PETRUZZELLI: “Werther, l’incubo di Charlotte ai tempi del Covid”

di Fernando Greco

(Foto di Clarissa Lapolla)

Si potrebbe definire “Werther ai tempi del Covid” il suggestivo allestimento realizzato dal regista Stefano Vizioli, giunto al Petruzzelli dopo aver circolato con successo negli ultimi due anni tra i teatri aderenti al circuito OperaLombardia che lo ha prodotto secondo le norme di distanziamento in vigore durante il periodo di lockdown. Applausi per tutti da parte di un pubblico non numericamente strabordante, ma nondimeno appassionato e partecipe nella serata inaugurale del 19 aprile.

L’ IDEALE IRRAGGIUNGIBILE

Squisito esempio di Opéra-lyrique, il capolavoro di Jules Massenet (1842 – 1912) si dipana su libretto di Blau, Milliet e Hartmann tratto dal romanzo epistolare “I dolori del giovane Werther” di Goethe. Nel passaggio dalle lettere goethiane alla trama dell’opera si assiste a una più manifesta esteriorizzazione del dramma del protagonista, dramma che si trasforma da ardente crogiolo interiore a estenuante manifestazione di dolore ai limiti dell’isteria, da cui consegue, nell’atto estremo del suicidio, la paradossale sovrapposizione tra causa prima e fine ultimo dell’agire del protagonista, consistenti nel raggiungimento dell’amore da parte dell’amata. Come ogni eroe romantico, Werther soccombe nel vano e disperato tentativo di far coincidere la realtà con un ideale inaccessibile. E l’amata Charlotte, da parte sua, rimane fino alla fine “l’ange du devoir” del primo atto, vittima di un’educazione borghese che la spinge a buttar cenere sui tizzoni ardenti del proprio desiderio piuttosto che minare una formale stabilità familiare.

I RICORDI DI CHARLOTTE

L’allestimento dell’opera da parte di Stefano Vizioli si preannunciava problematico, come spiegato dallo stesso regista nel programma di sala: Chi conosce un po’ la mia storia registica sa quanto sia fondamentale il contatto fisico, quanto il linguaggio del corpo sia veicolo d’espressione del canto. Come posso concepire una regia in periodo Covid?Con tutti i limiti imposti da questo mortificante periodo non so davvero cosa verrà fuori, quanta frustrazione o quale improvvisa fortunata soluzione alternativa. Raccogliamo dunque la sfida: è proprio nella difficoltà che vanno colte opportunità e soluzioni meno prevedibili, ma spero stimolanti e altrettanto poetiche.

Di fatto la ripresa barese ha confermato le qualità di una messinscena di evanescente bellezza, in cui l’intera vicenda diventa un lungo flashback che popola la mente di una Charlotte ormai anziana e malferma che, durante il preludio dell’opera, compare in proscenio su una sedia a rotelle mentre rilegge ossessivamente le lettere di Werther da cui erompe il ricordo, il rimorso, l’incubo della protagonista che alla fine, dopo aver rivissuto il suicidio dell’amato, si accascia morta sull’ultima nota dell’orchestra, momento di grande commozione per lo spettatore. In sintonia con le intenzioni registiche, la scenografia di Emanuele Sinisi si fonda su una stanza bianca dalla prospettiva distorta, come in ogni incubo che si rispetti, arredata con poche suppellettili di valore simbolico: un clavicembalo, un cavalluccio a dondolo, un divano. Complice della memoria, un foglio accartocciato sullo sfondo mostra frammenti di frasi tratte dalle lettere dell’innamorato oppure si popola di immagini altrettanto oniriche e crepuscolari, quale la grande luna piena del primo atto, grazie ai video realizzati da Imaginarium Creative Studio nel gioco di luci composto da Vincenzo Raponi. Un sapore antico, uno screzio melancolico si intravede nei bei costumi disegnati da Anna Maria Heinreich.

IL WERTHER DEL MOMENTO

A proposito del raffinato ordito orchestrale dell’opera, dallo stile romantico e impressionista al contempo, lo stesso Massenet affermava che “… nel Werther l’orchestra rappresenta uno dei personaggi principali”. Ebbene l’Orchestra del Petruzzelli è stata un’autentica protagonista della serata per la direzione di Giampaolo Bisanti che, al termine del suo incarico di direttore musicale del teatro barese, ha regalato al pubblico una lettura nitida e plastica dello spartito, rendendone palpabile la varietà d’accenti e di nuances, in perfetto accordo con le intenzioni del cast vocale. Il tenore Francesco Demuro si è confermato il Werther del momento: intensa e totale l’identificazione con l’evolversi psicologico del personaggio, ottenuta mettendo un pregevole e duttile lirismo timbrico al servizio dell’espressione dei sentimenti, dall’estatico abbandono al dolore straziante, grazie anche a una presenza scenica di disarmante tenerezza. Ketevan Kemoklidze, mezzosoprano di fama internazionale, ha vissuto un doppio debutto, esibendosi per la prima volta al Petruzzelli e per la prima volta nel ruolo di Charlotte: le tinte chiaroscurali della sua sontuosa voce hanno delineato in maniera impeccabile “l’implosione del dolore” della protagonista, quella brace ardente sotto la cenere che talora la partitura ha fatto emergere in tutta la sua potenza, come nell’aria “delle lettere” all’inizio del terzo atto o nel lancinante “Va, laisse couler mes larmes” premiato dal pubblico con un applauso a scena aperta. Perfettamente credibile il soprano Sara Rossini nel trasmettere la gioia di vivere e l’infantile ingenuità di Sophie con voce fresca e squillante, una delizia per l’ascolto. Il baritono Biagio Pizzuti ha risolto il personaggio di Albert con bella voce e aplomb scenico elegante. Ben affiatata la coppia dei beoni Schmidt e Johann, ovvero il tenore Valentino Buzza e il baritono Stefano Marchisio, brillanti nel rendere lo spassoso bozzettismo dei loro interventi. Giusto phisique du role da parte del baritono Francesco Verna per il ruolo del Borgomastro. Puntuali Carmine Giordano e Angelica Disanto nei rispettivi panni di Bruhlmann e Katchen. Sorprendente la precisione vocale e la compitezza scenica dei componenti del coro di voci bianche Vox Juvenes preparati da Emanuela Aymone.

Il direttore Giampaolo Bisanti tornerà a Bari il 30 aprile per il celebre Requiem di Giuseppe Verdi, quindi la stagione lirica del Petruzzelli proseguirà a giugno con “La Cenerentola” di Gioachino Rossini. Ulteriori informazioni sul sito www.fondazionepetruzzelli.it.

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