“Tocchi e ritocchi”: tributo a Totò

Dall’arte alla letteratura. È stata inaugurata al “Castromediano” la mostra di disegni di Giancarlo Montelli che accompagnano le pagine del libro sul comico partenopeo

Nelle sale del museo provinciale “Sigismondo Castromediano” è stata inaugurata la mostra dei disegni del maestro romano Giancarlo Montelli che impreziosiscono il volume “Tocchi e ritocchi”, lavori realizzati grazie alla sinergia della casa editrice Il Raggio Verde edizioni, Essecci s.r.l e l’Università del Salento. La mostra, dall’indiscutibile spessore culturale, avrà carattere itinerante; dopo Lecce approderà nelle città di Napoli, Genova, Roma e Bari. “Tocchi e ritocchi” parla di un grande uomo e un grande artista: Antonio De Curtis, in arte Totò protagonista indiscusso della cultura del Novecento. Nelle 140 pagine del volume, impreziosite dai disegni del maestro romano Giancarlo Montelli, Totò è raccontato da diversi e intriganti punti di vista. Peppino Ortoleva nel suo saggio confronta la comicità di Chaplin e quella di Totò, argomentando con rigore e ricchezza di particolari i punti di confluenza ma soprattutto la diversità tra i due comici. Totò, interprete plautino, è il fulcro del testo di Ferruccio Bertini che accosta il principe della risata al celebre autore latino. Dino Cofrancesco, invece, analizza soprattutto il contesto sociale in cui è vissuto il principe De Curtis. Aspetto analizzato anche da Michela Nacci, che nel suo testo delinea “le due Italie” di Totò, aristocratico e plebeo: quella formale di Roma, delle istituzioni e del perbenismo in contrapposizione a quella popolare di Napoli, del buon senso, dello sberleffo. Un attraversamento nel cinema e nel rapporto tra Totò e il genere femminile è, invece, il tema del saggio di Marisa Forcina che suggerisce originali riflessioni sull’autore di “Malafemmena”. Altrettanto suggestive sono le schede di Giovanni Invitto che pone l’accento su Totò e la filosofia dell’esistenzialismo inteso in un’accezione amplissima, quale modo di concepire la vita e la morte, e la sua particolare visione degli uomini, dei caporali e della società. La tipica “napoletaneità” di Totò è invece l’aspetto sul quale si sofferma Antonietta Fulvio, un rapporto con la città d’origine delineato attraverso gli scritti, le poesie le canzoni. Della figura dell’artista, così come viene percepito dai giovani d’oggi ne parla Liliana De Maria in chiusura del libro.

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