Un noto imprenditore italo-svizzero denuncia le richieste ai carabinieri: “Non fare lo scemo, conosciamo tua figlia e tua nipote”, gli dicono dalle cabine telefoniche. In carcere: Giandonato Sciacovelli, già condannato per omicidio nella guerra di mala a Bari alla fine degli anni Novanta, il figlio Michele e Giuseppe Dell’Aglio, collega di lavoro. Ai domiciliari: Laura Colapietro, moglie di Dell’Aglio, e Francesco Soloperto. Quest’ultimo arriva all’appuntamento per ritirare lo zaino pieno di soldi con l’auto della madre: la fuga riesce, abbandona l’utilitaria e ne denuncia il furto. Incastrati da intercettazioni, Gps e immagini
Di Stefania De Cristofaro
- I NOMI DEGLI ARRESTATI E LE INDAGINI DEI CARABINIERI DEL COMANDO PROVINCIALE DI BRINDISI
- LE TELEFONATE DALLE CABINE TELEFONICHE E LE IMMAGINI DELLE TELECAMERE
- LO ZAINETTO CON LE BANCONOTE E IL GPS: IL GIORNO DELLA CONSEGNA DEL DENARO E LA FUGA
- LA DENUNCIA DEL FURTO DELL’AUTO E LA RICERCA DELLO ZAINO: “FAMMI VIDEOCHIAMATA”. “E’ FINITO INTERNET”
BRINDISI – “Devi dire allo svizzero di pagare 50mila euro in contanti, sennò gli incendiamo gli ulivi e la masseria”. E poi: “Non fare lo scemo: conosciamo tua figlia e tua nipote”. In cinque sono stati arrestati dai carabinieri di Brindisi per estorsione aggravata e continuata: padre e figlio, un collega di lavoro, marito e moglie (incinta) e un ragazzo.
Le richieste estorsive sono arrivate via telefono, usando diverse cabine pubbliche ancora attive in provincia di Bari, e sono state rivolte all’amministratore unico della società agricola con sede a Fasano per essere consegnate a un noto banchiere proprietario degli immobili e del terreno della srl, nonché della holding controllante, arrivato dalla Svizzera in Puglia per investire nel settore turistico, tra mare e uliveti.
I NOMI DEGLI ARRESTATI E LE INDAGINI DEI CARABINIERI DEL COMANDO PROVINCIALE DI BRINDISI
Entrambi hanno denunciato quelle telefonate ai carabinieri del comando provinciale di Brindisi il 14 settembre 2019 e ieri sono state notificate cinque ordinanze di custodia cautelare ottenute dalla Procura di Bari. In carcere sono finiti: Giandonato Sciacovelli, detto Gennaro, 48 anni, di Bari, e il figlio Michele, 27 anni, assieme a Giuseppe Dell’Aglio, 46 anni, nato a Bari ma residente a Polignano a mare. Ai domiciliari: Laura Colapietro, moglie di Dell’Aglio, 37 anni, nata a Monopoli, e Francesco Soloperto, 24 anni, di Bari. Lei ha ottenuto gli arresti nella sua abitazione perché incinta, l’altro perché incensurato. Giandonato Sciacovelli, come risulta dagli atti allegati al fascicolo d’inchiesta, è stato condannato con l’accusa di omicidio nell’ambito del processo sulla guerra di mala nel capoluogo pugliese alla fine degli anni Novanta (’97 e ’98): lavora in un camping in provincia di Bari assieme a Dell’Aglio.
Gli accertamenti posti in essere dai militari hanno portato la pm della Procura di Bari, Larissa Catella, a contestare il concorso nell’estorsione, riconosciuto dalla gip Maria Teresa Romita, attraverso diverse telefonate. Una di queste è stata fatta dalla coppia Dell’Aglio-Colapietro. Ce ne sono state sei per “intimare la consegna della somma di denaro, pari a 50mila euro, dietro la minaccia di continuare a incendiare gli ulivi secolari dell’azienda che in data 29 agosto 2018 aveva subito il rogo” di origine dolosa di tre alberi millenari, “nonché di fare del male alla figlia e alla nipote, nel caso in cui ci fossero state denunce alle forze dell’ordine”. Le richieste sono iniziate il 14 settembre dello scorso anno e sono andate avanti sino all’8 ottobre, giorno stabilito per la consegna del denaro nascosto in uno zaino. Appuntamento al quale si sono presentati anche i carabinieri di Brindisi: a fare da corrieri per ricevere il denaro, vengono chiamati Francesco Soloperto, il quale usa l’auto intestata alla madre (del tutto estranea alla vicenda), e Michele Sciacovielli.
I due riescono a fuggire e Sciacovelli lancia dal finestrino lo zaino. Ma entrambi, assieme agli altri vengono identificati dai carabinieri partendo dall’incrocio degli elementi raccolti tramite intercettazioni telefoniche, immagini registrate dalle telecamere presenti nelle zone e tracciati Gps.
LE TELEFONATE DALLE CABINE TELEFONICHE E LE IMMAGINI DELLE TELECAMERE
L’esame dei tabulati telefonici ha, infatti, permesso di accertare che le prime due chiamate sono state effettuate da una cabina che si trova a Triggiano, in provincia di Bari, in piazza Vittorio Veneto. Le immagini registrate dal circuito di videosorveglianza della polizia locale hanno mostrato “due uomini che, nell’orario coincidente con quello delle telefonate, raggiungevano a piedi la cabina”. Un’altra chiamata avviene il 20 settembre 2019: in questo caso, la cabina usata è quella di Mola di Bari, in piazza XX Settembre. Ed è in questo caso che arriva la minaccia dell’incendio:
“Vi bruciamo tutto”.
“L’autore della telefonata, sebbene parlasse con un forte accento barese, era diverso da quello che aveva effettuato la prima telefonata estorsiva”, si legge nel provvedimento di arresto con riferimento a un passaggio della denuncia. In questo caso, le telecamere della videosorveglianza comunale hanno permesso di vedere “una Fiat Panda di colore verde che si fermava davanti alla cabina telefonica”. Dall’auto “scendevano un uomo e una donna e l’uomo faceva la telefonata” durata 17 secondi. Altra telefonata, il 26 settembre:
“Ti bruciamo gli alberi”.
Gli ulivi della masseria, già ferita dalle fiamme appiccate in precedenza. Nella denuncia si legge che l’”interlocutore parlava con accento barese e il timbro di voce sembrava simile a quello della prima telefonata risalente al 14 settembre”.
Il 27 settembre 2019 ancora un’altra telefonata: contenuto identico, richiesta di denaro, 50mila euro, somma che doveva essere pagata entro il giorno successivo, altrimenti avrebbero “incendiato tutto”. La richiesta viene fatta da una cabina telefonica a Monopoli, sempre nel Barese, in largo stazione. Si arriva al 2 ottobre, alla telefonata partita dalla cabina che si trova in piazza Vittorio Emanuele a Monopoli: l’amministratore unico della società agricola dice di essere riuscito a preparare il denaro e che sarebbe rientrato il martedì successivo.
L’8 ottobre, altre due telefonate: vengono fatte da una cabina a Polignano a Mare, in via Sant’Antonio per “intimare la consegna del denaro, nel pomeriggio dello stesso giorno, di fronte a un pub che si trova sulla strada dell’Assunta, in agro di Monopoli” e di “non fare gli scemi, altrimenti ci sarebbe state delle persone appostate casa sia dell’amministratore unico che del maestro che sta a Monopoli”, in precedenza chiamato lo “svizzero”.
LO ZAINETTO CON LE BANCONOTE E IL GPS: IL GIORNO DELLA CONSEGNA DEL DENARO E LA FUGA
I carabinieri del Roni Comando provinciale di Brindisi decidono di usare “uno zainetto con Gps nascosto nel sottofondo” e sistemano all’interno sei fac simile di banconote del taglio di 50 euro, raccolti in otto mazzette legate con degli elastici e una sola banconota vera, dello stesso taglio. Alla guida dell’auto dell’amministratore unico della srl, c’è un ufficiale dell’Arma: la vettura si ferma nel posto indicato con le quattro frecce accese. Poco dopo arrivano due uomini a bordo di una Fiat Bravo: il passeggero intima con i gesti la consegna del denaro e con la mano sinistra “mantiene un oggetto, a come a dimostrare di possedere un’arma”. A questo punto il carabiniere consegna lo zaino e subito dopo la Fiat Bravo riparte a velocità. Scatta il piano organizzato dai militari e parte l’inseguimento lungo la strada provinciale 212 in direzione Selva di Fasano, terminato quando il conducente della Bravo si rende conto delle difficoltà nel seminare un carabiniere a bordo di una moto. Lascia l’auto in un uliveto e fugge a piedi assieme al complice il quale, poco prima, aveva lanciato lo zainetto.
Nei confronti di Francesco Soloperto che era alla guida dell’auto e di Michele Sciacovelli è stata mossa l’ulteriore contestazione di resistenza a pubblico ufficiale, ai danni dei carabinieri di Brindisi. Per Sciacovelli c’è anche l’accusa di aver violato gli obblighi della sorveglianza speciale. Quanto a Soloperto, nel provvedimento di custodia cautelare, la gip ha fatto riferimento alla circostanza che se da un lato la madre del ragazzo, intestataria della Fiat Bravo, “forniva ai carabinieri i recapiti telefonici del figlio”, rendendo subito possibile le intercettazioni di “chiamate allusive”, dall’altra la donna faceva una telefonata dal balcone dell’abitazione comunicando a una persona di “non farlo rientrare a casa perché ci sono i carabinieri”.
“E’ evidente – scrive la gip in relazione all’annotazione dei militari – che la donna alludesse al figlio Francesco Soloperto e può essere ragionevolmente interpretato quale sinonimo di conoscenza di un reato commesso dal ragazzo e dalla volontà di sottrarlo al corso della giustizia.
LA DENUNCIA DEL FURTO DELL’AUTO E LA RICERCA DELLO ZAINO: “FAMMI VIDEOCHIAMATA”. “E’ FINITO INTERNET”
Dagli atti risulta che Soloperto, il giorno dopo essere riuscito a sottrarsi all’arresto, abbia denuncia il furto dell’auto, fornendo un numero di telefono falso, mentre Giandonato Sciacovelli si “rivolge al figlio Michele e lo invita a spiegare bene la situazione a Laura Colapietro”, in modo tale da riuscire a ritrovare l’auto e lo zaino. La telefonata fra Michele Sciacovelli e la donna è stata intercettata: “Fai una cosa, una volta che scendi dalla seconda stradella, ferma la macchina e andate a piedi che è meglio secondo me, se no ci sono le pietre e vi rompono la macchina”.
Le ricerche dei coniugi Colapietro-Dell’Aglio sono vane. Nuove telefonate, intercettante anche queste:
“Sulla destra troverai una piccola piazzola di sosta”, dice Michele Sciacovelli.
“Fammi una videochiamata”, aggiunge.
“No, è finito internet”, dice la donna.
Per la gip, la piattaforma indiziaria è solida e sono concrete e attuali le esigenze cautelari, con particolare riferimento al pericolo di reiterazione del reato, tenuto conto della loro “personalità” e dei “precedenti specifici a loro carico, con la sola eccezione di Laura Colapietro e Francesco Solopetro”, ai quali è stata concessa la custodia domiciliare e non in carcere. Per gli altri è stata sottolineata una “personalità chiaramente resia ad adeguarsi alle leggi dello Stato”. E sono finiti in carcere.
Foto: trnews.it
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