Ex Ilva. Consiglio di Stato: rinviata decisione su chiusura impianti inquinanti

di Daniela Spera

Il Consiglio di Stato non ha ancora deciso sul destino dell’ex Ilva. La decisione potrebbe arrivare tra due settimane. E’ rimasto deluso chi si aspettava, ieri, una risposta in favore della tutela della salute pubblica. Per molte associazioni e cittadini di Taranto l’unica soluzione resta la chiusura degli impianti inquinanti. E non si placherà la rabbia di chi crede in questo obiettivo.

Si è svolta, ieri, l’udienza del Consiglio di Stato sull’ex Ilva. Presenti ArcelorMittal Italia, gestore del siderurgico di Taranto, Ilva in amministrazione straordinaria, proprietaria degli impianti, il ministero della Transizione ecologica, ex ministero Ambiente. Parti che, secondo il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, presente all’udienza, hanno sostenuto che nel suo potere non rientra occuparsi di un impianto industriale strategico per l’economia nazionale.

Il Comune, attraverso il suo avvocato Francesco Saverio Marini, ha chiesto che venga confermata la sentenza di febbraio del Tar Lecce che, legittimando l’azione del sindaco, ha ordinato lo spegnimento degli impianti responsabili dell’inquinamento. Le parti ricorrenti hanno chiesto, invece, l’annullamento della sentenza del Tar da parte dei giudici dell’appello. Bisognerà, però, attendere qualche settimana per la pronuncia dei massimi giudici amministrativi.

Il sindaco di Taranto ha aggiunto che le parti “negano il potere del sindaco di intervenire in materia in quanto già regolata dall’Autorizzazione integrata ambientale e dal Piano ambientale”. Questi, secondo i legali delle parti aziendali e del ministero “attribuirebbero allo Stato ogni competenza anche in caso di rischi sanitari. Rischi che, peraltro, sono stati negati pure a dispetto dei numerosi eventi che si sono ripetuti, anche negli ultimi giorni, e degli studi di mortalità più recenti”. Dati importanti che, ricordiamo, riguardano gli eccessi di mortalità per tutte le cause. Confrontando i dati dei tre quartieri di Taranto più a rischio (Tamburi, Borgo e Paolo VI) con quelli della Regione Puglia emerge che dal 2011 al 2019 in totale si sono verificati 1075 morti in eccesso di cui 803 statisticamente significativi, mentre l’eccesso di mortalità medio annuo è di 119 morti di cui 89 statisticamente significativi.

E’ utile ricordare che sulla questione dell’ex Ilva era scesa in campo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) nel 2019. La Regione Puglia aveva, infatti, chiesto di elaborare una valutazione di impatto sanitario (Ex Ilva, Emiliano: «Solo con valutazione OMS si capirà se fabbrica va chiusa o no») sul territorio tarantino. L’idea era nata dalla necessità di avere dati certi per poter poi prendere le giuste decisioni e stabilire il futuro dell’acciaieria.

Come responsabile del progetto di Taranto era stato incaricato Marco Martuzzi, epidemiologo e program manager OMS operativo nell’ufficio di Bonn, che entro un anno avrebbe dovuto fornire le prime stime. Che fine ha fatto il progetto dell’Oms?

Il sindaco di Taranto ha compiuto, in realtà, l’unica azione che era in suo potere, in qualità di autorità sanitaria locale. I dati sanitari forniti dall’Istituto Superiore di Sanità, dall’Asl di Taranto e lo studio Sentieri, unitamente ai fenomeni emissivi causati dall’ex Ilva, gli hanno consentito di emanare un’ordinanza che ha posto al centro delle motivazioni il principio di precauzione. Senza attendere ulteriori casi di decessi.

Per Melucci “la tutela del diritto alla salute e la tutela del diritto al lavoro e alla libertà di iniziativa economica, devono andare di pari passo, perché non vi è sviluppo che tenga, senza il dovuto rispetto del “fondamentale” diritto alla salute, come testualmente definito dalla Costituzione italiana”.

Il Comune di Taranto aveva già chiesto al Consiglio di Stato di non differire l’udienza di oggi in quanto l’amministrazione comunale aveva ricevuto un ulteriore atto di appello da parte del Ministero della Transizione Ecologica (già Ministero dell’Ambiente). Aveva spiegato che la ricezione di questo atto avrebbe comportato lo slittamento dell’udienza. Così non è stato ma, in compenso, è stata rinviata la decisione definitiva.

Intanto, il messaggio degli attivisti e dei cittadini che hanno partecipato ai sit in a Roma e a Taranto è arrivato forte e chiaro: ‘chiusura e riconversione!’

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