Covid19: rifiuti ospedalieri infetti dall’Italia alla Tunisia

La trasmissione televisiva Télématin (France 2), del 21 gennaio 2021, ha dedicato un reportage alla scottante questione che vede implicata anche la mafia italiana. Si tratta di uno degli scandali ambientali più significativi nella storia della Tunisia

Se è certo che ogni ora, in Italia, vengono raccolte dalle 3 alle 4 tonnellate di rifiuti poi inviati presso gli stabilimenti per essere trattati, è altrettanto certo che, nel sud della penisola, è la mafia a gestire i rifiuti ospedalieri e a spedirli in Tunisia all’interno di una serie di contenitori.

Secondo il reportage televisivo, in Italia, tutte le apparecchiature mediche (maschere, camici, siringhe, guanti) venute a contatto con pazienti Covid sono incenerite e riciclate dopo essere state sterilizzate.

La mafia italiana coinvolta

I container con i rifiuti medicali importati dall’Italia e ritrovati a Susa (Tunisia) erano stati scoperti all’inizio di novembre 2020 grazie al programma tv Les 4 vérités. Si trattava di 70 container di 120 tonnellate di rifiuti appena giunti e altri 200 ancora in attesa nel porto della città.

France 2 conferma che i rifiuti ospedalieri inviati dalla mafia in Tunisia sono arrivati ​​a destinazione e sono stati seppelliti un po’ frettolosamente. E ancora, altre tonnellate di rifiuti, di origine sconosciuta, sono state scoperte il ​​30 dicembre 2020 nella regione di Chebika, nel Governatorato di Kairouan.

In una dichiarazione a Mosaique fm Radio, un rappresentante del Comune di Chebika, Abdelfattah Zairi, ha detto che circolano informazioni secondo cui alcuni camion si recano regolarmente nella regione per scaricare rifiuti indifferenziati, durante la notte. Alcuni funzionari locali ritengono che faccia parte dei rifiuti italiani”.
Fonte: Webdo 

I cittadini avevano lanciato l’allerta e si erano mobilitati i servizi comunali e regionali nonché le Unità di Sicurezza, mentre il Vicepresidente della Commissione parlamentare per la lotta alla corruzione, Badreddine Gammoudi, stimava che il materiale potesse essere parte dei lotti di rifiuti italiani.

Gammoudi ha sottolineato che ci sono molti elementi che dimostrerebbero questa ipotesi, il primo dei quali è la natura dei rifiuti non tunisini che sono stati mescolati per l’occultamento. La vicinanza geografica tra i governatorati di Kairouan e Susa sarebbe un’ulteriore prova. Inoltre, sulla sua pagina ufficiale, Gammoudi ha condiviso le foto della sua visita, con il vice Khaled Krichi, a Kairouan. Le foto mostrano, tra i rifiuti scartati, documenti del Ministero dell’Istruzione libico e imballaggi di prodotti realizzati in Libia e in Italia”.
Fonte: Webdo 

Tunisia: pattumiera del sud Italia

Secondo France 2, le associazioni locali che si occupano di ambiente si stanno ora interrogando se la Tunisia non sia diventata il bidone della spazzatura dell’Italia meridionale, mentre in Italia è in corso un’indagine per cercare i responsabili di questa spedizione di rifiuti ospedalieri.

In Tunisia, lo scandalo dei rifiuti importati dall’Italia ha suscitato scalpore al punto da portare all’arresto del Ministro degli Affari locali e dell’Ambiente – Mustapha Laroui – e di altri 11 funzionari. In totale, sono 23 le persone coinvolte in questo scandalo e ora nel mirino della giustizia, mentre altre 10 persone sono spontaneamente comparse il 21 dicembre 2020 davanti alla Procura della Repubblica tunisina.

Le 12 persone arrestate e in custodia sono:

  • il Ministro dell’Ambiente, Mustapha Laroui
  • il Direttore dell’Ufficio del Ministro
  • il Direttore dell’Agenzia per la gestione dei rifiuti
  • un Direttore presso l’Agenzia nazionale per la Protezione dell’Ambiente
  • il presidente di un Comitato presso l’Agenzia nazionale per la protezione dell’Ambiente
  • Un impiegato presso la direzione regionale dell’ambiente a Susa
  • l’ex Direttore Generale dell’Agenzia per la gestione dei rifiuti
  • un Direttore presso l’Agenzia per la gestione dei rifiuti
  • un Dirigente della Dogana
  • il titolare di un laboratorio privato
  • un doganiere
  • un impiegato della Posta

 

Inoltre, sono stati ascoltati:

  • l’ex Ministro dell’Ambiente, Chokri Belhassen
  • l’Amministratore delegato dell’Agenzia per la gestione dei rifiuti
  • un CEO licenziato dall’Agenzia per la gestione dei rifiuti
  • due alti Ufficiali della dogana
  • un Ingegnere presso l’Agenzia nazionale per la protezione ambientale
  • il Console tunisino a Milano

Fonte: Webdo 

Il titolare dell’azienda importatrice Soreplast è invece in fuga da quando è scoppiato lo scandalo.

Il principale sospettato

Il principale sospettato avrebbe lasciato la Tunisia all’inizio del mese di novembre 2020. Per lui, un mandato di cattura è stato emesso il 17. Questa persona, identificata come Boulon, probabilmente un nome falso, è originaria di Susa e vive in Germania.

Aveva firmato un contratto con gli italiani per l’importazione di 282 container di rifiuti (48 euro cadauno), per un totale di 11.280 tonnellate, ovvero 40 tonnellate a container, sapendo che 70 erano già entrati illegalmente in Tunisia e il resto bloccato nel porto di Susa.

La recente indagine amministrativa avviata dal Ministero delle Finanze ha confermato il coinvolgimento del Ministero degli Affari Locali e dell’Ambiente e dei Servizi doganali nel caso di corruzione riguardante l’importazione di rifiuti dall’Italia in Tunisia.

Fonte: Webdo 

 

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