Fondamentalmente

In più di 400 parole quasi senza punteggiatura né pause, Alanis Morissette supera una soglia del cantabile

Si può cantare di tutto. I cantanti non cantautori si lamentano dei testi complicati, delle parole che ti acchiappano la lingua su un intervallo difficile, ed era tradizione teatrale che i compositori picchiassero duro sui librettisti, come Verdi su Piave. Eppure il “cantabile” è una soglia che si può sempre spostare. “I was hoping”, di Alanis Morissette, ha più di 400 parole quasi senza punteggiatura né pause musicali, tutto in enjambement. Il ritornello è un lamento succinto che riecheggia le speranze del titolo, il resto son frammenti di dialogo in Do maggiore e Mi minore, così sospesi e anacolutici che sembrano presi da un racconto di Raymond Carver. Lui dice: “Parla piano che mia moglie è proprio qui accanto”, lei: “Ultimamente non ho mangiato carne, neanche pollo”, lui: “Siamo in cima alla catena alimentare e tu sei così bella”. E ancora: “Non sarebbe da idioti accorgersi di aver avuto una vita meravigliosa solo cinque minuti prima di morire?” Lei taglia corto. Tutto qui, fondamentalmente… A un certo punto lei si gira e fa: “Pensi che siamo tutti fondamentalmente dei criticoni? Pensi che siamo tutti fondamentalmente cattivi?” Fondamentalmente… In inglese: “Fundamentally judgemental”. Parole lunghissime da cantare. Si cantano. Per esempio qui

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