Medinsud

Come la canzone napoletana incontra la tradizione dell'altro Mediterraneo: Made in sud, Medinsud

Un canto napoletano introdotto da un oud arabo e intersecato da un clarinetto, mentre alla voce maschile risponde una femminile. Poi, come in una disfida canora che giunge fino all’altra sponda del Mediterraneo, risponde una terza voce in arabo. E cambia anche il ritmo, come una tammurriata segue la fronna. Il testo, per essere davvero universale e trasmutabile, sceglie di cantare il fiore più universale e trasmutabile: la rosa. Che bel nome ti ha dato tua madre, il nome del fiore più bello, quel fiore è nel mio giardino, quel fiore è lassù in Paradiso. La donna è un fiore, il fiore è una donna, la donna ci porta in cielo, ci trasumana… e via con le reminiscenze dantesche. L’unità delle musiche del mondo è come l’unità delle religioni: facile a dirsi, meno facile a realizzarsi. Per ottenerla non basta volerlo, ci vuole la sapienza di strumenti, ritmi, armonie e arrangiamenti tutt’altro che arrangiati (strano destino delle parole). I Cantodiscanto operano trasmutazioni notevoli anche con pizziche, tarantelle campane e garganiche, poesie colte e popolari. Li si ascolta qui, qui e, per gli abitanti del tacco d’Italia, il 31 maggio a Borgagne (ma solo il duo Guido Sodo-Faisal Taher).

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