La guida del Tacco in stile “Routard”. Tutto quello che il viaggiatore in Salento non può proprio lasciarsi sfuggire
Questo numero del Tacco d’Italia è tutto speciale: abbiamo voluto proporvi un prodotto editoriale unico nel Salento: una vera e propria guida pensata su misura per chi abbia voglia di andare alla scoperta di scorci esotici e di tradizioni autentiche, di sapori e odori puri e inalterati. Abbiamo pensato ad una guida in stile “Routard”, che porti per mano il visitatore senza togliergli mai il gusto della scoperta e, soprattutto, la libertà di organizzare il proprio itinerario. “Alla scoperta del Tacco d’Italia” vuole dare consigli utili e le giuste dritte per immergersi in un territorio che è capace di regalare emozioni indimenticabili. Abbiamo cercato di guardare al Salento con lo sguardo meravigliato di chi lo vede per la prima volta e insieme con la profonda conoscenza di chi lo vive quotidianamente. Amandolo, molto, e odiandolo, spesso. E quale modo migliore di assaporare un territorio se non quello di masticarne l’idioma, magari in modo sgangherato, ma con il piacere ancora una volta, di sentirsi veramente parte di esso? Per questo le singole sezioni della guida sono presentate con la versione dialettale e all’interno dei percorsi abbiamo inserito alcuni modi di dire idiomatici che aprono piccoli scorci su curiosità e usanze locali. Il viaggio è un’arte che va coltivata e i salentini, nei secoli, hanno coltivato quella dell’accoglienza dei viaggiatori. Quando avrete perso la bussola (a causa delle spesso insensate indicazioni stradali salentine) non esitate ad andare nella piazza centrale del paese e a chiedere informazioni: si formerà immediatamente un capannello di curiosi e ci sarà qualcuno disposto ad accompagnarvi, invitandovi a seguire la sua macchina con la vostra, fino a farvi imboccare la direzione giusta. Il salentino trova sempre il tempo di mostrarvi la faccia bella del “suo” Salento: il posto giusto dove fare la spesa, dove fare il bagno, dove bere o divertirsi. Magari vi dirà “Tinne ca te mannu ieu”: e voi avrete il buon senso di approfittare della sua disponibilità. Siete liberi di non farlo (il salentino rispetta prima di tutto la libertà altrui) ma se non lo fate, vi considererà non degni della sua stima, perché poco furbi. “Dì che ti mando io”, è un modo di fare profondamente salentino: la raccomandazione positiva, l’abbattimento immediato, con il proferire quella frase, di tutte le formalità, la garanzia di qualità della persona che si ha davanti perché legata ad un’altra (quella che “ti manda”), che già gode della stima dell’interlocutore. Per toccare il Salento autentico, bisogna scavare e saper vedere. Bisogna anche sapere aspettare. Per questo negli spazi “Ota ca trovi” (letteralmente, “gira che trovi”), segnaliamo le curiosità e le particolarità che possono rappresentare delle piacevoli digressioni agli itinerari. “Ota ca trovi, dimmanna ca sai”, si dice nel Salento, cioè “vai in cerca, che troverai, chiedi che saprai”, insieme un invito alla scoperta ma anche un incoraggiamento a non fermarsi mai, a non scoraggiarsi, perché è sempre dietro l’angolo la soluzione giusta. In queste due pillole e in quelle che rappresentano l’apertura di ogni sezione della guida, abbiamo voluto riassumere lo spirito salentino, magistralmente interpretato dalle fotografie del reporter Roberto Rocca: uno studio sugli spazi lunghi, come i tempi, lunghi e lenti del vivere contemplativo ed edonistico, tipico di questo tacco d’Italia, che Rocca sta portando avanti da cinque anni e che stiamo raccogliendo in un suggestivo album, del quale vi diamo un assaggio in questa guida ma che speriamo di riuscire a dare alle stampe quanto prima. Buon viaggio, dunque. Buone vacanze.
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