Fuga dal carcere di Foggia, arrestato dopo 142 giorni Cristoforo Aghilar: si nascondeva in un casolare in Puglia

Il 36enne di Orta Nova trovato dai carabinieri alla periferia di Minervino Murge: “Complimenti, siete riusciti a trovarmi”. Era ricercato dal 9 marzo. Ha confessato l’omicidio della madre della sua ex fidanzata avvenuto il 29 ottobre 2019. Secondo i militari era pronto a espatriare. Caccia ai possibili fiancheggiatori. La famiglia della donna uccisa chiede un milione e 600mila euro a titolo di risarcimento per mancata protezione

 

Di Stefania De Cristofaro

 

 

MINERVINO MURGE – “Sono io, bravi, mi avete trovato”: Cristoforo Aghilar, 36 anni, di Orta Nova, in provincia di Foggia, è stato arrestato dai carabinieri dopo 142 giorni di latitanza, in seguito alla fuga dal carcere del capoluogo dauno: si nascondeva in un casolare alla periferia di Minervino Murge.

LA LATITANZA E IL BLITZ DEI CARABINIERI

Aghilar era ricercato dal 9 marzo scorso, quando riuscì a evadere dal penitenziario di Foggia nel corso dei disordini scaturiti dalla decisione della direzione della casa circondariale di sospendere i colloqui dei detenuti con i familiari, in esecuzione delle direttive anti Covid del Governo. Era l’ultimo dei 70 detenuti evasi a essere rimasto uccel di bosco, ritenuto “molto pericoloso”, essendo accusato di aver ucciso Filomena Bruno, 53 anni, la madre della sua ex fidanzata. Omicidio avvenuto la sera del 28 ottobre 2019 e confessato in sede di interrogatorio, in occasione dell’udienza di convalida del fermo disposto dal pubblico ministero.

Subito dopo la fuga dal carcere di Lecce, i familiari della donna sono stati trasferiti in una località segreta, tenuta sotto sorveglianza fissa, affidata a due pattuglie di carabinieri.

E proprio gli uomini dell’Arma sono riusciti a stanare Cristoforo Aghilar, la notte scorsa.

 

 

UN CASOLARE DI CAMPAGNA COME ULTIMO NASCONDIGLIO DEL LATITANTE

Lo hanno sorpreso nel sonno in un casolare a Minervino Murge (provincia Andria-Barletta-Trani): secondo gli investigatori qui ha trascorso solo una parte della latitanza. Quando i carabinieri hanno fatto irruzione, Aghilar non ha opposto resistenza e si è complimentato per l’esito delle ricerche. Durante la conferenza stampa che si è tenuta questa mattina nella sede del comando provinciale dei carabinieri di Foggia, il maggiore Davide Papasodaro ha sottolineato che Aghilar ha cambiato più volte nascondiglio, mantenendosi comunque in Puglia e ha svelato che, per ammissione dello stesso ormai ex latitante Aghilar, in almeno una circostanza i militari hanno sfiorato la cattura.

Avrebbe pensato anche di espatriare.

INTERCETTAZIONI TELEFONICHE E AMBIENTALI, RAFFICA DI PERQUISIZIONI

Resta da capire chi e in che modo abbia fornito una rete di protezione al ricercato. Ci sono stati fiancheggiatori? Quel che è certo ormai è che le indagini per arrivare all’ultimo nascondiglio sono state complesse, sotto il coordinamento dalla magistratura foggiana: “Dall’inizio dell’attività, l’Autorità Giudiziaria ha emesso circa 60 decreti di intercettazioni telefoniche e ambientali, a cui vanno aggiunti quelli che sono stati necessari ad installare microtelecamere”, si legge nella nota stampa diffusa dai carabinieri

“Decine e decine le perquisizioni effettuate nei comuni di Orta Nova, Ordona, Stornara, Stornarella ed Ascoli Satriano, il più delle volte eseguite facendo precedere il tutto da una prolungata attività di mirata osservazione svolta specificatamente dai Cacciatori di Puglia che, nel cuore della notte, penetravano nelle aree di impiego fino a raggiungere l’obiettivo da controllare dopo aver circondato tutte le vie di fuga”.

Il 36enne è accusato di evasione dal carcere e di rapina di un’auto usata subito dopo la fuga dal penitenziario.

L’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Foggia gli è stata notificata una volta arrivato in carcere.

L’AVVOCATO DELLA FAMIGLIA BRUNO: “SIAMO SOLLEVATI”. CHIESTO RISARCIMENTO PER MANCATA PROTEZIONE

“Siamo sollevati per questa cattura. Lo Stato ha riparato a un grandissimo torto, quello di aver consentito la fuga”

Ha dichiarato l’avvocato Michele Sodrio, il penalista che rappresenta la famiglia di Filomena Bruno, commentando a caldo la notizia dell’arresto.

Secondo il legale, Aghilar premeditò l’omicidio perché si sarebbe appostato la sera prima nell’abitazione della donna riuscendo persino a dormire in quell’appartamento. Sono stati trovati i suoi peli nel lavandino del bagno, il che porta a non escludere l’ipotesi di Aghilar si sia addirittura fatto la barba. Il legale, inoltre,  ha fotografato il divano del soggiorno, diventato giaciglio in attesa dell’arrivo della donna. Il penalista, inoltre, ritiene che vi siano i presupposti per riconoscere lo stalking contro la vittima.

Intanto è iniziato il processo in sede civile, dinanzi al Tribunale di Bari, contro i ministeri degli Interni e della Difesa, in qualità di responsabili per l’Arma dei carabinieri, citata dall’avvocato per il mancato riconoscimento della protezione della donna, nonostante le denunce di minacce ricevute da Aghilar. Nell’istanza, è stata chiesta la condanna al risarcimento di un milione e 600mila euro.

 

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