Droga e contrabbando, sequestrati tabaccheria e terreni a Brindisi: “Intestazione fittizia del valore di 400mila euro”

Indagato Renato De Giorgi per riciclaggio di proventi di attività illecite, già coinvolto nelle inchieste su una frangia brindisina della Sacra corona unita e sul narcotraffico a Roma. Sotto inchiesta due prestanomi. L’attività commerciale danneggiata da una bomba il 17 maggio 2018

 

Di Stefania De Cristofaro

 

BRINDISI – Redditi esigui a fronte di beni immobili del valore di almeno 400mila euro, fra tabaccheria nel centro di Brindisi e terreni anche a San Vito dei Normanni: tutto sequestrato dai finanzieri, tutto riconducibile a Renato De Giorgi, 52 anni, già arrestato con l’accusa di contrabbando di sigarette e traffico di droga.

IL SEQUESTRO DEL NUCLEO DI POLIZIA ECONOMICO-FINANZIARIA DELLA GUARDIA DI FINANZA

Il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, è stato eseguito nella mattinata di oggi, 20 novembre 2020, dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Brindisi, agli ordini del comandante Gabriele Gargano. Il provvedimento è stato firmato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, in accoglimento dell’istanza depositata dai pubblici ministeri Luca Miceli e Simona Rizzo.

“Gli accertamenti di natura economico-patrimoniale posti in essere dai militari hanno permesso di appurare che il brindisino aveva accumulato un patrimonio risultato sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati”

Si legge nel comunicato stampa del procuratore capo della repubblica di Brindisi, Antonio De Donno.

Antonio De Donno

“L’indagato ha riciclato i proventi delle attività illecite svolte, attribuendo fittiziamente a due soggetti compiacenti, indagati a vario titolo per i reati di intestazione fittizia di beni e auto-riciclaggio, la titolarità di una tabaccheria nel pieno centro di Brindisi e di due terreni siti a Brindisi e San Vito dei Normanni, per un valore complessivo di circa 400 mila euro”, si legge nella nota.

L’ATTENTATO ALLA TABACCHERIA DUE ANNI FA: ESECUTORE E MANDANTE MAI IDENTIFICATI

La tabaccheria, come raccontano le pagine di cronaca nera di Brindisi, fu danneggiata da un ordigno fatto esplodere il 17 maggio 2018. Le telecamere del sistema di videosorveglianza ripresero un uomo con il cappuccio. Ad oggi esecutore e mandante non sono mai stati identificato.

“L’odierna operazione prova ancora una volta il costante impegno delle Fiamme Gialle nell’aggressione alle ricchezze accumulate illecitamente e il proficuo coordinamento con questa Procura, nonché la valenza dello strumento degli accertamenti economico-patrimoniali che rappresentano lo strumento di intervento più incisivo nella lotta alla criminalità comune ed organizzata”.

LE INCHIESTE DELL’ANTIMAFIA SUL TRAFFICO DI DROGA A BRINDISI E A ROMA: IL COINVOLGIMENTO DI DE GIORGI

Il nome di De Giorgi non è nuovo alle forze dell’ordine. Il brindisino, infatti, è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta chiamata convenzionalmente Fidelis, coordinata dalla Procura della Repubblica di Lecce e delegata alla sezione operativa della Compagnia Carabinieri di Brindisi. L’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Mario Tosi, risale all’11 febbraio scorso, sulla frangia della Sacra Corona Unita, “nota come clan Andrea Romano-Coffa”. De Giorgi, un passato da contrabbandiere negli anni in cui, tra scafi e alfette, Brindisi era diventata Marlboro city, è stato indicato come principale fornitore della “coca”, anche grazie a un accordo con alcuni esponenti della mala romana. 

De Giorgi, era stato arrestato dalla Guardia di Finanza di Roma nel blitz chiamato Re Mida, il 21 maggio 2019: 18 ordinanze di custodia ottenute dal pool Antimafia della Capitale dopo aver ricostruito il traffico di almeno cento chilogrammi di cocaina, per un valore stimato dagli investigatori pari ad almeno quattro milioni di euro, con base nel quartiere romano di Montespaccato.

Quel provvedimento venne notificato a De Giorgi nel carcere di Preveza, in Grecia, dove era ristretto da due anni e mezzo: venne arrestato nella località ellenica compresa tra Parga e Lefkada, dopo la scoperta di quasi trenta chili di cocaina all’interno di un’attività commerciale ritenuta a lui riconducibile. Per questa accusa, è stato già rinviato a giudizio ed è finito sotto processo in Grecia.

Dagli atti di indagine è emerso che De Giorgi, prima di rifornire il gruppo facente capo a Coffa, aveva avviato una serie di contatti nel periodo di tempo compreso la fine del 2015 e la metà del 2017, con sodalizio radicato nel quartiere romano di Montespaccato, al cui vertice – secondo l’accusa – c’era Costantino Sgambati, considerato personaggio emergente nel panorama criminale della Capitale.

De Giorgi, inoltre, è stato considerato vicino al clan Coluccia, ramificazione salentina della Sacra Corona Unita, per legami con Vincenzo Amato, originario di Noha, in provincia di Lecce, latitante dal 2016, con una condanna a venti anni di reclusione da scontare, essendo diventata definitiva. Vincenzo Amato e il fratello Andrea risultano coinvolti, da ultimo, nell’inchiesta chiamata Orione della Dda di Lecce.

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