Siamo tornati a correre.
Si corre per star dietro alle notizie, ai decreti, ai divieti che si susseguono a ritmo sempre più serrato. E si corre per vivere il più possibile, ma col freno a mano.
Una grossa spada di Damocle pende sulla nostra testa e l’agitazione, almeno dentro, si fa sentire.
Ora la domenica è il giorno dei decreti.
Difficile passare un week-end spensierato aspettando di scoprire cosa accadrà.
Si continua a lavorare o ci si ferma (rendendo vani tutti gli sforzi fatti fino ad ora per riuscire a ricostruire qualcosa)? Coprifuoco? Lock down? Dad?
L’ultima volta. . .
Messa così sembra che questa pandemia abbia anche un effetto positivo: la ri-scoperta che il presente è l’unico tempo certo. Il passato non esiste più e il futuro è solo un’ipotesi incerta. Ha mai fatto caso che nel nostro dialetto non è previsto il tempo futuro? “Farò” diventa “aggiu fare” o “tocca fazzu”, devo fare, che esprime un’intenzione o una necessità presente. I nostri avi erano dei saggi.
Roberto,
hai proprio ragione: se la pandemia ci ha insegnato qualcosa è che il presente è l’unico tempo certo.
I nostri avi erano saggi eccome!
Oggi però siamo già qualche giorno dopo questo mio scritto e, purtroppo, il presente è sicruamente negativo.
Cerco ancora di elaborare il colpo dell’ultimo decreto che, anche se prevedibile, stavolta ha avuto un effetto inaspettatamente pesante su di me.
Oggi, il presente, mi affatica.
Ma domani, domani è un altro giorno!
Sono tornato su questo post dopo aver letto delle precisazioni del ministero dello sport riguardo il dpcm (traendone per altro la spiazzante senzazione che chiudere o non chudere le scuole di danza dipenda non da precise necessità socio-sanitarie ma dalla definizione che si dà di danza: sport o circolo culturale-ricreativo? https://www.repubblica.it/cronaca/2020/10/26/news/dilettanti_e_amatori_ecco_gli_sport_permessi_e_quelli_vietati_dal_nuovo_decreto-271948202/?ref=RHTP-BH-I271771521-P4-S3-T1)
In effetti credo mi aspettassi una sua risposta… ma meno gentile. Perché non avevo colto la gravità della situazione dal suo punto di vista e più in generale dal punto di vista di tutti coloro che sono stati colpiti dall’ultimo decreto: io appartengo ai privilegiati, a coloro che possono continuare a lavorare da casa e anzi la pandemia mi ha fatto un favore liberandomi dal vincolo dell’ufficio.
Così è troppo facile trarre lezioni “filosofiche” sul tempo e sul modo di viverlo e il rischio è che in questo momento appaia come un esercizio inutile, saccente e persino irrispettoso. E invece la fatica che costa l’andare avanti merita sempre il massimo rispetto.