La rete dei centri antiviolenza di Puglia rivolge un appello ai giornalisti perché rispettino gli obblighi deontologici che impongono il rispetto della privacy delle persone, anche se defunte
Santeramo in Colle (BA) – Il 9 febbraio è stato ritrovato il corpo carbonizzato di una donna di oltre 50 anni nella campagna appena fuori dal centro abitato. Un fatto terribile su cui la Procura di Bari indaga per istigazione al suicidio senza escludere altre ipotesi, per accertare fatti ed eventuali responsabilità.
Vi è una donna la cui vita è finita in modo violento, difficile persino da immaginare, vi sono figli/e familiari travolti dal dolore ed è intuibile che vi sia un contesto complesso che può aver determinato il tragico epilogo.
Invece di attendere le risultanze delle indagini e rispettare la riservatezza sull’identità della donna e sulla sua immagine, sulle problematiche personali che hanno attraversato il suo vissuto, alcuni organi di stampa online e cartacei hanno pubblicato foto della donna e hanno riportato dettagli, circostanze e scelte compiute dalla stessa alla ricerca di motivazioni che possano spiegarne la morte.
Ricordiamo che la famiglia ha chiesto pubblicamente il rispetto della riservatezza per proteggere la dignità della donna e del suo contesto più prossimo. Ciononostante la stampa persiste con comportamenti che sono in aperta violazione con quanto previsto dalla deontologia professionale.
Chiediamo a chi scrive articoli e a chi impropriamente diffonde particolari sulla vita della donna che non ha più la propria voce, di porre fine allo stillicidio di notizie, come peraltro accade quasi sempre nei casi di femminicidio, e di non acuire in tal modo il dolore delle persone che le vogliono bene.
Evidenziamo ancora una volta come la stampa nella quasi totalità continui a veicolare stereotipi e pregiudizi che minimizzano sia la gravità delle violenze subite dalle donne, sia le responsabilità degli uomini che la agiscono, alterando così le reali dinamiche dei fatti. Chiediamo che questo stato di cose cambi subito.
Noi centri antiviolenza entriamo ogni giorno in contatto con le donne che cercano di salvarsi e liberarsi dalla violenza maschile, soprattutto dalla violenza domestica e dalla violenza assistita dai figli/e minori e sappiamo quanto siano dannosi i comportamenti di istituzioni e del sistema dei servizi quando chiunque, in modo poco professionale e poco consapevole, diffonde notizie e dati che debbono rimanere riservati nel rispetto della dignità delle persone coinvolte e dell’efficacia degli interventi in atto.
Auspichiamo invece che sul disagio delle donne, sul suicidio, sulla violenza maschile e di genere, sul disagio sociale si sviluppi in tutta la società l’attitudine a farsi carico di tale problematiche attraverso la formazione, l’attenzione, l’azione e il rispetto necessari a prevenire gli esiti più letali.
RETE DEI CENTRI ANTIVIOLENZA PUGLIESI
Sostieni il Tacco d’Italia!
Abbiamo bisogno dei nostri lettori per continuare a pubblicare le inchieste.
Le inchieste giornalistiche costano.
Occorre molto tempo per indagare, per crearsi una rete di fonti autorevoli, per verificare documenti e testimonianze, per scrivere e riscrivere gli articoli.
E quando si pubblica, si perdono inserzionisti invece che acquistarne e, troppo spesso, ci si deve difendere da querele temerarie e intimidazioni di ogni genere.
Per questo, cara lettrice, caro lettore, mi rivolgo a te e ti chiedo di sostenere il Tacco d’Italia!
Vogliamo continuare a offrire un’informazione indipendente che, ora più che mai, è necessaria come l’ossigeno. In questo periodo di crisi globale abbiamo infatti deciso di non retrocedere e di non sospendere la nostra attività di indagine, continuando a svolgere un servizio pubblico sicuramente scomodo ma necessario per il bene comune.
Grazie
Marilù Mastrogiovanni
------
O TRAMITE L'IBAN
IT43I0526204000CC0021181120
------
Oppure aderisci al nostro crowdfunding