Omicidio Zuccalà: l'accusa chiede in Appello la condanna a 25 anni

Chiesta la conferma della sentenza di primo grado nei confronti di Ivan Carlino, uno dei presunti autori dell'omicidio di Luigi Zuccalà, il pastore 62enne di Galatone assassinato il 15 luglio 2007. L'udienza è stata aggiornata al prossimo 14 giugno

Nuova udienza, presso l'aula bunker di Borgo San Nicola, del processo d'Appello per l'omicidio di Luigi Zuccalà, il pastore 62enne di Galatone assassinato nei pressi della Masseria Mascella (tra San Donato e Copertino) il 15 luglio 2007. Unico imputato in aula Ivan Carlino, condannato in primo grado a 25 anni. Gli altri due presunti complici e autori materiali del delitto, infatti, un minorenne (16enne all’epoca dei fatti) e Piero Mele, 23enne originario di Galatina, hanno già chiuso i loro conti con la giustizia. Il primo sta scontando tre anni di “messa alla prova” e tra pochi mesi potrebbe tornare completamente libero. Il secondo, invece, è stato condannato a 16 anni a seguito di giudizio immediato, pena poi ridotta a 14 anni in Appello. Alla base dell’omicidio vi sarebbero state, secondo l’accusa, alcune acredini tra Carlino e Zuccalà, non solo di natura economica ma legate soprattutto ad una querela per minacce che il pastore aveva sporto nei confronti dell’imputato. Carlino avrebbe coinvolto l’amico minorenne e Mele, noto pregiudicato del luogo cui si era rivolto per ritrovare un motorino rubato, in una sorta di spedizione punitiva poi degenerata in tragedia. Zuccalà, stabilì l’autopsia del medico legale Roberto Vaglio, fu colpito da quattro coltellate, inferte da due mani diverse. I legali di Carlino, gli avvocati Francesco Vergine e Luigi Corvaglia, hanno esposto nelle loro arringhe le tesi difensive, rilevando come la figura del loro assistito sia stata marginale in quella tragica sera di quasi tre anni fa. In particolare l’avvocato Vergine ha ripercorso gli eventi che hanno portato all’omicidio e le motivazioni della sentenza d’accusa di primo grado. La difesa ha poi sottolineato come la Corte d’Assise abbia privilegiato la testimonianza di Mele a quella del minore coinvolto, fondamentale per dare una svolta alle indagini. La confessione del 16 enne, avvenuta subito dopo i fatti di quel 15 luglio, avrebbe ricostruito in ogni dettaglio la vicenda, spiegando come Carlino fosse distante e girato di spalle nel momento in cui venivano inferti i fendenti mortali. La testimonianza di Mele, secondo l’avvocato Vergine, sarebbe arrivata solo mesi dopo, condizionata e falsata dai successivi sviluppi delle indagini. La prova scientifica scagionerebbe ulteriormente l’imputato. Appare quanto mai singolare, secondo la tesi difensiva, che sia stato Carlino a fare pressioni su di un elemento come Mele, vicino agli ambienti della criminalità organizzata. L’udienza è stata poi aggiornata al successivo 14 giugno, data in cui vi saranno le repliche del pubblico ministero e la sentenza d’Appello. L’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore generale Claudio Oliva, ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado.

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