Muore il re Carnevale. Compare la Caremma

Si attende la Pasqua

Con il martedì grasso termina il Carnevale e la comparsa della Caremma sui tetti delle case ci porta nel periodo di Quaresima in attesa della Pasqua

Nel passato la fine dei bagordi era scandita dal passaggio per le strade del paese del sagrestano che, suonando un campanello, ricordava che da quel momento in poi ci sarebbe stato spazio solo per la penitenza lunga 40 giorni della Quaresima. Il ritorno alla normalità, come ricorda un antico proverbio “Carnevale meu chinu te mbroje, osci maccharruni e crai foje”, sottolinea l’abbondanza di cibo durante il Carnevale in contrasto con il menu ristretto che ci si poteva concedere nei giorni precedenti la Pasqua. La fine dei festeggiamenti viene rappresentata con la morte del re Carnevale, il sovrano di un immaginario paese della cuccagna, dove si poteva mangiare e bere a sazietà. La cuccagna è un gioco di origine popolare in cui i partecipanti devono arrampicarsi su un palo, l’albero della cuccagna, per raggiungere la cima e appropriarsi dei premi (di solito, generi alimentari) che vi sono fissati. L’albero viene unto di grasso per rendere più ardua l’impresa. E’ divertente osservare i giocatori, i più giovani e forti del paese, cadere dall’albero o riuscire solo a grande fatica a raggiungere la cima. Altro segnale della fine del Carnevale è la comparsa sui tetti delle case, nel mercoledì delle Ceneri, della Caremma. Un fantoccio di paglia o meglio una brutta e sdentata vecchietta vestita a lutto. In mano la cunucchia e lu fusu e, nell’altra, una patata o un’arancia su cui sono conficcate delle penne di gallina, tante quante sono le settimane precedenti la Pasqua, quando la nonnina viene bruciata. Nonostante la valenza simbolica del fantoccio, ai più piccoli la brutta vecchietta mette un po’ di paura; per questa ragione oggi sono in pochi a mantenere viva la tradizione. Un rito più amato dai bambini è la “pentolaccia”. Il gioco consisteva nel legare ad un filo sospeso delle pentole di terracotta riempite con caramelle, noci, farina e altro. Il giocatore bendato veniva fatto ruotare su se stesso per tre volte e, quando aveva ormai perso il senso dell’orientamento, doveva colpire e rompere le pentolacce. Aveva a sua disposizione tre tentativi per trovare un premio. Spesso, dal momento che era bendato, il concorrente finiva col colpire, per errore, la testa di qualcuno anziché la pentola. Irene Toma

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