PETRUZZELLI: “Roméo et Juliette” nel Meridione d’Italia

Pubblico abbondante e caloroso per il debutto barese del “Roméo et Juliette”, titolo che ha segnato con indiscutibile successo la ripresa della stagione lirica del Petruzzelli dopo la pausa estiva.

Di Fernando Greco

(foto di Clarissa Lapolla)

Fernando Greco

L’AMBIENTAZIONE MERIDIONALE

Insieme con “I Capuleti e i Montecchi” di Bellini, “Roméo et Juliette” di Charles Gounod (1818 – 1893) rappresenta la più celebre trasposizione operistica dell’immortale dramma creato da Shakespeare alla fine del XVI secolo, a cui il compositore francese regala una partitura di formidabile fascino nell’alveo del più squisito lirismo romantico.

Sul palcoscenico del teatro barese è approdato l’allestimento creato da Eric Ruf per la Comédie Francaise, in collaborazione con la Fondazione Petruzzelli. Pareti scalcinate e fatiscenti, memori di un’antica imponenza, caratterizzano le scene create dal regista con l’intento, secondo le sue stesse parole, di evidenziare i contrasti sociali e rendere la vicenda ancora più universale, “… ancora più percepibile, poichè non è affogata nei velluti moiré e nelle pellicce del Rinascimento, ma si scontra crudamente con la grandezza perduta delle facciate scrostate”. Ecco un’ Italia meridionale impoverita dalla guerra, “… certamente l’Italia, ma bensì povera, dove la memoria dei fasti di una civiltà gloriosa è ben visibile sulle belle ma fatiscenti mura. Un sud Italia dove il caldo grava sulle piazze e infiamma gli spiriti, ambientato nel periodo storico tra le due guerre mondiali in cui il sentimento religioso è estremamente rispettato e le credenze popolari sono ancora molto vive”. Se le luci appese alle pareti durante la festa del primo atto evocano l’ atmosfera di una festa paesana, il luogo della sepoltura ricorda la storica Cripta dei Cappuccini di Palermo. L’incontro occasionale tra Romeo e Giulietta, come pure i colloqui privati tra i protagonisti, hanno luogo nell’intimità della toilette, con tanto di lavabi e piastrelle, mentre la palpitante notte d’amore si consuma nell’ambiente austero, quasi monacale, che caratterizza la spoglia camera di Giulietta. Suggestiva la scena del balcone, in cui la fanciulla sembra sporgersi pericolosamente da un cornicione diroccato.

I costumi sono di Christian Lacroix: in contrasto con i colorati abiti delle signore, gli uomini, rigorosamente vestiti in abito scuro e camicia bianca, risultano più impettiti e meno adolescenti di quanto ci si aspetterebbe, sicchè l’alterco tra bande rivali assume l’aspetto di una lotta tra malavitosi di provincia, in accordo con le intenzioni registiche. E’ il caso in particolare dell’impunita brigata dei Montecchi, sorta di vitelloni capeggiati da un Mercutio decisamente brizzolato.

LE SONORITA’ DEL DRAMMA

Autentico punto di forza della serata qui recensita (18 settembre) è stata la bellezza dell’esecuzione musicale, in primis grazie all’Orchestra del Petruzzelli che, magistralmente diretta da Jordi Bernàcer, ha fornito di smaglianti colori tutti i formidabili temi di cui abbonda lo spartito dosando tempi e sonorità a seconda dell’avvicendarsi del dramma, dalla perentoria ouverture all’incalzare impetuoso del valzer del primo atto, dall’aerea sospensione delle scene amorose fino all’accorato finale, privilegiando in ogni caso la linea di canto.

Linea di canto onorata da interpreti d’eccezione, a cominciare dal tenore Ivan Magrì, qui al suo debutto come Roméo, ruolo che l’artista ha padroneggiato in maniera esemplare. In sintonia con il taglio registico, il suo Roméo in giacca scura non ha l’aspetto di un adolescente alla prima cotta, ma piuttosto quello di un uomo nel pieno rigoglio di una maturità scenica e soprattutto vocale, grazie a un timbro intatto nell’estensione e prodigo di intensi pianissimi e mezzevoci ipnotiche che hanno arricchito un’interpretazione soggiogante. Lungo applauso a scena aperta dopo la sua aria “Ah! Lève-toi soleil”.

Il soprano Claudia Pavone ha delineato alla perfezione il personaggio di Juliette, credibilissima nell’evidenziarne l’evoluzione psicologica dalla lieve spensieratezza iniziale alla tenerezza dei duetti d’amore all’intensità dei momenti più drammatici, grazie a una vocalità sontuosa e agile, svettante senza difficoltà nella zona acuta e robusta nei centri. Anche per lei convinti applausi a scena aperta dopo “Je veux vivre” e dopo “Amour, ranime mon courage”, la meravigliosa scena del veleno considerata difficoltosa persino dal suo autore, che ne autorizzava l’eventuale taglio.

Il Frère Laurent interpretato dal basso Byung Gil Kim si è imposto per imponente autorevolezza scenico-vocale. Di lusso il baritono Christian Senn nei panni dell’impavido Mercutio, reso con voce elegante e appropriata presenza scenica. Il mezzosoprano José Maria Lomonaco ha dato vita al tenero Stéphano, paggio di Roméo en travesti, con accattivante phisique du role e voce suadente e vellutata, in particolare nella sua ammiccante chanson “Que fais-tu, blanche tourterelle?”. Il basso-baritono Rocco Cavalluzzi, abilmente invecchiato dal trucco di scena, è stato un Capulet convincente sia nel suo accorato affetto paterno sia nella leggera e autoironica galanteria esibita nella festa del primo atto. Del tutto credibile nei panni della nutrice Gertrude il mezzosoprano Antonella Colaianni, grazie a un perfetto aplomb scenico e raffinata emissione vocale.

Efficace motivazione scenica e appropriata vocalità esibite dal resto del cast: il tenore Valerio Borgioni e il basso-baritono Carmine Giordano nei rispettivi ruoli di uno spavaldo Thybalt e di uno spocchioso Paris, il baritono Jungmin Kim nei panni del Duc de Vérone, il tenore Murat Can Guvem nel ruolo di Benvolio, il baritono Marcello Rosiello in quello di Gregorio e il baritono Carlo Sgura nei panni di Frère Jean.

Come sempre il Coro del Petruzzelli istruito da Fabrizio Cassi ha dimostrato di saper ben cantare e anche muoversi con perizia sulla scena, in particolare durante la festa del primo atto, coadiuvato da quattro valenti danzatori (coreografie di Glyslein Lefever).

La Stagione Lirica del Petruzzelli proseguirà il 15 ottobre con “La dama di picche” di Chajkovskij. Ulteriori informazioni sul sito web www.fondazionepetruzzelli.it

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