Sant’Oronzo profanato

Non bastava aver annullato ogni valore storico a furia di raschiatoio e di pietra molare, ma si doveva anche dare il protettivo trasparente a quello che ci restava, modificando in senso negativo il colore tipico delle patine spontanee verde-azzurre, con un risultato ottico falsificante.

di Luca Fiocca

Non bastava aver tolto a furia di raschiatoio e di pietra molare il colore dei secoli, annullando ogni valore storico, archeologico ed artistico di quella stupenda opera veneziana. Non bastava questo, ma si doveva anche dare il protettivo trasparente a quello che ci restava, modificando in senso negativo il colore tipico delle patine spontanee verde-azzurre, con un risultato ottico falsificante.
Accade in molti paesi, ma non di rado anche nel nostro, di osservare sculture in metallo che dopo il restauro sono ormai prive di identità materica, con le superfici profondamente modificate, scure, quasi nere, spesso super-brillanti per le vernici applicate in quantità esagerate, che evocano materiali plastici piuttosto che leghe metalliche coperte da patine spontanee.
Come scriveva Cesare Brandi, ‘la patina è quella impercettibile sordina posta alla materia, che si vede costretta a tenere il suo rango più modesto in seno all’immagine’.
Allora la materia non deve mai fare aggio sull’immagine, mai deve offuscare l’aspetto del monumento. In questo è aiutata dall’ufficio della Patina, la quale smorza la presenza della materia nell’opera d’arte, la riconduce al suo ufficio di tramite, la ferma sulla soglia dell’immagine, affinché non ‘l’oltrepassi con inammissibile prevaricazione sulla forma’.
Un tempo si restaurava per ringiovanire. Ora si restaura per invecchiare. Si rimette l’opera nello stato un cui era in origine. Si fa di meglio: la si rimette nello stato in cui avrebbe dovuto essere.
L’asportazione della Patina è dunque un triplice errore: altera la fedeltà del materiale, modifica il colore del metallo, distrugge la prima pelle.
Se la conservazione del manufatto, la protezione dalle successive aggressioni dell’ambiente, sono i principali obiettivi, non va dimenticato che il primo fattore deve comprendere anche il mantenimento dei segni della dimensione temporale, le patine e non solo.
Ogni procedimento deve essere
quindi anche attentamente verificato sotto il profilo dell’impatto sui segni della storicità e sulla sua capacità di adattarsi alle singole situazioni, quelle che si rilevano concretamente sul monumento.
Nel caso in esame, è di primaria importanza la possibilità di graduare la pulitura e di limitare i processi di corrosione futuri senza perdere la possibilità di apprezzamento dei dati esteriori dell’antichità, come avviene, per esempio, con i nuovi e più avanzati formulati, che, una volta applicati sulla superficie materica, consentono la sua totale protezione mantenendo la traspirabilità della superficie senza creare pellicole superficiali, integrandosi alla materia sulla quale sono applicati, perché completamente reversibili…