Ilva, quella strana polvere nera sui bambini

Dossier/4. Vivere con la polvere dell’Ilva sotto i denti. Mangiarla, ogni giorno. Conoscere il sapore, riconoscerlo come familiare. Le testimonianze del “disastro”

Di Daniela Spera

Il “metodo Ilva” si basava sulla massima produttività e sul raggiungimento del profitto. Niente e nessuno avrebbe potuto e dovuto interferire con quegli obiettivi. Nemmeno gli obblighi di legge. Un metodo volto a creare una realtà fittizia, fatta di fasulli atti d’intesa e studi di progetto irrealizzabili o comunque di facciata. Come, del resto, avviene ancora oggi.

Nell’ultima parte del capitolo intitolato ‘Il disastro’ la Corte disserta sull’attendibilità delle due perizie, chimico–ambientale ed epidemiologica, scritte dopo l’incidente probatorio e puntualmente messe in discussione dalla difesa dell’Ilva. Reparto dopo reparto vengono ribadite le condotte illecite confermate anche dal Noe di Lecce.

Dati falsati, pressioni esercitate sui lavoratori, sui funzionari pubblici con l’unico obiettivo di farli agire a proprio vantaggio, per il profitto, senza se e senza ma.

La capacità di influenzare le istituzioni da parte dell’llva facendo leva sul potere economico e contrattuale della grande impresa’ – specifica la Corte d’Assise – ‘ha reso per lungo tempo molto difficile l’accertamento dei crimini che si andavano nel corso del tempo perpetrando, e, seppure non sono mancati accertamenti giudiziari, passati in giudicato […], per la prima volta con questo processo si è potuta cogliere […] una visione unitaria della gestione illecita dello stabilimento da parte della proprietà, dei vertici aziendali e dei responsabili delle varie aree e reparti […], nonché dei soggetti estranei che a vario titolo vi hanno concorso. Il bilancio è agghiacciante’.

Accanto alla descrizione di quanto avveniva nello stabilimento, nel corso delle fasi di processo, con le deposizioni di tecnici, consulenti e periti, ci sono anche le testimonianze di chi, le conseguenze di quelle condotte illecite, le subiva, le viveva, le osservava.

La testimonianza della pediatra Grazia Parisi

La testimonianza, raccolta all’udienza del 9 gennaio 2019, della Dott.ssa Grazia Parisi, medico pediatra, ha fornito alla Corte un quadro molto preoccupante. Parisi, al momento della deposizione, lavora da 24 anni come medico pediatra, di cui i primi 14 con ambulatorio al rione Tamburi. Ciò che sui bambini racconta è toccante.

‘Avvocato E. Pellegrin – Ha riscontrato, su alcuni pazienti, effetti particolari dell’inquinamento?

Teste G. Parisi – Assolutamente sì, cioè riscontrato a livello proprio di valutazione visiva, di… ciò che può essere la vita vissuta ogni giorno. Io posso raccontare qualcosa che io tutte le volte che vedo… perché continuo a vederlo però le prime volte non capivo quello che vedevo, cioè i bambini sporchi di minerale.

Questa mi sembra una delle cose che forse ha più dell’incredibile. Però bambini che mi vengono portati sporchi di minerale soprattutto nelle giornate in cui c’è il famoso vento – il minerale si alza – quindi bambini che hanno il minerale qui nell’orecchio, da un lato e non dall’altro. Infatti, con le mamme le prime volte, ci chiedevamo come mai, perché… all’osservazione di questa cosa che all’inizio dicevamo “Che è sta roba nera?”, tantissimi anni fa. Poi ci siamo abituati tutti quanti – in maniera drammatica – a osservare certe cose e abbiamo capito quello che era.

Oppure i bambini che d’estate vengono portati nei passeggini con i piedini scoperti: c’è il minerale tra un dito e l’altro, nelle pieghe delle dita oppure il minerale nelle pieghe delle cappottine dei passeggini o sulle visiere dei cappellini. Ecco, questo può essere un fatto. […]’

Adesso diciamo che per le mamme è normale, cioè loro arrivano da me, danno la scrollata al cappellino oppure alla cappottina del passeggino e via, puliscono il piedino, puliscono l’orecchio e si va avanti.’

Il contatto con l’inquinamento è la costante della sua professione che le ha anche rovinato la vita personale ‘perché non si può avere esperienze di questo tipo’ – dice la pediatra- ‘e riuscire a dormire la sera tranquillamente’.

Sopraggiunge anche la rassegnazione, il senso di impotenza e lo spiega bene la dottoressa nella sua deposizione: ‘Negli anni io mi sono proprio rassegnata a vedere che l’età media di un bambino che mi viene portato con un problema respiratorio – del tipo anche… non so, la prima crisi asmatica -si è abbassata. Quindi se prima vedevo bambini di quattro, cinque, sei anni con il primo attacco d’asma, adesso – proprio ultimamente, pochi anni (da cinque, sei, sette, otto anni a questa parte) – io lo vedo piccolo, neonatino, cioè il bambino di un mese, due mesi con il primo attacco d’asma che poi è l’inizio di qualche cosa che non finisce lì perché a quello poi fa seguito il secondo, il terzo.’[…]

E ancora oggi, quando si reca al quartiere Tamburi per visite a domicilio,nei giorni di vento, quella polvere la mastica: ‘…cioè io ho la polvere minerale in bocca che mi scricchiola sotto i denti e la conosco benissimo nell’odore, nella consistenza. La conosco da ventiquattro anni.

Sono della stessa drammaticità le testimonianze dell’11 dicembre 2018, di Anna e Tina Fragnelli, le figlie del custode deceduto nel 2007 per un tumore, come altri colleghi della scuola Grazia Deledda, la cosiddetta ‘scuola della morte’.

Anna ha di fatto sempre vissuto presso l’abitazione paterna che si trovava all’interno dello stesso plesso scolastico e ha ricordato di un piazzale quasi sempre sporco di polvere, minerale che entrava anche in casa.

…continua

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