Il gip: “Incontri periodici e metodici con clienti facoltosi una o più volte a settimana”. Sei i nomi di quelli finiti nell’ordinanza in qualità di assuntori e non indagati: il presidente di un ente pubblico, il titolare di un noto ristorante, quello di un’officina meccanica, il negoziante e un consulente di vendita e un altro professionista. Alcuni avevano accumulato debiti. Numerose le intercettazioni con riferimenti alla raccolta dei rifiuti, alle stampelle per abiti, ai vini: “Se esco su corso Roma, è indifferenziato?”, “Una bottiglia di negroamaro?”. “Che faccio con le grucce?” E ancora:” Dobbiamo andare a mangiare un rustico, con il coltello?”. Nascondiglio della polvere bianca in un seminterrato in centro
di Stefania De Cristofaro
BRINDISI – “Ciao caro dove sei? Senti una cosa, ma sei io esco ora su corso Roma, l’indifferenziato stasera?”. A distanza di qualche giorno, un’altra telefonata: “Che faccio con le grucce?”. E ancora: “Dobbiamo andare a mangiare un rustico, con il coltello?” Domande per avere polvere bianca, la cocaina. A Brindisi fra l’estate e l’autunno 2019 ne circola(va) tanta, purtroppo. Consegnata anche in pieno giorno davanti alla sede del Comune, in piazza Matteotti, dove solitamente si assiste al via vai di politici, amministratori e imprenditori.
L’INCHIESTA DEI CARABINIERI SULLO SPACCIO: COCAINA AD ALCUNI PROFESSIONISTI DI BRINDISI
A chiedere la cocaina, più di qualche professionista di Brindisi, come racconta l’ultima inchiesta anti-droga condotta in città dai carabinieri. Almeno sei.
Nomi importanti, di quelli che contano. Under 50, carriera avviata, famiglia.
Un puzzle da fare invidia, al quale si aggiunge la tessera che, se per alcuni era nota, per altri no: la dipendenza dalla cocaina. C’è chi definisce questi professionisti come i volti della Brindisi bene. Brutta storia, invece. Bruttissima.
Le generalità di questi sei assuntori non sono state coperte da omissis (e quindi sono leggibili) nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto di sei brindisini nei giorni scorsi. Il gip del Tribunale di Brindisi, Alcide Maritati, definisce questi come clienti anche “facoltosi”. E lo fa – sia chiaro – non per condannare chi chiede e acquista dosi di cocaina.
Vale la pena di sottolineare che chi fa uso di droga non è indagato.
Ma per evidenziare la sistematicità delle cessioni contestate e, allo stesso tempo, per rimarcare l’assenza di elementi per sostenere l’esistenza di un’associazione. Fatto sta, che sono proprio i nomi degli assuntori a pesare più di quelli degli indagati finiti agli arresti.
I BRINDISINI ARRESTATI: CINQUE IN CARCERE E UNO AI DOMICILIARI
In carcere: Massimiliano Morleo, 51 anni, considerato il capo dell’organizzazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, tra hashish e marijuana; Dario Gorgoni, 34 anni, Marco Lavino, 40 anni, Luigi Lorenzo, 35 anni alias Banana, e Antonio Pierri, 43 anni. Ai domiciliari, Oronzo Lorenzo, 55 anni. Quest’ultimo, stando all’inchiesta, è estraneo al traffico di droga, ma è riuscito a ricavarsi il ruolo di fornitore di cocaina, con consegne a domicilio. Bastava una telefonata o in messaggio. Lo schema descritto dal gip è il seguente: su chiamata, Oronzo Lorenzo andava a prendere le dosi di cocaina dal nascondiglio ricavato in un seminterrato in via Lauro, sempre nel centro di Brindisi.
IL FORNITORE DI FIDUCIA: CONSEGNE DI COCAINA A DOMICILIO, ANCHE DAVANTI AL COMUNE
Di fatto era diventato l’uomo di fiducia sul quale poteva contare l’attuale presidente di un ente che, proprio in virtù di questo incarico, oggi ha contatti quasi giornalieri con esponenti del mondo politico-amministrativo oltre che imprenditoriale, dopo aver ricoperto per diverso tempo ruoli importanti nel settore economico della città. E poi un consulente di vendita, il titolare di un’officina commerciale, in negoziante, il titolare di un ristorante e un altro professionista.
I contatti sono riportati nel provvedimento di arresto, con indicazione di giorno e ora e quel che emerge è che le cessioni sono avvenute persino davanti a Palazzo di città. In pieno giorno. E’ successo, per esempio, il 29 giugno 2019, quando Lorenzo incontra il presidente di un ente pubblico. Altra cessione documentata, in favore dello stesso professionista, la sera del 31 luglio successivo in corso Roma, sempre in centro. Appuntamento chiesto con la scusa di sapere se fosse quello il giorno per la raccolta dell’indifferenziato. Le cimici nascoste nell’auto di Lorenzo hanno fatto ascoltare il “fruscio di soldi”.
Oronzo Lorenzo era diventato persona di fiducia anche per il titolare di uno dei ristoranti di Brindisi, da sempre considerato luogo chic e di ottima cucina. Gli incontri avvengono nei pressi nel locale: “Statti bene compare”, dice il ristoratore. Nella trascrizione si legge che si “udivano rumori di cellophane tipico del confezionamento degli involucri che contengono lo stupefacente”.
LE INTERCETTAZIONI AMBIENTALI E TELEFONICHE RIPORTATE NELL’ORDINANZA DI ARRESTO
Lo stesso vale per il titolare di un’officina meccanica che in qualche occasione resta con Lorenzo anche per andare a prelevare in banca in modo da pagare subito. In una telefonata intercettata, Oronzo Lorenzo chiede: “Ma dobbiamo andare a mangiare un rustico?” e l’altro risponde: “Ehi sì, no..con il coltello”.
Nel caso del consulente di vendita, un incontro per la cessione di cocaina avviene nei pressi dell’aeroporto Papola-Casale. Per il negoziante, consegna direttamente nell’esercizio commerciale e vicino all’abitazione: “Compa’, buona sera, scusa il disturbo”, dice il negoziante la sera del 22 giugno 2019. “Te la sei giocata la giornata per andare al mare”, dice Lorenzo. “Sì, sì, guarda, di lusso”. E ancora Lorenzo: “Te la vuoi fare con me questa sera”. In sottofondo – si legge nella trascrizione – “lieve rumore tipo cellophane”. In un’altra occasione: “Ciao amore mi’, sono otto no?”, chiede il negoziante. “Sì, ciao”, risponde Oronzo Lorenzo. Sarà lo stesso Lorenzo a lamentarsi, qualche giorno dopo, perché il commerciante risulta in debito per 1.700 euro.
LE CONCLUSIONI DEL GIP: SPACCIO CONTINUATIVO, CADENZA DI UNA O PIU’ VOLTE A SETTIMANA
La conclusione del gip, di fronte alla serie di episodi ricostruiti dai carabinieri, è che risulta “assolutamente dimostrata l’attività continuativa e abituale di spaccio al dettaglio di dosi, in numero variabile, ma sempre – pare – non più numerose di quelle necessarie a una piccola scorta per gli acquirenti, riforniti con cadenza di una o più volte a settimana”.
La ripetitività di quei contatti, “la banalità delle conversazioni di copertura e la costante metodica dei comportamenti di Oronzo Lorenzo che, dopo aver concordato l’incontro finalizzato alla cessione con gli acquirenti, poco minuti prima dell’appuntamento passava dal luogo in cui custodiva lo stupefacente, prelevando le dosi che doveva cedere, evidentemente al fine di evitare il più possibile di avere addosso la droga nel timore di essere controllato dalla forze dell’ordine, sono tutti elementi chiari e univoci e gravemente indizianti”, scrive il giudice per le indagini preliminari.
Le intercettazioni, sempre secondo l’accusa, hanno dimostrato che Lorenzo maneggiasse involucri di cellophane e denaro che scambiava con i suoi clienti. Nessun dubbio per il giudice può esserci sul reale motivo di incontro con quelle sei persone. “Tutti clienti, anche facoltosi”. Brutta storia, per la Brindisi “bene”.
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