Dalla Puglia con furore. I magistrati a difesa dell’informazione libera

I magistrati di Trani hanno indagato il presidente del Consiglio per concussione e per violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, reati compiuti ai danni dell’istituzione del Garante per le Comunicazioni

Ecco ancora una volta la Puglia al centro del sistema mediatico: i magistrati di Trani hanno indagato il presidente del Consiglio per concussione e per violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, (articoli 317 e 338 del Codice penale), reati compiuti ai danni dell’istituzione del Garante per le Comunicazioni. Nei confronti del commissario dell'Agcom, Giancarlo Innocenzi, la procura ipotizza il reato di favoreggiamento personale (art.378 del Codice penale), in relazione alle dichiarazioni fatte nel corso di un’audizione dinanzi agli investigatori in cui avrebbe negato di aver ricevuto pressioni da Berlusconi per chiudere Annozero. Il direttore del Tg1, Augusto Minzolini è indagato nell'inchiesta di Trani per violazione dell'articolo 379 bis del Codice penale: “Rivelazioni di segreti inerenti a un procedimento penale”. Minzolini non avrebbe osservato il divieto imposto dal pubblico ministero, Michele Ruggiero, di non rivelare a terzi il contenuto dell'interrogatorio a cui fu sottoposto a Trani il 17 dicembre 2009 nell’ambito delle indagini sulle carte di credito American Express. Non si conoscono ancora i dettagli, ma l’indagine del pubblico ministero Michele Ruggiero assume via via contorni sempre più netti: dalle intercettazioni delle conversazioni tra Berlusconi e Giancarlo Innocenzi Bozzi, commissario dell’Agcom, emergerebbe il tentativo del capo del Governo di piegare l’operato di un pubblico ufficiale in cambio di un tornaconto. E’ qui che si configura il reato di concussione. Avrebbe addirittura cercato di coinvolgere un generale dei Carabinieri affinché presentasse un esposto contro la trasmissione di Michel Santoro “Anno zero”, per indurre l’Authory ad una chiusura preventiva, ossia prima della messa in onda delle trasmissioni che più davano fastidio al premier: quella sul processo Mills e quella sui collegamenti tra la mafia siciliana e la nascita di Forza Italia. Ancora una volta la magistratura si deve occupare del premier e delle sue attività “non convenzionali”. Ancora una volta è accusata di strumentalizzazione e di essere legata a doppio filo con la sinistra. Come al solito il nostro presidente del Consiglio non ha lesinato offese, definendo “grottesca” l’inchiesta. Invece si tratta di un’inchiesta interessante e politicamente dirompente. Sarà difficile da imbastire, l’impianto accusatorio del pm Michele Ruggiero, a cui il procuratore capo di Trani Carlo Maria Capristo ha affiancato un pool di magistrati costituito dal procuratore aggiunto Giannella, e dai pubblici ministeri Buquicchio, Cardinali e D'Agostino. Quest’ultimo è stato il pm che a Lecce si è occupato di grandi inchieste come quella sull’Iskenia, sull’Università di Lecce, Colonia Scarciglia. Politicamente dirompente, ciò che viene fuori dalle indagini, perché per la prima volta viene fuori, non da commenti o “grottesche” analisi giornalistiche, l’impatto del conflitto d’interessi del Cavaliere sull’informazione, il suo tentativo di censura anche attraverso manipolazioni e minacce verso pubblici ufficiali. L’informazione come mezzo di scambio e strumento di potere. Ancora una volta niente di nuovo per la Puglia: qualcosa di simile è contenuto nelle carte processuali e nelle intercettazioni che riguardano il ministro Raffaele Fitto e un editore televisivo locale, entrambi rinviati a giudizio dalla Procura di Bari: informazione pilotata in cambio di soldi. Anche in quel caso eravamo in campagna elettorale: cinque anni fa, Fitto contro Vendola, esattamente come oggi. Quindi il problema non è che sotto elezioni la magistratura affila i coltelli e tira fuori dal cappello inchieste strumentali, ma che in vista delle urne il potere stringe i ranghi per dominare l’informazione. Il problema è che c’è chi si piega, leggi Minzolini, e chi no, leggi Santoro. E quest’ultimo poi paga per tutti. Ancora una volta niente di nuovo sotto il sole.

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