Taranto, bimbo con polveri dell’Ilva nel cervello: chiesto risarcimento 25 milioni

Lorenzo Zaratta si ammalò a tre mesi e per 5 anni ha combattuto contro un male incurabile. Imputati i vertici dell’ex Ilva per omicidio colposo

È solida la tesi accusatoria dei pubblici ministeri sostenuta dalle indagini preliminari: la dispersione di polveri e sostanze nocive provenienti dall’ex Ilva ha causato un tumore al cervello mortale nel piccolo Lorenzo. L’accusa di omicidio colposo per 9 imputati, in concorso nelle loro qualità e funzioni, resta in piedi. Bisognerà ancora attendere, però, per il rinvio a giudizio. Intanto i familiari della vittima chiedono 25 milioni di euro di risarcimento.

Di Daniela Spera

Nella prima udienza preliminare del 22 luglio scorso sono state discusse le eccezioni sollevate dai difensori degli imputati. Al centro della vicenda, di cui ci siamo già occupati, il caso del piccolo Lorenzo Zaratta morto a 5 anni per un tumore al cervello. L’eccezione riguardante l’inutilizzabilità di alcuni risultati delle indagini condotte è stata respinta mentre è stato chiesto di specificare le norme violate in merito all’omessa adozione di misure a tutela dei lavoratori, in relazione all’accusa di omicidio colposo. Nessuna decisione, per ora, sul rinvio a giudizio. Il gup Pompeo Carriere ha fissato per il prossimo 14 ottobre la nuova udienza preliminare.

ATTESO IL RINVIO A GIUDIZIO

Si attende il rinvio a giudizio per Quaranta Giancarlo, in qualità di responsabile Area Parchi Minerali e Area Agglomerato (fino al 2007), Andelmi Marco, in qualità di responsabile Area Parchi Minerali (dal 2007), Cavallo Angelo in qualità di Responsabile Area Agglomerato (dal 2007), Di Maggio Ivan in qualità di Responsabile Area Cokeria (dal 2003), De Felice Salvatore in qualità di Responsabile Area Altiforni (dal 2003), D’Alo’ Salvatore in qualità di Responsabile Acciaieria/1 (dal 2003), nonché Responsabile Area Gestione Rottami Ferrosi (fino al 2007), Valentino Giovanni in qualità di Responsabile Acciaieria/2 (dal 2003), nonché Responsabile Area Gestione Rottami Ferrosi (fino al 2005), Perrelli Giuseppe, in qualità di Responsabile Area Gestione Rottami Ferrosi (dal 2005), Capogrosso Luigi, in qualità di Direttore Stabilimento ILVA s.p.a. fino al 3 luglio 2012 e dipendente poi sino al 29 settembre 2012, imputati del reato di cui agli articoli 110 e 589 comma 2 del codice penale.

Tutti ‘in concorso tra loro nelle qualità e funzioni sopra indicate, consentivano la dispersione di polveri e sostanze nocive provenienti dalle lavorazioni delle Aree: Parchi Minerali, Cokerie, Agglomerato, Acciaierie e Gestione Rottami Ferrosi dello stabilimento siderurgico, omettendo l’adozione delle misure di prevenzione contro gli infortuni sul lavoro e malattie professionali, in tal guisa cagionando una grave malattia neurologica al piccolo Lorenzo Zaratta, che assumeva le sostanze velenose durante il periodo in cui era allo stato fetale, cosi sviluppando la suddetta malattia neoplastica che lo conduceva a morte. Accertato in Taranto il 31.07.2014’.

LA COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE: CHIESTI 25 MILIONI DI EURO DI RISARCIMENTO

La famiglia Zaratta, tramite l’avvocato Leonardo La Porta, difensore e procura speciale, ha depositato intanto costituzione di parte civile. Insieme a Mauro Zaratta e Roberta Schinaia (padre e madre di Lorenzo) anche il fratello, Claudio Zaratta di 13 anni, ha voluto chiedere un risarcimento tramite l’avvocato Ladislao Massari. La richiesta nel complesso ammonta a 25 milioni di euro.

Una maxi richiesta di risarcimento che sebbene non potrà alleviare il dispiacere di una grave perdita potrà restituire un po’ di giustizia.

A seguito del suo decesso, la famiglia di Lorenzo si era rivolta ad un’azienda di consulenze scientifiche. Lo studio preliminare effettuato su “frammenti di lesione endocranica” del piccolo Lorenzo ha avuto, come scopo, quello di verificare l’eventuale presenza di corpi estranei al loro interno. L’esame ha evidenziato, con chiarezza, la presenza di particolato con composizione chimica diversa e con rinvenimento di materiale di natura esogena, segno inequivocabile di un’esposizione a sostanze inquinanti.

All’età di tre mesi, gli è stato diagnosticato un tumore al cervello– ci spiega l’avvocato La Porta- ‘e nel corso di tutti i pochi anni che ha vissuto, il piccolo Lorenzo ha subito circa 30 interventi chirurgici ed è stato sottoposto ad innumerevoli cure, che però nulla hanno potuto fare per salvargli la vita’.

Non solo. Il piccolo Lorenzo è sempre stato gravemente malato, per questo ‘la sua vita non è stata vissuta, né da lui né dai suoi genitori, da suo fratello e dal suo intero nucleo familiare, che ha dovuto, tra l’altro, trasferirsi a Firenze, città nella quale è stato curato’– aggiunge l’avvocato.

E, secondo le indagini preliminari, le ragioni sono da rinvenirsi nel fatto che il piccolo è stato concepito nel mese di novembre 2008, quando la mamma lavorava – ed ha lavorato sino alla fine del mese di gennaio 2009 – al quartiere Tamburi di Taranto. In quel trimestre c’è stata una significativa esposizione del feto, attraverso sua madre, ad agenti cancerogeni.

Danni morali, biologici ed esistenziali. Danni patrimoniali già solo per far fronte alle costosissime cure di Lorenzo, ai vari “viaggi della speranza” effettuati, ai vari consulti medici, e a tutto ciò che ruota intorno a un bambino gravemente malato.

E, sempre secondo l’avvocato La Porta, ‘va risarcito anche Lorenzo per il danno biologico derivante dalla lesione del bene salute, dalla menomazione dell’integrità psicofisica da lui patita, che hanno caratterizzato tutta la durata della sua vita, sin dalla data della malattia e fino alla sua morte. E ancora, va risarcito, anche, il danno morale di Lorenzo, perché ha sofferto per la consapevolezza della sua morte inevitabile’.

In definitiva, per i genitori di Lorenzo Zaratta la richiesta è di 5 milioni di euro, per ognuno di loro, mentre per i danni patiti dal piccolo Lorenzo, per i quali agiscono “iure hereditatis” assieme al figlio minore Claudio Zaratta, nella loro qualità di genitori e unico fratello (e, dunque, successori universali della vittima), la richiesta è di 10 milioni di euro per un totale di 20 milioni di euro a cui si aggiungono i 5 milioni di euro richiesti dal fratello di Lorenzo difeso dall’avvocato Massari.

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