Il massacro di Parabita

L'uomo smentisce. La donna conferma

Continuano le indagini sull'omicidio della maestra di Parabita. L'autrice dell'assassinio, madre del bambino che avrebbe subito gli abusi sessuali, conferma la sua versione. Il presunto colpevole della violenza nega tutto

Agli inquirenti ha raccontato di non averci visto più. Di essere stata assalita da una rabbia così irrefrenabile da aver deciso di farsi giustizia da sola. Di difendere, lei stessa, il figlio di appena sette anni che solo pochi giorni prima le aveva raccontato, tra le lacrime, di aver subito abusi sessuali nella casa-scuola dove si recava a fare ripetizione. La terribile notizia ha fatto il giro del Salento ed è subito stata sbattuta sulla ribalta della cronaca nazionale. Simona D’Aquino, 33 anni, commerciante di Casarano, due giorni fa ha nascosto in borsa quattro coltelli da cucina e si è avviata, con la sua auto, a Parabita. Proprio in via dei Mille, proprio lì dove aveva accompagnato, nel massimo della serenità, fino a pochi giorni prima, il suo piccolo. Per farsi forza ha bevuto quasi un’intera bottiglia di whisky e, una volta di fronte alla porta, ha accusato Luigi Compagnone, 80 anni, marito della maestra, di tutti gli episodi orribili che avrebbero visto vittima il suo bambino. L’uomo ha confermato. Ha aggiunto: “A lui piaceva”. E allora lei non si è controllata. Dieci coltellate all’addome di Compagnone, che non l’hanno ucciso, ma l’hanno gravemente ferito. Altrettante a Jolanda Provenzano, 71 anni, la maestra, che è rimasta al suolo priva di vita. Ora l’uomo nega tutto, ma resta indagato per violenza sessuale su un minorenne. La madre del bambino, invece, conferma la sua versione; attualmente le vengono contestati i reati di omicidio volontario e tentato omicidio aggravati dalla premeditazione. Nei prossimi giorni sarà interrogato il piccolo. Costretto a ricordare, ancora una volta, quell'incubo.

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