Piano di rientro. Chiudono l’ospedale di Nardò e tre punti nascita

La decisione della Regione: chiuso il “Sambiasi” ed i reparti di Ostetricia di Casarano, Gallipoli; salvi i nosocomi di Scorrano, Lecce, Tricase, Copertino e Galatina

Piano di rientro sanitario, scatta la seconda fase. Che, nel Salento, significa la chiusura dell’ospedale di Nardò e dei punti nascita di Casarano e Gallipoli. Salvo in extremis il reparto di Scorrano che si aggiunge ai “sopravvissuti” Lecce, Tricase, Copertino e Galatina. La decisione della Giunta regionale pugliese, che ha tagliato in tutto 800 posti letto, non ha mancato di generare sorpresa; soprattutto in riferimento al punto nascita di Casarano. Da mesi era in atto il “ballottaggio” tra Casarano e Gallipoli e da mesi si sapeva che uno dei due si sarebbe salvato, tant’è vero che la questione è stata, in entrambi i Comuni, uno dei punti più discussi nella campagna elettorale per le Amministrative. In pochi si aspettavano che sarebbero stati entrambi cancellati. Relativamente a Casarano in particolare, è di pochi giorni fa la polemica Sel-Liberacittà con il movimento vendoliano che ha accusato quello di Francesca Fersino di aver sfruttato l’argomento ad arte per far presa sugli umori dei cittadini ed ha aggiunto che il reparto del “Ferrari” non sarebbe mai stato a rischio. I fatti smentiscono evidentemente queste dichiarazioni. Sulla questione punti nascita a Casarano e Gallipoli, leggi qui. // Vendola: “Ora piante organiche e concorsi” “Abbiamo cercato di mettere in equilibrio il sistema sperando di non addolorare i cittadini ma soprattutto sperando di non ferire il diritto alla salute che è la cosa più importante da salvaguardare”, ha detto il presidente della Regione Nichi Vendola. “Nelle prossime ore possiamo stabilire le piante organiche e far partire i concorsi per assumere medici e infermieri. Il nostro obiettivo fondamentale è guadagnare le risorse che consentano al sistema Puglia di traguardare una fase difficile e finalmente camminare verso obiettivi di miglioramento del sistema sanitario”. “L’obiettivo che ci era imposto era quello di tagliare 2400 posti letto, di fare cioè una cura dimagrante impressionante – ha aggiunto -; noi abbiamo fatto in un anno quello che la regione Toscana ha fatto in dieci anni dal punto di vista della chiusura di piccoli ospedali. Le chiusure diventano drammatiche se non vengono accompagnate da aperture. Si può chiudere un ospedale se è un bidone vuoto, ma bisogna sostituirlo con una rete di servizi assistenziali ed è quello che noi faremo”. Entrando poi nello specifico, Vendola ha sottolineato che “l’asticella per la determinazione della chiusura degli ospedali è stata spostata in giù, dai 100 posti letto ai 70 posti letto” anche se il presidente comunque ha aggiunto che “non è giusto e appropriato parlare di chiusura, bensì occorre parlare di riconversione”. I due ospedali per cui è prevista la riconversione sono Nardò e Conversano. “Per quanto riguarda la distribuzione dei tagli degli 800 posti letto – ha spiegato Vendola -, è stata una distribuzione equa, fatta Asl per Asl, territorio per territorio, tenendo conto di tutti i problemi e di tutte le sensibilità”. Sul tema più dolente dei punti nascita, Vendola ha aggiunto che “secondo quanto scritto nelle linee guida del Ministero, sono stati chiusi tutti quelli con meno di 500 parti all’anno. Uniche due eccezioni, Scorrano che aveva pochi parti al di sotto di questa cifra ma che invece serviva un territorio che aveva necessità, e Canosa che, al contrario, insisteva in una Asl con molti punti nascita al di sopra della cifra indicata dal Ministero”. Qui la vicenda del Piano di rientro sanitario.

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