Tragicamente ridicolo. Notizie dall’interno degli Stati Uniti.

US Capitol

Come è possibile che un gruppo di facinorosi riesca ad assaltare e a bloccare i lavori del Parlamento in seduta comune della nazione più potente del mondo? Una lezione anche per l’Italia.

Poichè sicuramente il mio capo e tutti i colleghi saranno impegnati anche oggi a guardare incessantemente i canali TV di informazione, posso dedicare un po’ di tempo a raccontare alcuni dettagli su ciò che sta accadendo a Washington DC in questi giorni e che magari sfuggono ai media tradizionali che riportano questi eventi in Italia. Comincio con il dire chiaramente che i fatti non mi spaventano. Si tratta di manifestazioni poco più che improvvisate. Non esiste una leadership forte, non esiste un piano, non c’è alcun sostegno da parte di forze armate e forze di polizia, non c’è alcuna strategia. Infatti, non appena terminate le scorte dei venditori di hot dog che si accalcano su Madison Drive e Jefferson Drive, i rivoltosi hanno fatto ritorno ai loro enormi pickup (truck li chiamano qui) per fare rotta verso i più vicini fast food.

Quello che può sorprendere è come sia possibile che un gruppo di facinorosi riesca ad assaltare e a bloccare i lavori del Parlamento in seduta comune della nazione più potente del mondo. Le risposte a questa domanda possono davvero essere terrificanti. Si può pensare ad un pianificato attacco alle istituzioni democratiche. Si può pensare ad un colpo di stato. Si può pensare a ripercussioni in tutto il mondo occidentale, e anche non occidentale, perchè con dei pazzi razzisti e fascisti vicini alla stanza dei bottoni che controllano testate nucleri ovunque nel Pianeta, il rischio di catastrofe è reale.

Niente di tutto ciò ha sfiorato minimamente il mio pensiero ieri. La manifestazione era stata organizzata tramite social media con il support di Trump, ormai totalmente fuori controllo e in preda a deliri psicotici, per cercare di fare pressioni sul vice Presidente Pence e sul Parlamento in seduta congiunta per spingere verso la non ratifica del risultato delle ultime elezioni presidenziali. Ovviamente non esiste alcuna struttura reale di sostegno ai rivoltosi. Solo il classico passaparola sui social media. Per fare un confronto, tutte le grandi manifestazioni del passato in Italia, invece, avevano grossi supporti organizzativi di sindacati e partiti con servizi d’ordine interni molto più cazzuti e intransigenti della stessa polizia. Quando con i miei ex compagni del sindacato studentesco partecipavamo a qualche manifestazione del sindacato dei lavoratori a Roma, venivamo sempre avvicinati da qualche dirigente il quale ci minacciava di: “Non fare cazzate altrimenti vi mando quelli del servizio d’ordine dell’Italsider di Genova che vi mettono in riga in due secondi”. E lo stesso facevamo con le manifestazioni studentesche a Lecce. In questo virtuale mondo fluido che è la politica ai tempi dei social media, invece, non esiste nulla di tutto ciò e non esiste controllo di alcun tipo su masse che possono diventare anche molto numerose e, quindi, ingestibili.

Vedo quotidianamente molti di questi sostenitori di Trump in giro. Si tratta di personaggi, per la maggiorparte dei casi, annoiati e scontenti che vivono nel mito di un passato razzista e costantemente nel terrore di cose che non esistono: i coreani che vorrebbero bombardarli, i russi che attaccano, i cinesi che spiano. E queste paure vengono cavalcate e fomentate scientificamente da molti politici. Spesso appaiono in TV spot pubblicitari di politici locali che sparano con il fucile. Tiro sportivo, ovviamente, ma il messaggio riguardo l’uso delle armi è chiaro. E fa parte della vecchia cultura statunitense. Gli americani hanno costruito questa nazione in modo individualista e indipendente. Sterminando i nativi americani e difendendo da soli se stessi e la loro proprietà. I cittadini vecchio stile con lo Stato hanno un contratto di mutua convenienza, ma non accettano limitazioni alla propria libertà. Ecco perchè, per esempio, è impossibile anche solo imporre l’uso della mascherina durante una pandemia.

In questo senso va letta anche la totale impreparazione delle forze dell’ordine. La polizia, infatti, è gestita su base esclusivamente locale. Ogni città ha la sua polizia e ogni contea ha il suo ufficio dello sceriffo. Esiste una polizia su base statale, ma ha poco potere. L’FBI, invece, ha un controllo sull’intera nazione, ma solo per crimini di tipo federale. Questa estrema segmentazione delle forze di polizia rende impossibile creare dei corpi che sappiano gestire le emergenze. Per esempio, Washington DC conta 700mila abitanti e la polizia ha circa 3mila 800 effettivi e su questi deve contare per gestire manifestazioni, cortei e proteste. Al contrario di paesi dove le forze dell’ordine sono gestite su scala nazionale ed è più semplice dislocare risorse dove più è necessario. Questa impreparazione delle forze di polizia USA è evidente ogni qualvolta si verifichi una situazione di tensione sociale. Accade con il movimento Black Lives Matter, accade con i fanatici trumpiani.

Mi accorgo ogni giorno che gli statunitensi sono poco inclini ad affrontare agevolmente situazioni impreviste. E questo si riflette anche nel modo in cui affrontano le proteste sociali. La polizia ieri sembrava quella guidata dal Commissario Auricchio in Fracchia la Belva umana. I manifestanti hanno letteralmente solo spostato una transenna ed erano già dentro il Capitol building. Con i cops che cercavano di fermarli usando minuscole bombolette di spray al peperoncino. Quando poi ho visto gli agenti scappare su per le scale, davvero il confronto con il memorabile film di Villaggio è stato impietoso. Ancora una volta impreparazione che si manifesta drammaticamente nell’uso eccessivo delle armi da fuoco. Un po’ perchè c’è sempre il rischio che la polizia fermi qualcuno che è armato ed inizi a sparare (la diffusione delle armi è impressionante). Un po’ perchè, come detto, l’impreparazione porta al panico e il panico porta all’uso sproporzionato della forza.

I rivoltosi di Washington si coalizzano e alimentano il proprio credo in quelle che sono definite le bolle social. Accentuate dalla scarsa regolamentazione del sistema pubblicitario USA. Parlano tra di loro e vengono bombardati da continui messaggi pubblicitari e politici di fanatici che fomentano le loro paure strategicamente. E lo stesso avviene, spesso, con i centri religiosi da loro frequentati. E’ abbastanza frequente, infatti, soprattutto nel sud degli Stati Uniti che le chiese si trasformino in centri razzisti dell’estremismo bianco. I fedeli vanno armati in chiesa per proteggere il luogo di culto da imprecisati attacchi di haters che, però, non si sono mai visti. In questo brodo primordiale di paure e fanatismo, il fenomeno Trump ha trovato il suo luogo ideale per proliferare.

Non deve fare sorridere troppo, però. Questi fenomeni si ripetono e si trovano un po’ ovunque. In Italia ci sono i no-vax, il popolo delle mamme, i gilet arancioni e altri ancora. Tutti pseudomovimenti che sfruttano le bolle sociali per crescere e che, non a caso, hanno sempre visto in Trump il loro campione.

Gli Stati Uniti, di solito, rappresentano la realtà con qualche anno di anticipo rispetto all’Italia.

Commissario Auricchio

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