L’Università di Lecce oggi ha comunicato i risultati delle analisi condotte su 60 campioni con il metodo della datazione al radiocarbonio. Lucio Calcagnile, fondatore e direttore del Centro di Fisica applicata: “Nessuno è risultato successivo al 1955 come ci si sarebbe aspettato per i resti di un individuo nato alla fine degli anni sessanta”
LECCE- No, i resti non sono quelli di Emanuela Orlandi, la ragazza romana scomparsa il 22 giugno 1983 all’età di 15 anni. Nessuno dei 60 campioni ossei provenienti dal cimitero teutonico di Città del Vaticano è compatibile con la ragazza perché non sono risultati successivi all’anno 1955. Emanuela Orlandi è nata il 14 gennaio 1968: oggi avrebbe 53 anni.
I RISULTATI DELLE ANALISI SVOLTE DALL’ATENEO DI LECCE
I risultati delle analisi su quei frammenti ossei sono stati resi noti oggi dall’università di Lecce. Le indagini sono state condotte con il metodo della datazione al radiocarbonio e sono state svolte dal Centro di Fisica applicata, datazione e diagnostica (Cedad) del Dipartimento di Matematica e Fisica ‘Ennio de Giorgi’.
“Le analisi avevano lo scopo di determinare la compatibilità dei resti con la ragazza scomparsa. Complessivamente, sono stati selezionati e analizzati con il sofisticato acceleratore Tandetron da 3 MV del Cedad circa 60 campioni”, spiega Gianluca Quarta, docente di Fisica applicata all’Università del Salento. “Nei laboratori chimici del Cedad è stato estratto il collagene osseo, la frazione più adatta per la datazione al radiocarbonio”, conclude.

NESSUNO DEI CAMPIONI E’ SUCCESSIVO AL 1955
“Nessuno dei campioni è risultato successivo al 1955, come ci si sarebbe aspettato per i resti di un individuo nato alla fine degli anni sessanta”, sottolinea Lucio Calcagnile, fondatore e direttore del Cedad.
“Lo studio sistematico effettuato ha stabilito che i campioni si collocano prevalentemente tra il XVI e il XVII secolo, ma anche in epoca successiva, e comunque certamente precedente al 1955”, spiega Calcagnile.

LA CURVA DEL BOMB PEAK
“Nessun campione, infatti, è risultato sulla curva del Bomb Peak che utilizziamo solitamente al Cedad per risolvere casi di interesse forense per l’identificazione di individui vissuti dopo la seconda guerra mondiale”, prosegue.
“Il Bomb peak è infatti presente in tutti i materiali biologici che, in seguito ai test nucleari effettuati durante il periodo della guerra fredda, hanno immesso nell’atmosfera grandi quantità di neutroni che hanno modificato la concentrazione di radiocarbonio notevolmente, con picco massimo di radiocarbonio attorno al 1963”, conclude.
Dal 2003 a oggi, sono stati 30mila i campioni datati dal Centro di Fisica applicata dell’Università del Salento. Su Emanuela Orlandi resta il mistero dopo 38 anni. Inghiottita nel nulla.

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