In molte località costiere sono stati sversati, in maniera incontrollata, materiali pericolosi. Un recente studio di rilevanza internazionale, condotto da un gruppo di ricerca dell’Università di Bari, ha messo in luce la presenza di enormi quantità di cemento-amianto e rifiuti di ogni genere anche nel tarantino. A Marechiaro, in località San Vito, la costa ha cambiato per sempre il suo volto a causa dei continui scarichi illeciti in mare. In attesa della bonifica, l’area è sotto sequestro.
Di Daniela Spera
Come nelle attività di smaltimento dei rifiuti, le pratiche illecite non mancano neanche nel caso dell’amianto. Certo, a nessuno di noi può venire in mente che la spiaggia che frequentiamo d’abitudine possa essere costituita da materiale cancerogeno. È quanto ha scoperto il gruppo di ricerca guidato dal Prof. Massimo Moretti, Docente di Sedimentologia, presso il Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari (UniBa), Coordinatore del Corso di Laurea in Scienze Ambientali di UniBa con sede a Taranto, Editor-in-Chief della rivista Sedimentary Geology. Lo studio, a firma di S. Lisco, I. Lapietra, R. Laviano, G. Mastronuzzi, T. Fracchiolla, M. Moretti, dal titolo ‘’Sedimentological features of asbestos cement fragments in coastal environments (Taranto, southern Italy)’’ è stato pubblicato di recente sulla rivista Marine Pollution Bulletin. È il primo ad indagare l’origine di un fenomeno molto diffuso a livello mondiale: la presenza di frammenti di cemento-amianto sulle coste.
Professor Moretti, com’è nata l’idea di questo studio?
Nei pomeriggi primaverili ed estivi capita di andare a rilassarsi nella spiaggia di San Vito a Marechiaro che è molto vicina a Taranto. La mia deformazione professionale mi induce ad osservare la composizione delle sabbie. Notai che sulla spiaggia erano molto diffusi dei ciottoli di forma e colore insoliti. Mi resi conto che si trattava di frammenti di cemento-amianto. Materiale che ho imparato a riconoscere nel sito Fibronit di Bari e sulle spiagge della stessa città. Veniva largamente utilizzato nell’edilizia fino agli anni ’90, poi bandito perché cancerogeno. Mi chiesi, ovviamente, da dove arrivassero e da quella iniziale osservazione è partita la ricerca.
Con il suo gruppo di ricerca ha condotto delle indagini molto approfondite. Che cosa avete scoperto?
Abbiamo scoperto che questi ciottoli provengono da una falesia (scogliera a picco sul mare ndr) di circa 3 metri di spessore, costituita, oltre che da cemento-amianto, anche da materiale proveniente da lavori di smantellamento di edifici, strade e rifiuti di ogni genere. L’erosione da parte del mare e le correnti dominanti, hanno strappato, e continuano a farlo, enormi volumi di questo materiale e lo trasportano verso la spiaggia di Marechiaro. Confrontando le foto aeree e le immagini satellitari del passato con quelle attuali, ci siamo resi conto che l’accumulo di materiale e la spiaggia sono comparsi, in modo artificiale, a partire dalla fine degli anni ’80.
Sta dicendo che quelle spiagge prima non c’erano e si sono sviluppate in seguito agli sversamenti incontrollati?
Sì, senza dubbio. Il paesaggio precedente allo sversamento era costituito da una costa bassa fatta di scogli, come in altri tratti del litorale tarantino. Gli enormi volumi di materiale di origine antropica scaricati direttamente in mare (Figura 1) hanno creato un nuovo paesaggio, portando alla formazione di una spiaggia la cui sabbia è, purtroppo, composta solo da frammenti di mattoni, di asfalto, di ceramiche di ogni colore e, cosa più grave, da cemento-amianto. La presenza lungo la falesia di rifiuti quali bottiglie, vestiario, elettrodomestici, ci ha dato delle preziose indicazioni sui periodi nei quali i materiali sono stati illegalmente depositati in mare. In particolare, molto utili sono state le lattine delle bevande che riportavano la data di scadenza. Questo ci ha permesso di assegnare in modo preciso l’età di ogni episodio di scarico. I materiali contenente amianto compaiono proprio a partire dal 1992, cioè il periodo di entrata in vigore della legge sulla messa al bando dell’amianto.

Questi risultati quale rilevanza hanno nella ricerca scientifica a livello internazionale?
L’interesse internazionale risiede nella grande diffusione a livello mondiale di queste pratiche di sversamento di materiali in mare. Ad esempio, sono molto diffusi in Inghilterra e in Italia (Bagnoli, Bari, Siracusa, Trieste). Nonostante questo, non esistono in letteratura ricerche che analizzino nel tempo i processi di modificazione cui questi materiali sono soggetti. Questo è importante perché la pericolosità del cemento-amianto si sviluppa in seguito alla sua friabilità (stato fisico). In altre parole, i continui urti dei frammenti di cemento-amianto con le particelle di sabbia determinano una costante dispersione delle fibre di amianto in mare e sulla costa. Queste possono raggiungere dimensioni tali da entrare nell’apparato respiratorio dei bagnanti, costituendo un reale pericolo per la loro salute. Possono, infatti, causare tumori del polmone e mesoteliomi. Quando vengono inalate, le fibre entrano in profondità nei polmoni ed essendo resistenti alla degradazione non vengono eliminate.
Questo studio è talmente innovativo e importante da essere stato accettato da una delle riviste più rigorose e prestigiose del settore. Tra l’altro siete stati i primi a condurre uno studio del genere. Perché è utile questo lavoro?
La ricerca scientifica ha un ruolo fondamentale nel dare sempre maggiori certezze nella comprensione di fenomeni che ci coinvolgono direttamente. Considerando che il problema è molto diffuso, ci auguriamo che questo lavoro possa fornire delle linee guida sul metodo di indagine in situazioni analoghe e stimolare la comunità scientifica internazionale ad approfondire le ricerche, fornendo sempre ulteriori informazioni.
Certo, al di là dello studio scientifico, lo sversamento illecito di rifiuti e di sostanze pericolose nelle matrici ambientali è un problema che riguarda la collettività e che richiede una soluzione immediata…
Sicuramente, infatti siamo particolarmente soddisfatti di questo lavoro, anche perché il risultato ha inciso, in tempi rapidi, sulle decisioni dell’autorità giudiziaria, che ha immediatamente disposto il sequestro del sito, e del Comune di Taranto che ha già reperito i soldi per la bonifica.
CENNI DI NORMATIVA SULL’AMIANTO
L’amianto è stato utilizzato nel passato per le sue proprietà isolanti. Le sue fibre, se inalate, sono però cancerogene. Nel 1992, l’Italia è diventata il primo paese europeo ad introdurre il bando completo dell’amianto. La pericolosità dei materiali di amianto dipende dall’eventualità che siano rilasciate fibre aerodisperse nell’ambiente che possono essere inalate. La friabilità dei materiali costituiti d’amianto è una caratteristica cruciale in tal senso.
La legge n. 257 del 12 marzo 1992 ha disciplinato il processo di dismissione nel nostro paese. Particolare attenzione è prevista al problema dell’amianto negli edifici, individuando come situazioni a maggior rischio quelle nelle quali l’amianto si trova libero o legato in matrice friabile.
Per i proprietari degli immobili è previsto l’obbligo di notificare alle autorità sanitarie la presenza d’amianto in matrice friabile. Gli Enti pubblici hanno inoltre il potere di disporre la rimozione dei materiali contenenti amianto, con oneri a carico dei proprietari.
Le sanzioni per l’inosservanza degli obblighi e dei divieti introdotti dalla legge sono previsti all’art. 15. In particolare, è stabilito che alla terza irrogazione della sanzione, l’autorità competente disponga la cessazione dell’attività delle imprese.
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