Favori&giustizia, motivazione condanna ex pm Arnesano: “Asserviva funzione giudiziaria per miserevoli vantaggi”

Depositate le motivazioni alla base della condanna a 9 anni di reclusione per corruzione in atti giudiziari: “Il sostituto procuratore, del tutto privo di qualsivoglia freno inibitorio, in modo continuo e irrefrenabile, si rendeva responsabile di reiterati episodi di corruzione in atti giudiziari, di induzione indebita e altri reati contro la pubblica amministrazione, prostituendo l’esercizio della sua funzione in cambio di incontri sessuali e altri favori”. La difesa dell’imputato, tornato in libertà, anticipa ricorso in Appello

Di Stefania De Cristofaro

LECCE – Giustizia niente affatto giusta perché corrotta. La funzione giudiziaria affidata all’ex pubblico ministero della procura di Lecce, Emilio Arnesano, 64 anni, non era esercitata in nome del popolo italiano, ma “asservita a interessi personali”per “vantaggi miserevoli”. Per il Tribunale di Potenza, l’ex pm era “del tutto privo di qualsivoglia freno inibitorio, in modo continuo e irrefrenabile, si rendeva responsabile, a getto continuo, di reiterati episodi di corruzione in atti giudiziari, di induzione indebita e altri reati contro la pubblica amministrazione, prostituendo l’esercizio della sua funzione in cambio di incontri sessuali e altri favori”. Per questo Arnesano è stato condannato a 9 anni di reclusione, con interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e legale durante l’esecuzione della pena.

LE MOTIVAZIONI DELLA CONDANNA DELL’EX PM ARNESANO IN 123 PAGINE: LA DIFESA RICORRE IN APPELLO

Il Tribunale di Potenza, lo scorso 31 marzo, ha depositato le motivazioni alla base dell’affermazione di colpevolezza pronunciata il 23 gennaio a carico dell’ex pm originario di Carmiano (Lecce), arrestato dai militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Lecce, il 6 dicembre 2018 nell’ambito dell’inchiesta chiamata “Favori&Giustizia”. Arnesano, nel frattempo, tornato in libertà dopo un periodo di custodia anche ai domiciliari, intende presentare ricorso in Appello.

Lo faranno i difensori, i penalisti Luigi Corvaglia e Luigi Covella, entrambi del foro di Lecce, che lo hanno assistito prima e durante il dibattimento incardinato dinanzi al collegio presieduto da Federico Sergi (a latere Valentina Rossi e Chiara Maglio), partendo dalle 123 pagine della sentenza. Per Arnesano, la pm Anna Gloria Puccininni aveva chiesto la condanna a 12 anni e sei mesi di reclusione

“L’esito dell’istruttoria dibattimentale – scrivono i giudici – ha sostanzialmente confermato il quadro accusatorio emerso nella fase delle indagini preliminari, consentendo di accertare che il pm della procura di Lecce, Emilio Arnesano, in brevissimo tempo, asserviva totalmente l’esercizio della sua funzione giudiziaria a interessi privati per trarne miserevoli vantaggi.

LA FIGURA DELL’EX PM SECONDO I GIUDICI: FUNZIONE GIUDIZIARIA PROSTITUITA PER INCONTRI SESSUALI E FAVORI

Secondo il tribunale di Potenza, di fronte al quale il giudizio si è svolto per competenza funzionale, “si apriva uno spaccato da cui emergeva che il sostituto procuratore, del tutto privo di qualsivoglia freno inibitorio, in modo continuo e irrefrenabile, si rendeva responsabile, a getto continuo, di reiterati episodi di corruzione in atti giudiziari, di induzione indebita e altri reati contro la pubblica amministrazione, prostituendo l’esercizio della sua funzione in cambio di incontri sessuali e altri favori”.

E ancora: “Il dottor Emilio Arnesano, protagonista principale di questa triste e allarmante vicenda giudiziaria, risultava inserito in un sistema ben collaudato di reciproco scambio di favori.

Ciò emergeva tanto in relazione ai rapporti che costui intratteneva con i dirigenti della Asl di Lecce, tanto riguardo al sottobosco di relazioni instaurato con alcune avvocatesse o aspiranti tali del foro di Lecce”.

LE UTILITA’ OTTENUTE E LA PERICOLOSITA’: DAI RAPPORTI SESSUALI, ALLA BATTUTA DI CACCIA, AL VIAGRA

Il collegio giudicante, inoltre, ha evidenziato che il “modesto valore economico di alcune utilità ottenute, non corrisponde a una minore tenuità delle sue condotte, ma piuttosto a una sua più accentuata pericolosità: svendere la funzione giudiziaria per qualche rapporto sessuale, per una scampagnata o per ottenere un significativo sconto nell’acquisto di una barca, appare il segno di una personalità criminale, disponibile illimitatamente a inquinare e falsare i processi e, quindi, di una totale e strutturata disponibilità al mercimonio.

Le imputazioni a carico di Arnesano si riferiscono a due gruppi omogenei e si riferiscono al periodo in cui è stato sostituto procuratore a Lecce. Il primo gruppo, come hanno scritto i giudici del Tribunale di Potenza, riguarda i reati di corruzione in atti giudiziari “commessi in concorso con direttori e dirigenti medici dell’Asl di Lecce, Carlo Siciliano e Ottavio Narracci, nei cui confronti si è proceduto separatamente con rito abbreviato, Giorgio Trianni che ha definito la sua posizione dopo aver concordato la pena e Sergio Serio nei cui confronti si è proceduto separatamente, “al fine di favorirli nei procedimenti pendenti a loro carico”. In cambio, “una corsia preferenziale nella prenotazione di visite mediche, interventi chirurgici e ulteriori utilità di varia natura, quali la partecipazione a due battute di caccia, l’acquisto sottocosto di un’imbarcazione e la somministrazione di farmaci appartenenti alla categoria del Viagra”.

Il tribunale di Potenza ha condannato Siciliano, 62 anni, dirigente del dipartimento di medicina del lavoro e igiene ambientale della Asl di Lecce, a 5 anni di reclusione e Narracci, 60, ex direttore generale della Asl salentina, a tre anni e otto mesi, in entrambi i casi riconoscendo la riduzione di un terzo, per effetto della scelta del rito abbreviato in corso di dibattimento.

LE PRESTAZIONI SESSUALI E I FAVORI AD ALCUNE AVVOCATE DEL FORO DI LECCE

Il secondo gruppo, sempre stando all’impostazione accusatoria, attiene ai “reati commessi in concorso con le avvocatesse del foro di Lecce, Benedetta Martina (che ha patteggiato) e Manuela Carbone, al fine di favorirle nei procedimenti penali patrocinati dalla prima e in quello disciplinare pendente a carico della seconda, in cambio di prestazioni sessuali”. Concerne, inoltre, i reati di abuso d’ufficio, consumato e tentato, commessi per favorire Carbone nel procedimento disciplinare e una praticante nel superamento della prova orale dell’esame di abilitazione forense, e quelli di rivelazione dei segreti d’ufficio. L’avvocata Carbone è stata condanna a un anno e quattro mesi.

L’ASSOLUZIONE DI GIUSEPPE ROLLO: ESTRANEO A INTERESSI ILLECITI E STACANOVISTA

Assoluzione con formula piena, perché il fatto non sussiste, per Giuseppe Rollo, 58 anni, primario del reparto di Ortopedia e traumatologia dell’ospedale di Lecce, difeso dall’avvocato Ladislao Massari del foro di Brindisi.

L’avvocato penalista Ladislao Massari, del foro di Brindisi

Con riferimento a Rollo, i giudici del Tribunale di Potenza scrivono: “Dalle intercettazioni effettuate nel presente procedimento emergeva che il dottor Rollo, pur conoscendo bene sia i colleghi Siciliano e Trianni che il magistrato Arnesano (tanto è vero che quest’ultimo lo chiamava spesso confidenzialmente Peppino), era estraneo agli interessi illeciti e persino agli svaghi della cerchia di amici di Siciliano. Aspetti che l’avvocato Massari ha messo in evidenza nel corso della sua arringa.

“Rollo – si legge nelle motivazioni – non compariva mai nella cabina di regia di Siciliano, ovvero nel locale adibito a ristoro, nel quale si tramavano e si concordavano strategie relative a detti affari, non condivideva con loro la partecipazione ad attività venatoria o alle gite organizzate in queste occasioni e, al contrario, risultava essere uno stacanovista, al punto che il suo impegno in sala operatoria era così assorbente che persino i suoi colleghi incontravano estrema difficoltà a reperirlo”.

Assoluzione anche per tre avvocati: Mario Ciardo e Federica Nestola, entrambi del foro di Lecce, e per Augusto Conte del foro di Brindisi.

 

 

 

 

 

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