per la pianificazione unitaria delle principali infrastrutture necessarie a dare un slancio a tutti i settori economici delle tre province. Dalle strade, ai porti, agli aeroporti: saranno necessari 250 milioni di euro, che per ora non ci sono ma che, con un’intelligente progettazione che sappia intercettare i fondi comunitari, si possono trovare. E spendere. Perché poi sarà questa la sfida. Spendere i soldi e bene. Non che finora mancassero gli strumenti per pianificare dal basso lo sviluppo dei territori (si legga a paginaXXXX). E’ la stessa Comunità europea che spinge i cittadini ad aggregarsi su progetti comuni. Ma finora era mancato un così plateale accordo tra le province del tacco d’Italia. Perché poi la politica ha anche bisogno dei suoi rituali e dei suoi gesti da consumare davanti alle telecamere. Comunque, ora l’accordo c’è e non è rinchiuso nei cassetti della programmazione regionale o nelle stanze delle cabine di regia dei programmi di Area vasta. C’è e si chiama…già, come si chiama? Uniti su progetti concreti i tre presidenti guardano alla Bit e pensano ad un nuovo marchio: né Salento d’amare, né Filia solis, né Terra jonica, ma qualcosa che racchiuda l’idea del “Grande Salento”. Una bella intuizione del senatore Giovanni Pellegrino, questa, bella se non fosse che già nella definizione è contenuta una contrapposizione tra “grande” e piccolo”, che lascia intendere una gerarchia, un giudizio, una separazione. Se “Grande Salento” è bello, il “piccolo Salento” dov’è, che fine fa, come deve sentirsi? Forse, siccome le parole sono importanti e nelle strategie di comunicazione e di marketing territoriale lo sono tanto quanto i marchi e gli slogan, forse è meglio rivolgere il proprio sguardo al passato, all’antica Terra d’Otranto. Un territorio vasto che comprendeva tutti, Lecce, Brindisi e Taranto. Chissà che non possa essere proprio questa la definizione che metta d’accordo voglia di pragmatismo e necessità di spinte ideali. Guardiamo un po’ al passato, per riscoprire origini comuni. Tralasciando rigurgiti monarchici e borbonici, grotteschi tanto quanto il gonfalone ideato per rappresentare la Regione Salento, semplicemente la gioia di ritrovarci. A casa nostra.

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