47° Festival della Valle d’Itria. Griselda e Angelica, divini spiriti.

Fernando Greco

di Fernando Greco

Il canto barocco di scuola napoletana, da sempre fil rouge del Festival della Valle d’Itria, sarà protagonista dei prossimi due titoli previsti nel Palazzo Ducale di Martina Franca dopo “La Creazione” inaugurale: “Griseldadi Alessandro Scarlatti e “L’Angelica” di Nicola Porpora.

GRISELDA (24, 29 luglio e 1 agosto).

Il siciliano Alessandro Scarlatti (1660 – 1725), padre e maestro del compositore Domenico, divenne il principale operista della città di Napoli, capitale della cultura europea del XVIII° secolo. Negli ultimi anni di vita il suo stile intimista, ancora legato al declamato monteverdiano e a un ideale di unità e coerenza drammatica, sarebbe entrato in netto contrasto con quella predilezione per il virtuosismo vocale caratteristica dei musicisti di nuova generazione, per i quali “… il procedimento melodico e armonico era soprattutto autonomo, per lo più indifferente allo svolgimento psicologico delle persone sceniche” (Della Corte e Pannain – Storia della musica).

“Griselda” di Scarlatti debuttò al Teatro Capranica di Roma nel 1721, esattamente trecento anni fa: ultima opera nel catalogo del compositore, rappresenta anche il suo testamento spirituale e la summa della sua poetica, alle prese con l’ultima novella del “Decameron” di Giovanni Boccaccio (1313 – 1375).

Ecco in breve la trama. Il matrimonio tra Griselda, umile pastorella, e Gualtiero, re di Sicilia, provoca il malcontento dei sudditi a causa del divario sociale esistente tra i due. Seppur innamorato di lei, Gualtiero cerca di accontentare il suo popolo dapprima fingendo di uccidere la primogenita Costanza (che in realtà viene inviata presso Corrado, principe di Puglia) e poi ripudiando la stessa Griselda, che accetta ogni angheria con spirito di sottomissione e di costante abnegazione amorosa nei confronti del marito. Mentre Griselda ritorna alla sua capanna rurale, il sovrano richiede in sposa Costanza che, ignara di essere sua figlia, giunge a corte in preda alla disperazione poiché è innamorata di Roberto, fratello di Corrado. Griselda, provando un inspiegabile e innato sentimento per Costanza, ottiene di poter rientrare a corte in qualità di sua schiava. Quando Gualtiero promette a Ottone la mano di Griselda, costei rifiuta con fermezza, dichiarando di essere disposta a morire piuttosto che legarsi a un uomo diverso da suo marito. Il re pertanto, al culmine dell’emozione, smette di fingere cattiveria nei confronti di Griselda e la riprende in moglie, mentre a Costanza verrà permesso di sposare Roberto e di abbracciare i ritrovati genitori.

La novella del Boccaccio risultò gradita a generazioni di lettori, in accordo con le argute considerazioni dello scrittore nel sottolineare quanto la nobiltà d’animo non dipendesse dall’estrazione sociale: “Che si potrà dir qui? Se non che anche nelle povere case piovono dal cielo de’ divini spiriti, come nelle reali di quegli che sarien più degni di guardar porci che d’avere sopra uomini signoria”.

Il successo della novella avrebbe garantito anche quello dell’omonimo libretto scritto nel 1701 da Apostolo Zeno, musicato dapprima da Antonio Pollarolo e Antonio Maria Bononcini e, dopo Scarlatti, da Tommaso Albinoni, Giovanni Bononcini e Antonio Vivaldi.

Scarlatti creò per la sua Griselda una partitura di gran pregio, valorizzando il ruolo dell’orchestra sia attraverso suggestivi momenti strumentali sia rendendola partecipe degli affetti dei personaggi durante il canto. Esemplare la simbiosi tra voce e musica nell’aria di Griselda “Mi rivedi, o selva ombrosa” in cui l’orchestra, se da una parte rende esplicita l’ambientazione campestre, dall’altra amplifica il dolore e la disperazione della protagonista. Magistrale l’intreccio delle voci nei concertati, tra cui il notevole “Non fu mai colpa amor”.

L’esecuzione martinese vedrà la presenza dell’orchestra La Lira di Orfeo– ensemble votato al repertorio barocco – diretta dal maestro greco Georg Petrou, di ritorno al Festival dopo il successo del 2019 con “L’Orfeo” di Porpora. La regia sarà firmata da Rosetta Cucchi, con scene di Tiziano Santi e costumi di Claudia Pernigotti. Il soprano Carmela Remigio vestirà i panni di Griselda per il suo quarto debutto consecutivo a Martina Franca, dopo aver riscosso un grande successo di pubblico e critica in ruoli estremamente differenti: Armida nel “Rinaldo” di Haendel/Leo, Ecuba nell’omonima opera di Manfroce e Arianna nell’ “Arianna a Nasso” di Strauss. Un altro atteso ritorno è quello del controtenore Raffaele Pe che sarà Gualtiero. Completano il cast vocale specialisti del repertorio come Francesca Ascioti (Ottone), Miriam Albano(Roberto) e Krystian Adam(Corrado).

L’ANGELICA (30 luglio e 3 agosto).

Terzo titolo a Palazzo Ducale sarà “L’Angelica”, serenata di Nicola Porpora del 1720, composta sul primo libretto firmato da Pietro Metastasio, tratto dalle vicende narrate nell’ “Orlando furioso” di Ludovico Ariosto.

Il napoletano DOC Nicola Porpora (1686 – 1768) eccelse nell’insegnamento del canto diventando maestro dei più famosi cantanti del suo tempo, autentiche star internazionali quali il mitico Farinelli, al secolo Carlo Broschi, il bitontino Gaetano Majorano, più noto come Caffariello, o il prediletto Antonio Hubert, soprannominato addirittura “Il Porporino”. Ed è proprio l’amore per il canto a caratterizzare lo stile del compositore che, secondo l’autorevole opinione di Massimo Mila, “tutto subordinò alla perfetta valorizzazione della voce umana”. Più recentemente, la studiosa Pinuccia Carrer ha evidenziato “la sapientissima disposizione espressiva degli elementi del repertorio vocale (trilli, gorgheggi, cromatismi a piccoli valori, varie combinazioni delle fioriture scritte)…” atti a produrre “…un’efficace effusione lirica”.  

Nella Napoli governata da Carlo VI d’Asburgo, “L’Angelica” fu commissionata a Porpora e a Metastasio dal principe di Torella Antonio Carmine Caracciolo in occasione del compleanno di Elisabetta Cristina, consorte dell’imperatore. Il successo dell’opera, rappresentata il 4 settembre 1720 e replicata tre giorni dopo a grande richiesta, risuonò sulle pagine della Gazzetta di Napoli: “… Il principe della Torella, per celebrare il dì natale della nostra augustissima imperatrice, fece nella sua loggia, magnificamente ornata a guisa di un teatro che fusse nel mezzo di ben culto e vago giardino, recitare da’ primi virtuosi che siano in questa capitale una eccellente serenata a sei voci… Ella riuscì per tutte le circostanze dilettevole e grata al primo fiore di quanta nobiltà v’intervenne…”.

Accanto al famoso contraltista Francesco Vitale nel ruolo di Orlando e all’applauditissima coppia Angelica-Medoro interpretata da Marianna Bulgarelli (“la Romanina”) e da Domenico Gizzi (Musico Soprano della Real Cappella di Napoli), debuttava il Farinelli, castrato di fresco, che incantò l’uditorio cantando le pene d’amore del pastorello Tirsi. Il trionfale successo dei due giovani debuttanti ovvero il quindicenne Farinelli e il ventiduenne Metastasio, segnò l’inizio di una sincera amicizia tra i due, testimoniata da un ricco epistolario in cui il poeta si rivolge al cantante utilizzando spesso l’appellativo di “Caro gemello”, e di una proficua collaborazione che li avrebbe condotti sui palcoscenici di tutta Europa.

Tipico esempio di festa teatrale o cantata celebrativa, genere di gran moda tra gli aristocratici dell’epoca, “L’Angelica” dedica pagine di raffinata fattura a tutto il cast vocale, come il duetto tra Angelica e Medoro “Se infida tu mi chiami” e le due arie (“Il piè s’allontana” e “Non giova il sospirar”) con le quali il compositore intese valorizzare il suo pupillo Farinelli.

L’allestimento del Festival della Valle d’Itria, coprodotto con lo Staatstheater di Mainz, sarà ideato da Gianluca Falaschi, già costumista di fama mondiale, al suo debutto assoluto nella regia. Nel ruolo di Orlando il mezzosoprano Teresa Iervolinoe in quello di Angelica il soprano Ekaterina Bakanova. Nel trio pastorale di Licori, Titiro e Tirsi ci saranno rispettivamente Gaia PetroneSergio Foresti e Barbara Massaro.

L’orchestra La Lira di Orfeo sarà diretta per l’occasione da Federico Maria Sardelli, una delle bacchette più accreditate per l’interpretazione del repertorio barocco: intervistato per la rivista “L’Opera” di giugno, il maestro afferma che “L’Angelica di Porpora rappresenta uno di quegli snodi cruciali della storia musicale. A dispetto della sua dimensione di musica d’intrattenimento e d’occasione, oggi sconosciuta ai più, costituì l’incontro fortunato di personalità destinate a dare contributi fondamentali alla storia della musica: si trovarono a lavorare assieme il quindicenne Farinelli, allievo di canto di Porpora, un poco più che ventenne Pietro Trapassi non ancora diventato quel Metastasio che con la sua poesia influirà su tutto il Settecento, la già celebre Marianna Bulgarelli, il soprano che proprio quest’occasione trasformerà in musa e protettrice del Trapassi, l’emergente Porpora. Un crocevia di talenti che proprio da quest’occasione encomiastica acquisteranno ulteriore spinta per affermarsi e incrociarsi di nuovo. Insomma: L’Angelica è un nodo fondamentale per chi voglia comprendere le linee di forza del mondo musicale settecentesco. Il testo poetico del giovane avvocato, che proprio in questi anni sta per gettare la toga alle ortiche per consacrarsi totalmente alla poesia, presenta già tutte le caratteristiche che faranno grande Metastasio: grande scioltezza, musicalità, leggerezza, varietà ritmica, concisione. Rispetto alla tumultuosa e colorita vicenda ariostesca, qui tutto è rischiarato, leggero e luminoso; e anche il dolore, l’ira e la follia d’Orlando ne escono più dimensionate. Nella musica, Porpora si rivela quel grande maestro di canto che sa dare sempre il meglio ai suoi interpreti, aprendosi a un virtuosismo sempre congruo e a un linguaggio che è già pienamente galante”.

Per ulteriori dettagli si può consultare il sito www.festivaldellavalleditria.it.

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