Tre querele un giorno

di Marilù Mastrogiovanni

Sono appena tornata da Roma, dove, presso l’ambasciata brasiliana, ho parlato dinanzi ad una platea di procuratori e giudici di vari paesi sudamericani.

Un seminario organizzato dalla sezione “Libertà di stampa” di Unesco.

Unesco e i magistrati (inquirenti e giudicanti) volevano sapere dalla viva voce dei giornalisti investigativi stritolati dal cappio delle querele temerarie, se e come il rapporto tra stampa e magistratura possa essere proficuo e di reciproco rispetto del ruolo differente, ma necessario e vitale di entrambi, nel garantire gli equilibri democratici in uno Stato liberale.

Con me, altri tre colleghi dal Canada, dalla Svizzera, dalla Spagna.

HO provato a dire che quello che accade in Italia non dovrebbe accadere, se l’Italia fosse quello che proclama di essere e quello che declama la nostra Costituzione, ossia un Paese dove la magistratura è libera, i giornalisti sono liberi, la verità è la nostra stella polare, i diritti costituzionali sono garantiti.

Non è così, purtroppo.

Oggi, ed è un normale lunedì afoso di giugno, devo, nell’ordine:

1. scrivere la lista testi per una querela dell’ex giunta del Comune di Casarano, una delle tante querele temerarie che incredibilmente continuano ad arrivare sulla “contiguità” e “assonanza” di un ex consigliere comunale di maggioranza al clan della SCU Potenza-Montedoro (definizione di “contiguo e assonante” non mia, ma degli inquirenti. Continuano ad arrivare le querele, sullo stesso argomento, nonostante sia stata già assolta con formula piena;

2. studiare una citazione civile in cui una grossa multinazionale dei rifiuti che porta le balle della regione Campania in Ungheria mi chiede la rimozione (proprio la cancellazione) di un articolo, senza contestare la veridicità di quanto scritto. Cioè, come dire: è tutto vero, ma tu hai pubblicato e solo per questo mi hai danneggiato, quindi devi cancellare tutto e devi anche risarcirmi con 30mila euro (mi chiede 30mila euro di danni…anche poco rispetto ai 200mila euro richiestomi da altri);

3. studiarmi il fascicolo d’indagine per rispondere alla querela di un alto dirigente della ASL di Lecce (più in là vi dirò) che mi contesta di averlo diffamato con la mia inchiesta sugli appalti del DEA (l’ospedale per l’emergenza/urgenza), sul rifornimento di ossigeno e sul tubo dell’ossigeno rotto durante il primo lockdown, sugli incarichi in deroga a tutto.

Anche qui: non si contesta nulla nel merito (come potrebbe?) ma la querela temeraria serve a dare fastidio, e toglie energie più di questo schifoso scirocco.

Un’inchiesta che rifarei mille volte e ancora mille (come tutte le altre): dopo quella pubblicazione, alla Asl di Lecce sono arrivati i Vigili del fuoco, la Guardia di Finanza, la Procura. Forse, forse, abbiamo contribuito a salvare qualche vita umana e sono in pace con la mia coscienza.

E tuttavia: la legge contro le querele temerarie giace in Parlamento: tra un anno andremo alle urne.

La Corte Costituzionale ha dichiarato il carcere per i giornalisti incostituzionale, ma per eliminare la pena detentiva serve una modifica della legge in Parlamento?

A chi conviene modificare le leggi?

A nessuno: le querele di cui vi ho parlato arrivano da politici e sono soprattutto loro a voler imbavagliare i giornalisti.

One Thought to “Tre querele un giorno”

  1. Piero Caluori

    Dovrebbe essere il Magistrato, se capace, onesto e non colluso, ad archiviare le querele per diffamazione quando esse sono palesemente pretestuose ed intentate per mettere a tacere ed intimidire quei rari giornalisti che pubblicano inchieste documentate sulle corruzioni e sui malaffari cosi diffusi in Italia.
    E’ dunque la Magistratura che spesso si fa complice rinviando a giudizio chi pubblica il vero documentato, ma fastidioso ai potentati locali.
    Parlo per esperienza diretta e personale per quel che mi è toccato in Molise dove la stessa Procura che più volte aveva rinviato a giudizio per reati corruttivi gli stessi compari, ha poi rinviato a giudizio, su querela per diffamazione, chi quegli stessi fatti e personaggi rendeva pubblici e sulla base degli atti processuali e dei documenti acquisiti.
    Io, che sono nato con la Costituzione, vedo che in Italia, mentre la corruzione galoppa, l’ Artico 11 di essa molto zoppica.

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